La corruzione in Italia, e naturalmente anche in Molise, è una pratica talmente diffusa nella quotidianità dei rapporti interpersonali e sociali da far dire a Roberto Scarpinato e Saverio Lodato, autori del libro Il ritorno del Principe – edizioni Chiarelettere, Mi, 2008 -, che essa è “una terribile e inconclusa storia di famiglia che riguarda tutti”. Dunque, la corruzione, come prassi dell’agire quotidiano, invade tutti i gangli della vita civile al punto da confondersi con principi etici e valoriali come la correttezza formale dei rapporti, il rispetto della parola data, il principio della solidarietà – individuale o di classe – per chi è in condizione di sofferenza, l’impegno per la giustizia non formale, il rifiuto di pratiche nepotistiche. Oggi tutto questo è quasi completamente assente, ma probabilmente è sempre stato così, se, ad esempio, appena dopo il processo di unificazione risorgimentale d’Italia, lo stesso Francesco De Sanctis affermava che la storia del regno d’Italia aveva inizio, a suo parere, con il problema della corruzione del ceto dirigente, male che aveva già corroso, nel 1861, le precarie condizioni del parlamento regio e con esso la vita del nuovo regno.
La questione morale, dunque, ossia la corruzione, è il problema “radicale” del nostro paese. Ad essa va collegato il reato della concussione e dell’abuso d’ufficio, reati che le leggi ad personam o ad amicos = ad aziendam, fatte approvare in Parlamento dagli sceriffi dell’unto del Signore, si stanno lentamente svuotando della loro valenza penale fino alla totale prescrizione, svuotamento civile del reato. In questo modo tutti possiamo corrompere, farci corrompere, essere protagonisti di atti concussorii o di abuso del nostro ruolo pubblico e/o istituzionale e il mondo andrà come deve andare, cioè con l’indicazione di forme di comportamento disvaloriali e diseducanti, che a poco a poco prendono piede fra la gente, sostituendo nella realtà i veri valori, quali l’osservanza delle norme costituzionali e la condivisione universalistica del valore della legge come patrimonio comune, come punto di riferimento fra il lecito e l’illecito, fra l’onestà e la disonestà, fra la legalità e le illegalità mafiose.
Le immagini o i fatti, così come ci vengono raccontati dalla Tv pubblica, asservita al premier, o da quelle di proprietà del cittadino di Arcore, ci dicono che per la gente comune l’apparire è cosa migliore dell’es- sere; l’arrivismo con mezzi immorali è preferibile alla quotidianità che si tinge di osservanza delle regole canoniche della civile convivenza; il successo, brevi motu grazie al proprio corpo o alla prostituzione psicologica del proprio “io”, è da preferire o da perseguire, a qualunque costo e con qualunque strumento. Alla luce di queste elementari argomentazioni, capiamo che la strada è in salita e che la corruzione è parte purtroppo integrante della personalità di ciascun uomo e/o di ogni tipo di società.
Il problema è che sia individualmente che collettivamente ci rendiamo conto che la condivisione di regole e la presenza di un percorso civile ed etico condiviso della società conviene a tutti, in quanto tutti abbiamo bisogno di stare insieme, di affrontare le tematiche delle illiceità, come la punta di un iceberg sommerso, una specie di cancro che ormai si è impadronito della società civile tutta e che la sta distruggendo dall’interno.
D’altra parte, anche noi molisani contribuiamo, in percentuale, alla quota di comportamenti illeciti sul versante della corruzione, della concussione, dell’abuso d’ufficio. Pensiamo all’esperienza di quel consigliere larinense del Pdl che, a fronte di cinquemila euro, prometteva ad un malcapitato ingenuo cittadino un posto di lavoro nella città del basso Molise; all’intera vicenda della carcerazione del presidente del nucleo industriale di Termoli – insieme ad altri sei indagati -, nonché commissario del COSIB e amministratore della società Iside.
