“Che avvilimento e che tristezza vivere così inutilmente. Da un anno – Maestro – siamo in esilio e ogni buona ed alta speranza che qui con me avevo portata, va oggi morendo nel mio cuore. Mi guardo attorno e non vedo che poveri naufraghi che ancora non si sono ripresi dal primo sgomento o peggio vedo dei piccoli uomini che sembrano solo preoccuparsi di miserie e non pensano alla tragedia della nostra Patria”. In questa lettera a Turati del 15 dicembre 1927, Sandro Pertini, esiliato a Nizza, denuncia l’amarezza di una vita lontana dalla lotta, in cui egli si sente un “milite ignoto dell’antifascismo”. “Inutile” è la stessa parola usata da Pericle nel suo discorso agli ateniesi del 461 a.c.: “Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile”.
Oltre ad avere una connotazione civile e morale, l’impegno (in questo caso politico), ha un valore esistenziale, ossia esso è in grado di liberare dall’angoscia. Consideriamo brevemente alcune idee di Kierkegaard. Per il filosofo danese il singolo si trova davanti ad alcune alternative esistenziali principali e la possibilità di essere nell’una o nell’altra sfera dell’esistenza avviene attraverso un atto libero di scelta, che può essere soltanto suo. Egli può vivere da esteta, godendo superficialmente nel presente, disinteressandosi a principi e valori, a ciò che avverrà nel futuro, e rifuggendo qualsiasi scelta definita. Se non sceglie, se non si impegna in nulla, se non ha una progettualità, egli finisce per non esistere, per non sentire nulla e se si ferma a considerare il suo valore, vede un vuoto orribile e scopre l’immensità della sua disperazione.
È grazie a questa disperazione che l’uomo sceglie di cambiare la propria vita e si attribuisce compiti a cui cerca di rimanere fedele, riuscendo ad esistere in modo autentico. L’uomo etico concepisce la vita come un impegno con sé e con gli altri e sa che i suoi progetti non implicheranno sempre piacere, anzi il più delle volte obblighi, eppure gli permetteranno di sperimentare la pace interiore.
Certo non è solo a queste frasi che si riduce il pensiero di Kierkegaard, né in ciò si esauriscono i drammi e i dubbi dell’uomo. Ma quando il germe della disperazione si insinua in noi, dovremmo domandarci se davvero nella nostra vita abbiamo amato, creduto, se e come siamo stati fedeli a qualcosa. Di cosa abbiamo paura.
Sandro Pertini (25 Settembre 1896 – 24 Febbraio 1990), che ha perseguito l’idea della giustizia sociale e della libertà con fedeltà estrema, a costo di torture, sofferenze, giorni di carcere e di esilio, è un esempio di come le domande sulla natura esistenziale dell’impegno abbiano un senso. Ricordiamolo con alcune parole dolorosamente attuali: “Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero! Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”. ☺
“Che avvilimento e che tristezza vivere così inutilmente. Da un anno – Maestro – siamo in esilio e ogni buona ed alta speranza che qui con me avevo portata, va oggi morendo nel mio cuore. Mi guardo attorno e non vedo che poveri naufraghi che ancora non si sono ripresi dal primo sgomento o peggio vedo dei piccoli uomini che sembrano solo preoccuparsi di miserie e non pensano alla tragedia della nostra Patria”. In questa lettera a Turati del 15 dicembre 1927, Sandro Pertini, esiliato a Nizza, denuncia l’amarezza di una vita lontana dalla lotta, in cui egli si sente un “milite ignoto dell’antifascismo”. “Inutile” è la stessa parola usata da Pericle nel suo discorso agli ateniesi del 461 a.c.: “Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile”.
Oltre ad avere una connotazione civile e morale, l’impegno (in questo caso politico), ha un valore esistenziale, ossia esso è in grado di liberare dall’angoscia. Consideriamo brevemente alcune idee di Kierkegaard. Per il filosofo danese il singolo si trova davanti ad alcune alternative esistenziali principali e la possibilità di essere nell’una o nell’altra sfera dell’esistenza avviene attraverso un atto libero di scelta, che può essere soltanto suo. Egli può vivere da esteta, godendo superficialmente nel presente, disinteressandosi a principi e valori, a ciò che avverrà nel futuro, e rifuggendo qualsiasi scelta definita. Se non sceglie, se non si impegna in nulla, se non ha una progettualità, egli finisce per non esistere, per non sentire nulla e se si ferma a considerare il suo valore, vede un vuoto orribile e scopre l’immensità della sua disperazione.
