la carta della povertà
14 Aprile 2010 Share

la carta della povertà

 

È una fortuna, nell’era delle tv e dei giornali padronali, avere l’opportunità di scrivere le proprie idee, impressioni e proposte, senza l’assillo di piacere a un padrone. La libertà condizionata a cui è sottoposta gran parte dell’informazione italiana ci fa vivere in una sorta di regime mediatico dove solo i temerari riescono ad informarsi liberamente. Ma, ahinoi, di temerari c’è n’è sempre meno e milioni di italiani ingoiano passivamente le tonnellate di merda che quotidianamente giornali e piccolo schermo ci riversano addosso.

E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti quelli che ancora li hanno per osservare oltre le apparenze. Mentre il paese affonda, e milioni di italiani con esso, tutti i giorni i nostri telegiornali continuano a propinarci i soliti collegamenti da Montecitorio, dove “Onorevoli” bavosi e forforosi, ma con il conto alle Cayman, si ostinano a volerci spiegare quanto importante e urgente sia approvare il “lodo Alfano”, vietare le intercettazioni telefoniche, riformare la giustizia, prendere le impronte digitali ai bimbi rom, arrestare gli immigrati clandestini, licenziare i fannulloni, militarizzare le nostre città, imporre i grembiuli ai nostri scolari e solfa varia.

Da via dell’Astronomia, gli ultimi comunisti d’Italia, ovvero i nostri confindustriali che fanno impresa e investimenti con assegno pubblico di mantenimento, ci fanno sapere che non è possibile aumentare i salari, né agganciarli all’inflazione reale, pena la perdita di competitività delle aziende. Della perdita del potere d’acquisto delle famiglie frega a qualcuno?

Tutto ciò mentre dal Governo dell’unto, nonché salvatore, nessuno parla più di tagliare le tasse.

Il grande cavallo di battaglia di tutte le campagne elettorali dell’era berlusconiana si è rivelato, ancora una volta, becchime per polli se è vero, come è vero, che nel DPEF dei prossimi tre anni non c’è menzione alcuna che vada in tal senso.

Tremonti, in veste di nuovo paladino dell’equità pecuniaria, continua la sua missione di espropriatore di ricchezze. E ha pensato bene, nella sua immensa saggezza, di togliere ai “ricchi” (Petrolieri, Banche e Assicurazioni, mica pizza e fichi!) per dare ai poveri la “social card”!

Nell’era dell’apparire più che dell’essere, dello sfoggiare benessere e ricchezza che spesso non si hanno, può risultare infamante, per taluni, esibire la “carta della povertà” per ottenere lo sconto?

La tutela della privacy, tanto invocata dal Governo per limitare le intercettazioni telefoniche dei potenti, non vale per chi, carta canta, verrà marchiato come un povero pezzente?

Ma siate ben felici compatrioti col reddito basso, con un euro e dieci centesimi al giorno, il caffè della sera, quello che notoriamente provoca insonnia, ve lo offre il Ministro! Ministro che, dio lo conservi, con l’abolizione totale dell’ICI ha già tolto ai “ricchi” terremotati per dare ai “poveri” proprietari di case. Castelli e ville in Sardegna inclusi. I nostri governanti ricordano tanto i passeggeri che, sul Titanic che affondava, continuavano a ballare.

 E i “nostri” rappresentanti parlamentari?

 Camille, Ulissi e fricchimignacchi sono in stato di quiete o di moto uniformemente addormentato.

Anticipo di sei mesi della fine della sospensiva di tributi e contributi, nonché taglio dei fondi per la ricostruzione, non sono serviti a farli svegliare dal torpore delle poltrone parlamentari, che una leggenda metropolitana vuole molto soporifere.

In tutto questo inferno di caimani, draculi e luciferi, i “nostri” sembrano tanti soldatini, ma con la testa di vetro alla battaglia dei sassi. E allora, si saranno detti, meglio dormire. ☺

terraecolle@gmail.com

 

eoc

eoc