Un tunnel di oltre trecento metri dovrebbe risolvere i problemi di viabilità di Termoli, collegando il lungomare nord con il porto. Quello che era stato definito come uno dei dieci progetti da favola dell’amministrazione Greco nel 2009, è stato ripreso circa un anno fa dal sindaco piddino Sbrocca. Ed ha visto un’accelerata dell’iter di approvazione negli ultimi mesi, dopo il varo del Piano Attuativo Regionale per l’assegnazione dei contributi, a rischio dismissione (restituzione), del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2007-13. Trovati i primi cinque milioni di euro, si è proceduto “rapidamente alla redazione del progetto preliminare” con una delibera di giunta del 17 marzo.
È proprio a marzo che, chiamati all’appello dal consigliere Paolo Marinucci, i rappresentanti di forze politiche di opposizione – ai quali si sono aggiunti strada facendo pezzi dello stesso PD – e di associazioni locali hanno iniziato a riunirsi ogni venerdì, per discutere circa l’ opportunità di coinvolgere i cittadini in una scelta che avrebbe necessariamente segnato le sorti della cittadina adriatica. Tra loro anche una rappresentanza de la fonte e delle associazioni che ne appoggiano il progetto editoriale, una su tutte il Comitato Civico, che da un decennio si batte per l’ inserimento di uno strumento referendario nello statuto comunale – battaglia vinta esattamente un anno prima (marzo 2014).
Entrerò brevemente nel merito dell’opera, rimandando agli spazi meno limitati del nostro sito internet per gli approfondimenti. Le criticità emerse dalla lettura del progetto preliminare e delle relazioni tecniche allegate, possono essere riassunte in pochi punti.
I costi del progetto sono lievitati in prima istanza ad 11 milioni, per poi sfiorare i 15 milioni di euro, con la rimodulazione del progetto che, approvata il 3 agosto dalla Regione, prevede la creazione di un nuovo parcheggio multipiano interrato sotto Piazza Sant’Antonio, in aggiunta al ripristino funzionale del multipiano di Pozzo Dolce. È davvero preferibile puntare sull’ennesima grande opera, piuttosto che sfruttare i fondi europei per la manutenzione e la riorganizzazione dell’esistente? Sul punto si è già espresso il sindaco, che ha rimandato a vincoli imposti dalla regione per le sole opere di nuova viabilità, puntualmente smentito dall’interrogazione dei cinquestelle a Palazzo Moffa. Tra le opere ammesse a finanziamento, infatti, risultano quella di messa in sicurezza di tre strade cittadine ad Agnone, di un tratto della SS17 presso Rionero Sannitico, delle strade del centro abitato di Castel del Giudice, delle strade provinciali 37 e 110 tra Petacciato e Guglionesi, tanto per fare degli esempi.
Dalla relazione archeologica della dottoressa Di Giandomenico, commissionata dall’amministrazione rivierasca, emergono delle perplessità circa la possibile minaccia a siti “di notevole interesse e rischio archeologico”. Nell’Ottocento, in seguito ai lavori di interramento del Canale Portiglione, sarebbe infatti stata interrata una torre saracena, gemella di quella del Belvedere che ancora sovrasta la zona portuale. Non si può invece stimare la mole di reperti archeologici che potrebbe emergere da Piazza Sant’Antonio, che è stata teatro di rinvenimenti sporadici. Area che, si racconta in un volume che narra la storia locale, è stata al centro di una feroce battaglia giudiziaria tra la Curia e il Comune, a partire dagli anni Trenta, e terminata con l’affidamento alla municipalità per la creazione di una villa comunale nel ‘46. Ma, come conferma la relazione, in assenza di un’indagine archeologica approfondita.
Infine, la questione più stringente riguarda l’opportunità di continuare con logiche politiche vetuste, che precludano ai cittadini la possibilità di esprimersi su scelte che riguardano il futuro della propria città. Termoli è stata letteralmente trasformata dal dopoguerra agli anni Ottanta, spesso con progetti che ne sovrastimavano la crescita in termini demografici, manifatturieri e mercantili. Il porto, ad esempio, era stato originariamente pensato per assolvere alla funzione di importante polo di interscambio con la zona industriale, il cosiddetto “porto industriale”; ruolo che non ha più assunto. Anche lo sviluppo urbanistico è stato sovradimensionato, complice l’impennata demografica che – in controtendenza rispetto al resto della regione, afflitta dal fenomeno migratorio – ha portato al raddoppio del numero di abitanti nel ventennio 1961-81. Cementificazione che prosegue, in maniera probabilmente ingiustificata, tuttora.
