Individuare il candidato presidente
7 Febbraio 2022
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Individuare il candidato presidente

“Mo’ che il tempo s’avvicina”, così recitava la testata di un giornale della sinistra “extraparlamentare” degli anni ‘70. Il tempo era quello della rottura rivoluzionaria, quello di una società più giusta e umana. Le cose poi hanno preso una ben diversa direzione. In questa nostra epoca quella invocazione, che poi era solo una speranza, torna ad essere attuale e per ragioni ben diverse. Basti riflettere sulla tragedia climatica.

Oggi vorrei, però, affrontare un tema che all’apparenza sollecita una suggestione e una passione di molto inferiore e che tuttavia ha un grande significato. Mi riferisco al “tempo” delle imminenti elezioni regionali. Che siano imminenti lo si capisce anche dalla grande frenesia e dalla intensità con la quale si discute di liste, candidature, candidato presidente in tutti gli ambienti della politica.

Il direttore de la fonte ha scritto un articolo interessante su questi temi nell’ ultimo numero, partendo da una sacrosanta considerazione e ponendo un interrogativo fondamentale. La considerazione è tanto ovvia quanto sistematicamente elusa, ovvero la necessità della coerenza che dovrebbe esserci fra programmi, obiettivi e comportamenti politici. L’interrogativo è ben più complesso. Come si decide il futuro candidato alla Presidenza della regione? Come possiamo evitare Scilla senza finire nelle fauci di Cariddi?

Il direttore de la fonte fa riferimento a quell’alternativa pelosa in virtù della quale il candidato presidente o viene deciso nelle stanze private di questo o quel partito, oppure viene scelto con consultazioni popolari truccate, con le famose “vagonate” di votanti ignari, di clientele che vengono trasportate ai seggi delle primarie. È possibile evitare questo degrado della democrazia? È possibile sfuggire ai due mostri? Avanzo qualche suggerimento.

  1. a) È necessario affermare con chiarezza che non sarà accettato alcun nome imposto. Se qualcuno nel perimetro del centro-sinistra attraverso accordi e accordicchi locali e/o nazionali pensasse di risolvere privatamente una questione così essenziale per il futuro comune farebbe un grave errore. Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che la realtà dei partiti è minoritaria, e la loro credibilità è ormai molto compromessa. Il problema dei “corpi intermedi” nella nostra società è il primo dei problemi, ma se vogliamo ricostruire un tessuto democratico organizzato, deve finire quel sequestro della democrazia che, nella decadenza dei partiti, si è avuto negli ultimi decenni. Se qualcuno nel centro-sinistra volesse imporre unilateralmente le sue scelte, lui e non altri sarà il responsabile di una eventuale vittoria di forze oscurantiste e dichiaratamente di destra.
  2. b) Ha ragione don Antonio, quando, parlando di “primarie”, evoca scenari scandalosi. La tratta dei voti è un’antica consuetudine che ha contagiato grandissima parte del sistema politico molisano. È quindi comprensibile e fondato il timore che le primarie possano trasformarsi nell’ennesimo festival del clientelismo. Eppure la mia convinzione è che, in assenza di una convergenza generale su di un candidato comune, piuttosto che iniziare un poco edificante tira e molla su questo o quel candidato sino alla vigilia elettorale, è bene scegliere la strada delle primarie.

Vi è stato, in questi ultimi anni, un grande cambiamento nel senso comune della gente. Si può pensare ciò che si vuole del movimento di Grillo, ma un dato è certo. Il clamoroso risultato elettorale dei Cinque Stelle nel 2018 è la prova più evidente della rottura sentimentale fra la gente comune e la vecchia classe politica. D’altra parte anche a casa nostra nelle recentissime elezioni locali ad Isernia come a Casacalenda è apparso evidente il logoramento dei vecchi potentati politici. Il rischio di fare la brutta fine di Eleonora De Fonseca Pimentel e dei “rivoluzionari” napoletani nel 1799 è sempre attuale, ma pensare un vero cambiamento senza il sostegno popolare non è possibile, né avrebbe futuro.

  1. c) Quindi le Primarie. Avendo, però, chiare alcune elementari condizioni politiche e tecniche.

– I promotori delle primarie, perché queste possano rappresentare un vincolo reale per uno schieramento ampio e plurale come quello che ipotizziamo, debbono avere un orizzonte politico-culturale comune che è quello progressista, democratico, di sinistra e ambientalista.

– In secondo luogo, ed è questione decisiva, nessuno può pensare, in questa congiuntura politica, di avere il monopolio della rappresentanza comune, ricoprendo al pari tempo la responsabilità fondamentale di direzione di un partito ed essendo il candidato dell’intera coalizione. Quindi alle primarie è bene che non competano i segretari dei partiti.

– Le primarie vanno celebrate nei prossimi mesi e non nelle ultime settimane. È fondamentale che vi sia un vero e diffuso confronto politico-programmatico fra i cittadini e fra quelle forze politiche che intendano accettare questa sfida per il cambiamento.

– Tutti, ma proprio tutti debbono formalmente e sostanzialmente impegnarsi a contrastare quelle pratiche di inquinamento clientelare che hanno avvelenato il sistema democratico. Un Comitato di persone al di sopra di ogni sospetto, una diffusa e plurale presenza unitaria nei seggi dovrà rendersi garante che delle  famose vagonate di clientes non si vedrà neppure l’ombra.

– Anche se le primarie sono aperte, né si possono immaginare steccati verso gli elettori, una questione deve però essere ben chiara. Va scongiurato il rischio che qualche potere forte che ha la vocazione della “transumanza elettorale”, possa influenzare e decidere a destra come a sinistra il governo della regione. Votare alle primarie è la scelta di un campo politico-culturale, non una passeggiata a giorni alterni da uno schieramento elettorale all’altro.

  1. d) Infine la questione delle questioni. Tutto il ragionamento ha senso ad una condizione: che vi sia un nuovo ed inedito protagonismo della società civile organizzata. Organizzata, perché i recenti anni una cosa l’hanno confermata con chiarezza: una classe dirigente e di governo non s’inventa. Vi è una miniera di intelligenza e di esperienza rappresentata da un vasto tessuto di associazioni, comitati, riviste indipendenti che nel corso degli anni hanno operato per un altro Molise. È essenziale che questo mondo diventi protagonista, anche nelle scelte elettorali.☺

 

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