È, dunque, partendo da queste amare premesse che LIBERA, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ha dato consistenza dal mese di dicembre 2010 alla fine di marzo 2011 alla campagna contro la corruzione. Libera intende raccogliere un milione e mezzo di cartoline, firmate dai cittadini italiani – entro il 21 marzo 2011 – da presentare al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, perché, in virtù del suo ruolo istituzionale, spinga il Parlamento italiano a ratificare le normative europee – legge del 1999 – nonché quelle norme introdotte con la legge finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.
Tale impegno ha visto (e vede tuttora) impegnati migliaia di cittadini, specialmente giovani, a tenere banchetti e a raccogliere per strada le firme di moltissimi cittadini ancora desiderosi che il senso civico e democratico della vita prevalga sullo sfrenato individualismo e sull’egoismo di classe oggi praticamente imperanti. ☺
bar.novelli@micso.net
libera attività
– 26.02.2011: Assemblea di istituto al Liceo scientifico di Santa Croce di Magliano; dopo la visione del film di Mario Martone Noi credevamo ci sarà il dibattito sia sul 150° anniversario dell’unità sia sui temi cari a Libera, ossia quelli della giustizia, della legalità, della corresponsabilità dei cittadini nella vita quotidiana.
– 27.02.2011: visita a Castelvolturno e a Sessaurunca (Ce) delle cooperative giovanili promosse da Libera impegnate sui beni confiscati alla camorra.
– 04.03.2011: incontro con la dott.ssa Venditti; II° incontro di formazione/informazione rivolto ai docenti (e agli allievi disponibili) della rete scolastica, e agli iscritti/simpatizzanti di Libera, alla cittadinanza.
– Stiamo intessendo la trama per il mese di Marzo 2011, quello della Memoria e dell’Impegno per le vittime delle mafie (le date sono già da molti di noi conosciute: il 14 – la maratona della memoria a Cb -; il 19 marzo a Potenza -; il 21 a Cb, in Via Santa Cristina (davanti al bene confiscato alla sacra corona unita pugliese: forse sia di mattina che di pomeriggio);
Nel contempo, comunichiamo a tutti che la sede regionale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Molise, è in Via Milano a Campobasso (all’angolo, di fronte all’istituto “Galanti”). Più precise informazioni, con gli orari di apertura saranno successivamente indicati a tutti gli iscritti e i simpatizzanti.
La corruzione in Italia, e naturalmente anche in Molise, è una pratica talmente diffusa nella quotidianità dei rapporti interpersonali e sociali da far dire a Roberto Scarpinato e Saverio Lodato, autori del libro Il ritorno del Principe – edizioni Chiarelettere, Mi, 2008 -, che essa è “una terribile e inconclusa storia di famiglia che riguarda tutti”. Dunque, la corruzione, come prassi dell’agire quotidiano, invade tutti i gangli della vita civile al punto da confondersi con principi etici e valoriali come la correttezza formale dei rapporti, il rispetto della parola data, il principio della solidarietà – individuale o di classe – per chi è in condizione di sofferenza, l’impegno per la giustizia non formale, il rifiuto di pratiche nepotistiche. Oggi tutto questo è quasi completamente assente, ma probabilmente è sempre stato così, se, ad esempio, appena dopo il processo di unificazione risorgimentale d’Italia, lo stesso Francesco De Sanctis affermava che la storia del regno d’Italia aveva inizio, a suo parere, con il problema della corruzione del ceto dirigente, male che aveva già corroso, nel 1861, le precarie condizioni del parlamento regio e con esso la vita del nuovo regno.
La questione morale, dunque, ossia la corruzione, è il problema “radicale” del nostro paese. Ad essa va collegato il reato della concussione e dell’abuso d’ufficio, reati che le leggi ad personam o ad amicos = ad aziendam, fatte approvare in Parlamento dagli sceriffi dell’unto del Signore, si stanno lentamente svuotando della loro valenza penale fino alla totale prescrizione, svuotamento civile del reato. In questo modo tutti possiamo corrompere, farci corrompere, essere protagonisti di atti concussorii o di abuso del nostro ruolo pubblico e/o istituzionale e il mondo andrà come deve andare, cioè con l’indicazione di forme di comportamento disvaloriali e diseducanti, che a poco a poco prendono piede fra la gente, sostituendo nella realtà i veri valori, quali l’osservanza delle norme costituzionali e la condivisione universalistica del valore della legge come patrimonio comune, come punto di riferimento fra il lecito e l’illecito, fra l’onestà e la disonestà, fra la legalità e le illegalità mafiose.