Questi esempi ci ricordano l’importanza di un’oculata programmazione e, ancor di più, la necessità di presentare, in modo trasparente, la visione futura che si vuole proporre per la città. Non è più ammissibile adottare scelte politiche che avranno ripercussioni perpetue senza chiedere umilmente il parere dei cittadini. Il solo momento delle elezioni amministrative non basta. I termolesi hanno dimostrato un attaccamento viscerale al territorio, organizzati in numerosissime associazioni. E sono pronti a dare battaglia attraverso il nuovo strumento del referendum, per la prima volta in regione. Ma se si ha a cuore un sano sviluppo della propria città, non ci dovrebbe essere “battaglia”. È solo dal confronto che si gettano le basi di una crescita armonica. Da giornalista, ascolterò l’altra campana, pronto a riconsiderare l’utilità di questa ed altre opere, solo se in presenza di studi sufficientemente approfonditi e condivisi con associazioni e popolazione. Da cittadino, mi auguro di poter essere ancora una volta fiero della mia gente che, spero, vorrà dire la sua partecipando al referendum, indipendentemente dalle personali, libere convinzioni. Purché ben informati. Ad oggi (21 agosto), bisogna prendere atto che, nonostante siano decorsi da un pezzo i termini per l’accertamento del possesso dei requisiti da parte dei promotori dell’iniziativa referendaria, da parte della Segreteria Comunale non è giunta alcuna risposta al Comitato Termoli Decide, che sta valutando l’ipotesi di un esposto all’autorità giudiziaria. ☺
Un tunnel di oltre trecento metri dovrebbe risolvere i problemi di viabilità di Termoli, collegando il lungomare nord con il porto. Quello che era stato definito come uno dei dieci progetti da favola dell’amministrazione Greco nel 2009, è stato ripreso circa un anno fa dal sindaco piddino Sbrocca. Ed ha visto un’accelerata dell’iter di approvazione negli ultimi mesi, dopo il varo del Piano Attuativo Regionale per l’assegnazione dei contributi, a rischio dismissione (restituzione), del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2007-13. Trovati i primi cinque milioni di euro, si è proceduto “rapidamente alla redazione del progetto preliminare” con una delibera di giunta del 17 marzo.
È proprio a marzo che, chiamati all’appello dal consigliere Paolo Marinucci, i rappresentanti di forze politiche di opposizione – ai quali si sono aggiunti strada facendo pezzi dello stesso PD – e di associazioni locali hanno iniziato a riunirsi ogni venerdì, per discutere circa l’ opportunità di coinvolgere i cittadini in una scelta che avrebbe necessariamente segnato le sorti della cittadina adriatica. Tra loro anche una rappresentanza de la fonte e delle associazioni che ne appoggiano il progetto editoriale, una su tutte il Comitato Civico, che da un decennio si batte per l’ inserimento di uno strumento referendario nello statuto comunale – battaglia vinta esattamente un anno prima (marzo 2014).
Entrerò brevemente nel merito dell’opera, rimandando agli spazi meno limitati del nostro sito internet per gli approfondimenti. Le criticità emerse dalla lettura del progetto preliminare e delle relazioni tecniche allegate, possono essere riassunte in pochi punti.
I costi del progetto sono lievitati in prima istanza ad 11 milioni, per poi sfiorare i 15 milioni di euro, con la rimodulazione del progetto che, approvata il 3 agosto dalla Regione, prevede la creazione di un nuovo parcheggio multipiano interrato sotto Piazza Sant’Antonio, in aggiunta al ripristino funzionale del multipiano di Pozzo Dolce. È davvero preferibile puntare sull’ennesima grande opera, piuttosto che sfruttare i fondi europei per la manutenzione e la riorganizzazione dell’esistente? Sul punto si è già espresso il sindaco, che ha rimandato a vincoli imposti dalla regione per le sole opere di nuova viabilità, puntualmente smentito dall’interrogazione dei cinquestelle a Palazzo Moffa. Tra le opere ammesse a finanziamento, infatti, risultano quella di messa in sicurezza di tre strade cittadine ad Agnone, di un tratto della SS17 presso Rionero Sannitico, delle strade del centro abitato di Castel del Giudice, delle strade provinciali 37 e 110 tra Petacciato e Guglionesi, tanto per fare degli esempi.
