La bibbia e le guerre
23 Maggio 2025
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La bibbia e le guerre

Il grande studioso delle origini cristiane degli inizi del XX secolo Adolf Von Harnack, influenzato dalle sue ricerche sull’eretico Marcione, vissuto nel II secolo d.C., che opponeva il Dio di Gesù alla divinità vendicativa degli ebrei a cui appartiene l’Antico Testamento, ma influenzato anche dalle tesi teologiche di Lutero che opponeva la Legge al Vangelo, aveva dichiarato in modo schietto che era arrivato il tempo in cui i cristiani avrebbero dovuto semplicemente espellere dalla loro bibbia l’Antico Testamento perché contrario al nucleo fondamentale del messaggio cristiano che è l’amore gratuito di Dio. Poi c’è stato il nazismo che ha prodotto la Shoà e da lì, nelle confessioni cristiane europee, soprattutto cattolica e protestante, è iniziato un percorso di coscientizzazione del male fatto all’ebraismo nei secoli e si è cominciata ad enunciare una teologia dell’ebraismo insieme alla presa d’atto della necessità di accogliere anche l’interpretazione ebraica dell’Antico Testamento e addirittura una rilettura giudaizzante anche del Nuovo Testamento, avendo coscienza che tutti gli autori di quei libri erano ebrei e parlavano di ebrei, a cominciare da Gesù per passare agli apostoli, Paolo compreso, e alla prima generazione cristiana.
Il vertice di questa presa d’atto è certamente, per i cattolici, il Concilio Vaticano II, conclusosi sessanta anni fa. Ma, appunto, passano presto gli anni e ci ritroviamo improvvisamente, a causa delle azioni scellerate del governo israeliano, ma anche per il complice silenzio di molti Stati di tradizione cristiana (fino ad arrivare all’aperto incoraggiamento da parte di quel capo degli Stati Uniti a cacciare i palestinesi dalla loro terra da parte dell’esercito israeliano) a dover riprendere seriamente in mano la questione dell’approccio ebraico alle Scritture, anche perché per secoli i cristiani hanno pensato che l’Antico Testamento ha senso solo come profezia di Gesù Cristo. È necessario, infatti, disarmare una certa lettura della bibbia ebraica che alimenta un atteggiamento persecutorio nei confronti dei non ebrei che abitano nella Terra Santa (chiamata così dai cristiani ma dagli ebrei definita Terra d’Israele e dagli altri abitanti cristiani e musulmani chiamata Palestina, che non coincide solo con quegli avanzi di territori concessi dagli accordi internazionali perché per i palestinesi tutta la Terra Santa è Palestina).
Mi riferisco particolarmente a quei libri che descrivono il comando da parte di Dio di sterminare i cananei per prendere possesso di una terra “purificata” dagli idolatri, come il libro di Giosuè ma anche al libro di Ester dove, dopo la narrazione delle vicende di una donna coraggiosa, ci si sofferma a descrivere con malcelato piacere lo sterminio di tutti i nemici degli ebrei nel regno persiano; mi riferisco in particolare al capitolo 9 del libro di Ester dove troviamo un Mardocheo (zio di Ester) come antesignano di Netanyahu e la stessa Ester degna antesignana della sua consorte o di quelle donne ebree fondamentaliste che istruiscono i coloni su come cacciare i palestinesi dalla Cisgiordania (tanto a Gaza ci pensano direttamente le bombe). In quel capitolo si narra l’istituzione della festa di Purim che cade circa un mese prima della Pasqua ebraica in cui gli ebrei di tutto il mondo festeggiano il capovolgimento della loro situazione nel racconto di Ester. È una festa gioiosa, simile nei tempi e nei modi al carnevale del mondo cattolico che precede i rigori della quaresima. Noi sappiamo che, storicamente, il libro di Ester (che è in realtà un romanzo inventato) è stato scritto da un popolo che ha sempre subìto la persecuzione ed è per questo che gli ebrei oppressi hanno, nel sogno, immaginato di potersi vendicare un giorno degli oppressori, così come i salmi imprecatori, ricorrendo a Dio, chiedono che possa fare giustizia di chi è oppresso e non ha nessuna possibilità di resistenza o vittoria.
La stessa cosa avviene nell’ Apocalisse dove i cristiani perseguitati aspettano l’intervento di Dio per ottenere giustizia dai nemici. Ma, appunto, si tratta di opere scritte da popoli o comunità oppresse. Quando invece diventano libri sacri di chi ha il potere e la forza delle armi, quelle stesse parole diventano fatalmente programmi di distruzione di reali o presunti nemici, senza fare distinzione tra eserciti armati e persone indifese come donne e bambini. Quest’uso omicida dei testi sacri è stato perpetrato per secoli dai cristiani che hanno detenuto il potere (pensiamo solo al colonialismo inglese quando in nome di un re capo della chiesa si opprimevano, arrestavano e uccidevano gli abitanti dell’India e si metteva in galera Gandhi, il profeta della nonviolenza). Ma i cristiani dell’occidente europeo hanno dovuto fare i conti col loro passato, sia come Stati nazionali che come Chiese e oggi sono per lo più (almeno le grandi istituzioni ecumeniche) in lotta per la difesa dei diritti umani.
L’ebraismo, purtroppo, nelle sue componenti fondamentaliste (e non) sta vivendo la stessa situazione dei cristiani anche se in proporzioni limitate perché sono pochi gli ebrei rispetto ai cristiani ma con altrettanta capacità distruttiva nella regione dove oggi c’è lo Stato d’Israele. Anziché imparare dagli errori dei cristiani e disarmare così l’interpretazione dei testi sacri, gli ebrei stanno usando i testi scritti dagli oppressi per trucidare altri oppressi, lavandosi la coscienza con la sinistra frase dei nazisti (Dio è con noi) e con l’altrettanto nefasto slogan dei crociati (Dio lo vuole).
Con la presa di posizione del patriarca russo verso l’Ucraina abbiamo dovuto rimettere in discussione il dialogo ecumenico; ora con lo scempio di Gaza e della Cisgiordania forse è da riconsiderare su nuove basi il dialogo ebraico-cristiano non più guidato dal senso di colpa per la Shoà ma, dopo ottanta anni, sulla chiara volontà di non usare la bibbia per giustificare l’ingiustificabile e allo stesso tempo dall’ esprimere parole inequivocabili di condanna, da parte delle istituzioni ebraiche religiose, nei confronti di un governante e dei suoi sodali senza scrupoli; altrimenti non dico che dovremmo eliminare l’Antico Testamento dalla bibbia come voleva Von Harnack ma certamente dovremmo riconsiderare legittima solo la lettura figurata di esso come profezia cristiana. Lo dobbiamo fare in nome delle vittime che oggi stanno morendo e ricordare ciò che dice sia il Talmud degli ebrei che il Corano: chi sopprime una vita innocente ha distrutto il mondo intero; questo a beneficio di chi osa ancora fare una questione di numeri di vittime dicendo che la Shoà non è paragonabile ad altre uccisioni di massa e che sola meriterebbe il titolo di genocidio.☺

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