Il tradimento della scultura
9 Marzo 2022
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Il tradimento della scultura

Le vicende che interessano la statua equestre del Costantino per la Basilica di San Pietro permettono di comprendere meglio cosa intendesse dire Gian Lorenzo Bernini quando parla di tradimento della scultura.

Contrasti tra artisti

È il 1659 quando viene commissionata a Domenico Guidi  la pala del Compianto di Cristo, bassorilievo destinato ad ornare l’altare della cappella del Monte di pietà. Formatosi a Napoli, alla scuola dello zio Giuliano Finelli, esperto nella realizzazione di statue in bronzo, da questi apprese l’arte del “modellare, disegnare e scolpire”. Nel 1649 Guidi lascia Napoli al tempo della rivolta di Masaniello, ed a Roma è al seguito dello scultore Alessandro Algardi e collabora a molte pale d’altare. I due maggiori progetti in questo periodo sono il rilievo con Papa Leone Magno che caccia Attila (1646 – 54) e l’altare maggiore di S. Nicola da Tolentino. Il classicismo rimase parte integrante dello stile del Guidi, ecco perché molti mecenati di Algardi continuarono a commissionargli opere.

Tra Bernini e Guidi si creò un contrasto poichè Guidi era molto apprezzato a Roma e Bernini temeva di rischiare la notorietà acquistata. La rivalità si incrementò in seguito alla commissione della pala di Leone Magno portata però a termine dal discepolo Guidi nel 1654 (essendo Algardi morto prima di terminarla). È un’opera sintesi dello stile algardiano, dove le figure che prendono parte alla scena appaiono composte e di facile comprensione. La figura, poi, alle spalle di papa Leone si sporge fuori  dalla cornice con particolare dolcezza.

Il bassorilievo

Bernini riteneva il bassorilievo un genere scultoreo che non gli era congeniale, che non raggiungeva il prestigio delle sculture a tutto tondo. Il bassorilievo rappresentava la tecnica che più si avvicina alla pittura, la quale era per Bernini “un inganno, una menzogna”, mentre la scultura era una “verità” di cui anche Dio si era servito “avendo formato l’uomo con l’argilla, no in un stante, ma al modo degli scultori”.

Nel frattempo il rancore di Domenico Guidi non era ancora sopito, anzi, era talmente forte che non perse l’occasione di screditare l’opera berniniana del Costantino a San Pietro, portata a termine nel 1670. L’opera doveva essere collocata davanti al monumento funebre di Matilde di Canossa, fungendo da pendant, ma si decise di collocarla sul pianerottolo principale della Scala Regia, ingresso cerimoniale ai Palazzi Vaticani. Oggi non è accessibile al pubblico, ma si può ammirare dal loggiato destro uscendo dalla Basilica.

L’opera del Bernini è un bassorilievo molto particolare che da una certa distanza dà l’illusione di una statua a tutto tondo. Per tale accorgimento Gian Lorenzo intende ingannare di proposito lo spettatore, giocando sulla prospettiva, andando a coniugare illusione e realtà, quando in realtà lo spettatore ha davanti a sé un bassorilievo artificioso da sembrare  una statua.

Questa scelta si collega alla filosofia dello scultore, per cui tutto ciò che è inganno “è arguzia di ingegno poiché i tradimenti nelle sculture e pitture sono artifici”. Ed è proprio quest’artificio che manca al bassorilievo di Leone Magno e Attila di Algardi e Domenico Guidi.☺

 

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