Dalla relazione archeologica della dottoressa Di Giandomenico, commissionata dall’amministrazione rivierasca, emergono delle perplessità circa la possibile minaccia a siti “di notevole interesse e rischio archeologico”. Nell’Ottocento, in seguito ai lavori di interramento del Canale Portiglione, sarebbe infatti stata interrata una torre saracena, gemella di quella del Belvedere che ancora sovrasta la zona portuale. Non si può invece stimare la mole di reperti archeologici che potrebbe emergere da Piazza Sant’Antonio, che è stata teatro di rinvenimenti sporadici. Area che, si racconta in un volume che narra la storia locale, è stata al centro di una feroce battaglia giudiziaria tra la Curia e il Comune, a partire dagli anni Trenta, e terminata con l’affidamento alla municipalità per la creazione di una villa comunale nel ‘46. Ma, come conferma la relazione, in assenza di un’indagine archeologica approfondita.
Infine, la questione più stringente riguarda l’opportunità di continuare con logiche politiche vetuste, che precludano ai cittadini la possibilità di esprimersi su scelte che riguardano il futuro della propria città. Termoli è stata letteralmente trasformata dal dopoguerra agli anni Ottanta, spesso con progetti che ne sovrastimavano la crescita in termini demografici, manifatturieri e mercantili. Il porto, ad esempio, era stato originariamente pensato per assolvere alla funzione di importante polo di interscambio con la zona industriale, il cosiddetto “porto industriale”; ruolo che non ha più assunto. Anche lo sviluppo urbanistico è stato sovradimensionato, complice l’impennata demografica che – in controtendenza rispetto al resto della regione, afflitta dal fenomeno migratorio – ha portato al raddoppio del numero di abitanti nel ventennio 1961-81. Cementificazione che prosegue, in maniera probabilmente ingiustificata, tuttora.
Questi esempi ci ricordano l’importanza di un’oculata programmazione e, ancor di più, la necessità di presentare, in modo trasparente, la visione futura che si vuole proporre per la città. Non è più ammissibile adottare scelte politiche che avranno ripercussioni perpetue senza chiedere umilmente il parere dei cittadini. Il solo momento delle elezioni amministrative non basta. I termolesi hanno dimostrato un attaccamento viscerale al territorio, organizzati in numerosissime associazioni. E sono pronti a dare battaglia attraverso il nuovo strumento del referendum, per la prima volta in regione. Ma se si ha a cuore un sano sviluppo della propria città, non ci dovrebbe essere “battaglia”. È solo dal confronto che si gettano le basi di una crescita armonica. Da giornalista, ascolterò l’altra campana, pronto a riconsiderare l’utilità di questa ed altre opere, solo se in presenza di studi sufficientemente approfonditi e condivisi con associazioni e popolazione. Da cittadino, mi auguro di poter essere ancora una volta fiero della mia gente che, spero, vorrà dire la sua partecipando al referendum, indipendentemente dalle personali, libere convinzioni. Purché ben informati. Ad oggi (21 agosto), bisogna prendere atto che, nonostante siano decorsi da un pezzo i termini per l’accertamento del possesso dei requisiti da parte dei promotori dell’iniziativa referendaria, da parte della Segreteria Comunale non è giunta alcuna risposta al Comitato Termoli Decide, che sta valutando l’ipotesi di un esposto all’autorità giudiziaria. ☺
Un tunnel di oltre trecento metri dovrebbe risolvere i problemi di viabilità di Termoli, collegando il lungomare nord con il porto. Quello che era stato definito come uno dei dieci progetti da favola dell’amministrazione Greco nel 2009, è stato ripreso circa un anno fa dal sindaco piddino Sbrocca.
Un tunnel di oltre trecento metri dovrebbe risolvere i problemi di viabilità di Termoli, collegando il lungomare nord con il porto. Quello che era stato definito come uno dei dieci progetti da favola dell’amministrazione Greco nel 2009, è stato ripreso circa un anno fa dal sindaco piddino Sbrocca. Ed ha visto un’accelerata dell’iter di approvazione negli ultimi mesi, dopo il varo del Piano Attuativo Regionale per l’assegnazione dei contributi, a rischio dismissione (restituzione), del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2007-13. Trovati i primi cinque milioni di euro, si è proceduto “rapidamente alla redazione del progetto preliminare” con una delibera di giunta del 17 marzo.
È proprio a marzo che, chiamati all’appello dal consigliere Paolo Marinucci, i rappresentanti di forze politiche di opposizione – ai quali si sono aggiunti strada facendo pezzi dello stesso PD – e di associazioni locali hanno iniziato a riunirsi ogni venerdì, per discutere circa l’ opportunità di coinvolgere i cittadini in una scelta che avrebbe necessariamente segnato le sorti della cittadina adriatica. Tra loro anche una rappresentanza de la fonte e delle associazioni che ne appoggiano il progetto editoriale, una su tutte il Comitato Civico, che da un decennio si batte per l’ inserimento di uno strumento referendario nello statuto comunale – battaglia vinta esattamente un anno prima (marzo 2014).
