strade innovative   di Cristina Muccilli
4 Luglio 2013 Share

strade innovative di Cristina Muccilli

 

Ho un amico indomito, sempre proiettato in avanti, non desiste, mai.

La sconfitta politica, il fallimento, sono per lui solo i punti da cui partire per una strategia adeguata, fatta l'analisi si agisce di conseguenza, semplicemente. Mi ripete di continuo che dobbiamo trovare una rappresentanza per la nostra minoritaria e inascoltata visione delle cose e farci largo partendo dalle basi della vita amministrativa per arrivare, con il tempo e l'esperienza, ad occuparne i vertici. La mia risposta è sempre uguale “E chi ci vota?”

Le proposte innovative, modi nuovi di affrontare i problemi, pratiche democratiche di coinvolgimento, consapevolezza, interessano veramente? Esiste ancora una forza delle idee?

Faccio una breve premessa.

A fronte di una situazione, non solo locale e nazionale, che definire di estremo disagio sarebbe come sottovalutarla, esiste un assetto politico graniticamente legato ai grandi interessi e completamente assoggettato alle leggi di una economia che oramai uccide. Nel mondo ci sono migliaia di focolai di protesta eppure le risposte dei governi sono sempre uguali, bugie e repressioni. Due esempi dell'ultima ora.

In Brasile milioni di persone protestano per le ingenti spese per il prossimo mondiale di calcio pretendendo invece stanziamenti per scuole, ospedali e servizi, e la presidente che fa? Risponde che i soldi in questione sono della FIFA e dei governi che partecipano all'evento, per ora il bilancio è di due morti e decine di feriti. Taciamo poi sulle menzogne così grossolane.

In Italia si è votato – e non voglio entrare nel merito! – un decreto sulle emergenze (in cui figura anche il Molise destinatario di 15 milioni di euro per il terremoto), ebbene una delle emergenze è risultato il danno ambientale prodotto nelle zone attraversate dalla TAV Torino-Lione. Come dire che la dura repressione attuata contro la ribellione di quelle popolazioni è  ingiusta ed arbitraria, come dire che le istanze della protesta sono più che legittime, come dire però, il potere è nelle mani dei grossi gruppi interessati alla costruzione della linea e lo Stato se ne fa garante.

Ora io mi chiedo, la responsabilità delle scelte, degli accadimenti è solo apicale? Attiene cioè solo alla sfera di coloro che decidono? O  riguarda, oggi più che mai, la moltitudine che delega ad occhi chiusi, che delega per un profitto personale, dimentica dei diritti di tutti, che delega per non agire in prima persona? E quanta responsabilità è da attribuire a coloro che di continuo parlano di cambiamento per tornare poi sempre all'oggetto delle loro critiche e farne la propria casa? Mi riferisco agli intellettuali, ai quadri di partito, ai nuovi eletti del PD, per parlare di casa nostra, che pur facendo un'analisi spietata dell'organismo politico che li accoglie, insistono e perseverano in questa scelta di appartenenza. Una scelta, si badi bene, che non può essere considerata solo personale, poiché il loro nome, la stima e il seguito di cui godono, la rendono pubblica. Di  grande peso.

Anche noi che scriviamo su queste pagine dovremmo fare uno sforzo per essere più propositivi, indicare una strada nuova, con chiarezza, andare nel senso opposto rispetto a ciò che denunciamo. Dovremmo cercare e proporre esempi di come cambiare il mondo, inventarci una nuova vita.

Al mio amico dico sempre “Ti prego, non morire. Mi sentirei più sola”. In effetti non so mai con quale gesto lui accompagni questa mia preghiera.☺

cristina.muccilli@gmail.com

 

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