È grazie a questa disperazione che l’uomo sceglie di cambiare la propria vita e si attribuisce compiti a cui cerca di rimanere fedele, riuscendo ad esistere in modo autentico. L’uomo etico concepisce la vita come un impegno con sé e con gli altri e sa che i suoi progetti non implicheranno sempre piacere, anzi il più delle volte obblighi, eppure gli permetteranno di sperimentare la pace interiore.
Certo non è solo a queste frasi che si riduce il pensiero di Kierkegaard, né in ciò si esauriscono i drammi e i dubbi dell’uomo. Ma quando il germe della disperazione si insinua in noi, dovremmo domandarci se davvero nella nostra vita abbiamo amato, creduto, se e come siamo stati fedeli a qualcosa. Di cosa abbiamo paura.
Sandro Pertini (25 Settembre 1896 – 24 Febbraio 1990), che ha perseguito l’idea della giustizia sociale e della libertà con fedeltà estrema, a costo di torture, sofferenze, giorni di carcere e di esilio, è un esempio di come le domande sulla natura esistenziale dell’impegno abbiano un senso. Ricordiamolo con alcune parole dolorosamente attuali: “Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero! Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”. ☺
“Che avvilimento e che tristezza vivere così inutilmente. Da un anno - Maestro - siamo in esilio e ogni buona ed alta speranza che qui con me avevo portata, va oggi morendo nel mio cuore."
“Che avvilimento e che tristezza vivere così inutilmente. Da un anno – Maestro – siamo in esilio e ogni buona ed alta speranza che qui con me avevo portata, va oggi morendo nel mio cuore. Mi guardo attorno e non vedo che poveri naufraghi che ancora non si sono ripresi dal primo sgomento o peggio vedo dei piccoli uomini che sembrano solo preoccuparsi di miserie e non pensano alla tragedia della nostra Patria”. In questa lettera a Turati del 15 dicembre 1927, Sandro Pertini, esiliato a Nizza, denuncia l’amarezza di una vita lontana dalla lotta, in cui egli si sente un “milite ignoto dell’antifascismo”. “Inutile” è la stessa parola usata da Pericle nel suo discorso agli ateniesi del 461 a.c.: “Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile”.
Oltre ad avere una connotazione civile e morale, l’impegno (in questo caso politico), ha un valore esistenziale, ossia esso è in grado di liberare dall’angoscia. Consideriamo brevemente alcune idee di Kierkegaard. Per il filosofo danese il singolo si trova davanti ad alcune alternative esistenziali principali e la possibilità di essere nell’una o nell’altra sfera dell’esistenza avviene attraverso un atto libero di scelta, che può essere soltanto suo. Egli può vivere da esteta, godendo superficialmente nel presente, disinteressandosi a principi e valori, a ciò che avverrà nel futuro, e rifuggendo qualsiasi scelta definita. Se non sceglie, se non si impegna in nulla, se non ha una progettualità, egli finisce per non esistere, per non sentire nulla e se si ferma a considerare il suo valore, vede un vuoto orribile e scopre l’immensità della sua disperazione.
È grazie a questa disperazione che l’uomo sceglie di cambiare la propria vita e si attribuisce compiti a cui cerca di rimanere fedele, riuscendo ad esistere in modo autentico. L’uomo etico concepisce la vita come un impegno con sé e con gli altri e sa che i suoi progetti non implicheranno sempre piacere, anzi il più delle volte obblighi, eppure gli permetteranno di sperimentare la pace interiore.
Certo non è solo a queste frasi che si riduce il pensiero di Kierkegaard, né in ciò si esauriscono i drammi e i dubbi dell’uomo. Ma quando il germe della disperazione si insinua in noi, dovremmo domandarci se davvero nella nostra vita abbiamo amato, creduto, se e come siamo stati fedeli a qualcosa. Di cosa abbiamo paura.
Sandro Pertini (25 Settembre 1896 – 24 Febbraio 1990), che ha perseguito l’idea della giustizia sociale e della libertà con fedeltà estrema, a costo di torture, sofferenze, giorni di carcere e di esilio, è un esempio di come le domande sulla natura esistenziale dell’impegno abbiano un senso. Ricordiamolo con alcune parole dolorosamente attuali: “Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero! Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”. ☺
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