la camomilla
6 Marzo 2010 Share

la camomilla

 

Tra le piante medicinali la camomilla è certamente la più nota. È facile riconoscerla perché l’uomo l’ha utilizzata da sempre per lenire i suoi mali. Tuttavia è bene sapere che esistono diverse piante genericamente chiamate camomilla. Le più diffuse sono la Camomilla comune (Matricaria chamomilla) e la Camomilla romana (Anthemis nobilis). La prima cresce spontanea, dal mare alla regione submontana, ai margini delle strade, nei terreni asciutti e soleggiati; la seconda, invece, viene coltivata. Le proprietà delle due piante in realtà si equivalgono, ma per uso familiare si preferisce quella spontanea che, spesso, si dimostra più efficace.

La camomilla è una pianta erbacea alta dai 20 ai 40 cm. Proprio alle sue ridotte dimensioni, oltre che al profumo simile ad alcune varietà di mele, si deve il nome camomilla, che deriva dal  latino tardo chamomilla, a sua volta adattamento del greco khamai, a terra (e, per estensione, piccolo o nano) e mêlon, mela. Ha i fiori riuniti in infiorescenze dette capolini, in cui si distinguono i fiori esterni, ligulati, bianchi (erroneamente chiamati petali) e i fiori interni, tubulosi, gialli, impiantati su  un ricettacolo. Carattere distintivo di queste infiorescenze è il fatto che i fiori esterni si ripiegano marcatamente in giù, rendendo più evidente il ricettacolo. Si consiglia di effettuare la raccolta dei capolini all’inizio della fioritura, quando non sono ancora completamente sbocciati. Si fanno essiccare poi in locali asciutti e ventilati e si conservano in scatole di metallo che preservano dall’umidità e dalla luce.

La pianta e in particolare  i fiori contengono un olio essenziale cui si deve l’azione sedativa e calmante nei disturbi nevralgici. Vi sono inoltre presenti numerosi altri principi attivi, fra i quali un glucoside, l’apigenina, che svolge un’azione analgesica sulle terminazioni nervose. I fiori di camomilla sono usati da tempi antichissimi e si può dire che costituiscono il rimedio popolare per eccellenza. Anche chi non ha fiducia nei semplici rimedi dell’erboristeria non rifiuta di certo una tazza di camomilla perché, nella peggiore delle ipotesi, se non fa bene non può far nemmeno male. Sembra addirittura che il nome scientifico di Matricaria sia collegato con il termine latino mater, madre: la camomilla sarebbe dunque il “farmaco della madre”, il rimedio che le mamme conoscono ed usano dal tempo dei tempi. E ogni bambino ancora in culla ha avuto sempre la sua tazza di «erba della mamma» per convincersi ad un sonno tranquillo. L’infuso di camomilla è il sedativo per antonomasia: antispasmodico, emolliente, febbrifugo, antinevralgico. Viene usato contro la sciatica, la lombaggine, le nevralgie del trigemino e le emicranie. Spesso però l’infuso non dà i risultati sperati e questo perché non tutti lo sanno preparare bene, assumendo, invece, delle tisane tanto blande quanto inutili. Vogliamo perciò dare qui di seguito qualche consiglio su come preparare un buon infuso. Occorre un cucchiaio da tavola colmo di fiori freschi per ogni tazza da the di acqua bollente; si copre con un coperchio e si aspetta almeno un’ora: l’infusione deve essere lenta e prolungata (alcuni sostengono che i principi attivi della camomilla richiedono addirittura otto ore per passare nell’acqua dell’infuso). Si filtra quindi con un colino molto fitto o un telo, premendo leggermente sui fiori. L’infuso così preparato ha un sapore poco gradevole ma è efficace. Volendo lo si può aromatizzare con una buccia di arancia oppure una buccia o una fettina di limone. Può essere anche dolcificato con zucchero o miele.

Ma la camomilla possiede anche altre virtù meno note, come quella di essere dotata di spiccate proprietà antiparassitarie, per cui basta tenerne i fiori in un sacchetto tra le maglie di lana perché le tarme non osino avvicinarsi; magari si possono unire dei fiori di lavanda per migliorarne l’odore. Usata nella risciacquatura dei capelli biondi ne ravviva la lucentezza e ne schiarisce lievemente il colore. Per questo uso si preferisce il decotto, che si ottiene facendo bollire due manciate di fiori in un litro d’acqua e filtrando poi con cura. Gli steli di camomilla, recisi in piena fioritura e sparsi nei granai di campagna, tengono lontani i topi e molti insetti dannosi. Se si vuole essere immuni dalle punture di api e zanzare, basta strofinarsi la pelle con i fiori freschi di camomilla oppure fare dei lavaggi con il decotto.

Liquore alla camomilla

Far macerare in mezzo litro di alcool da liquori una bella manciata di fiori di camomilla appena raccolti. Dopo una settimana filtrare e unire ad uno sciroppo preparato facendo bollire pochi minuti 350 g di zucchero con 350 g di acqua. Unire all’estratto di camomilla quando è completamente raffreddato. Lasciar riposare ancora per una decina di giorni e filtrare per la seconda volta. Conservare in bottiglie ben chiuse. ☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

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