Entrerò brevemente nel merito dell’opera, rimandando agli spazi meno limitati del nostro sito internet per gli approfondimenti. Le criticità emerse dalla lettura del progetto preliminare e delle relazioni tecniche allegate, possono essere riassunte in pochi punti.
I costi del progetto sono lievitati in prima istanza ad 11 milioni, per poi sfiorare i 15 milioni di euro, con la rimodulazione del progetto che, approvata il 3 agosto dalla Regione, prevede la creazione di un nuovo parcheggio multipiano interrato sotto Piazza Sant’Antonio, in aggiunta al ripristino funzionale del multipiano di Pozzo Dolce. È davvero preferibile puntare sull’ennesima grande opera, piuttosto che sfruttare i fondi europei per la manutenzione e la riorganizzazione dell’esistente? Sul punto si è già espresso il sindaco, che ha rimandato a vincoli imposti dalla regione per le sole opere di nuova viabilità, puntualmente smentito dall’interrogazione dei cinquestelle a Palazzo Moffa. Tra le opere ammesse a finanziamento, infatti, risultano quella di messa in sicurezza di tre strade cittadine ad Agnone, di un tratto della SS17 presso Rionero Sannitico, delle strade del centro abitato di Castel del Giudice, delle strade provinciali 37 e 110 tra Petacciato e Guglionesi, tanto per fare degli esempi.
Dalla relazione archeologica della dottoressa Di Giandomenico, commissionata dall’amministrazione rivierasca, emergono delle perplessità circa la possibile minaccia a siti “di notevole interesse e rischio archeologico”. Nell’Ottocento, in seguito ai lavori di interramento del Canale Portiglione, sarebbe infatti stata interrata una torre saracena, gemella di quella del Belvedere che ancora sovrasta la zona portuale. Non si può invece stimare la mole di reperti archeologici che potrebbe emergere da Piazza Sant’Antonio, che è stata teatro di rinvenimenti sporadici. Area che, si racconta in un volume che narra la storia locale, è stata al centro di una feroce battaglia giudiziaria tra la Curia e il Comune, a partire dagli anni Trenta, e terminata con l’affidamento alla municipalità per la creazione di una villa comunale nel ‘46. Ma, come conferma la relazione, in assenza di un’indagine archeologica approfondita.
Infine, la questione più stringente riguarda l’opportunità di continuare con logiche politiche vetuste, che precludano ai cittadini la possibilità di esprimersi su scelte che riguardano il futuro della propria città. Termoli è stata letteralmente trasformata dal dopoguerra agli anni Ottanta, spesso con progetti che ne sovrastimavano la crescita in termini demografici, manifatturieri e mercantili. Il porto, ad esempio, era stato originariamente pensato per assolvere alla funzione di importante polo di interscambio con la zona industriale, il cosiddetto “porto industriale”; ruolo che non ha più assunto. Anche lo sviluppo urbanistico è stato sovradimensionato, complice l’impennata demografica che – in controtendenza rispetto al resto della regione, afflitta dal fenomeno migratorio – ha portato al raddoppio del numero di abitanti nel ventennio 1961-81. Cementificazione che prosegue, in maniera probabilmente ingiustificata, tuttora.
Questi esempi ci ricordano l’importanza di un’oculata programmazione e, ancor di più, la necessità di presentare, in modo trasparente, la visione futura che si vuole proporre per la città. Non è più ammissibile adottare scelte politiche che avranno ripercussioni perpetue senza chiedere umilmente il parere dei cittadini. Il solo momento delle elezioni amministrative non basta. I termolesi hanno dimostrato un attaccamento viscerale al territorio, organizzati in numerosissime associazioni. E sono pronti a dare battaglia attraverso il nuovo strumento del referendum, per la prima volta in regione. Ma se si ha a cuore un sano sviluppo della propria città, non ci dovrebbe essere “battaglia”. È solo dal confronto che si gettano le basi di una crescita armonica. Da giornalista, ascolterò l’altra campana, pronto a riconsiderare l’utilità di questa ed altre opere, solo se in presenza di studi sufficientemente approfonditi e condivisi con associazioni e popolazione. Da cittadino, mi auguro di poter essere ancora una volta fiero della mia gente che, spero, vorrà dire la sua partecipando al referendum, indipendentemente dalle personali, libere convinzioni. Purché ben informati. Ad oggi (21 agosto), bisogna prendere atto che, nonostante siano decorsi da un pezzo i termini per l’accertamento del possesso dei requisiti da parte dei promotori dell’iniziativa referendaria, da parte della Segreteria Comunale non è giunta alcuna risposta al Comitato Termoli Decide, che sta valutando l’ipotesi di un esposto all’autorità giudiziaria. ☺
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