Le immagini o i fatti, così come ci vengono raccontati dalla Tv pubblica, asservita al premier, o da quelle di proprietà del cittadino di Arcore, ci dicono che per la gente comune l’apparire è cosa migliore dell’es- sere; l’arrivismo con mezzi immorali è preferibile alla quotidianità che si tinge di osservanza delle regole canoniche della civile convivenza; il successo, brevi motu grazie al proprio corpo o alla prostituzione psicologica del proprio “io”, è da preferire o da perseguire, a qualunque costo e con qualunque strumento. Alla luce di queste elementari argomentazioni, capiamo che la strada è in salita e che la corruzione è parte purtroppo integrante della personalità di ciascun uomo e/o di ogni tipo di società.
Il problema è che sia individualmente che collettivamente ci rendiamo conto che la condivisione di regole e la presenza di un percorso civile ed etico condiviso della società conviene a tutti, in quanto tutti abbiamo bisogno di stare insieme, di affrontare le tematiche delle illiceità, come la punta di un iceberg sommerso, una specie di cancro che ormai si è impadronito della società civile tutta e che la sta distruggendo dall’interno.
D’altra parte, anche noi molisani contribuiamo, in percentuale, alla quota di comportamenti illeciti sul versante della corruzione, della concussione, dell’abuso d’ufficio. Pensiamo all’esperienza di quel consigliere larinense del Pdl che, a fronte di cinquemila euro, prometteva ad un malcapitato ingenuo cittadino un posto di lavoro nella città del basso Molise; all’intera vicenda della carcerazione del presidente del nucleo industriale di Termoli – insieme ad altri sei indagati -, nonché commissario del COSIB e amministratore della società Iside.
È, dunque, partendo da queste amare premesse che LIBERA, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ha dato consistenza dal mese di dicembre 2010 alla fine di marzo 2011 alla campagna contro la corruzione. Libera intende raccogliere un milione e mezzo di cartoline, firmate dai cittadini italiani – entro il 21 marzo 2011 – da presentare al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, perché, in virtù del suo ruolo istituzionale, spinga il Parlamento italiano a ratificare le normative europee – legge del 1999 – nonché quelle norme introdotte con la legge finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.
Tale impegno ha visto (e vede tuttora) impegnati migliaia di cittadini, specialmente giovani, a tenere banchetti e a raccogliere per strada le firme di moltissimi cittadini ancora desiderosi che il senso civico e democratico della vita prevalga sullo sfrenato individualismo e sull’egoismo di classe oggi praticamente imperanti. ☺
bar.novelli@micso.net
libera attività
– 26.02.2011: Assemblea di istituto al Liceo scientifico di Santa Croce di Magliano; dopo la visione del film di Mario Martone Noi credevamo ci sarà il dibattito sia sul 150° anniversario dell’unità sia sui temi cari a Libera, ossia quelli della giustizia, della legalità, della corresponsabilità dei cittadini nella vita quotidiana.
– 27.02.2011: visita a Castelvolturno e a Sessaurunca (Ce) delle cooperative giovanili promosse da Libera impegnate sui beni confiscati alla camorra.
– 04.03.2011: incontro con la dott.ssa Venditti; II° incontro di formazione/informazione rivolto ai docenti (e agli allievi disponibili) della rete scolastica, e agli iscritti/simpatizzanti di Libera, alla cittadinanza.
– Stiamo intessendo la trama per il mese di Marzo 2011, quello della Memoria e dell’Impegno per le vittime delle mafie (le date sono già da molti di noi conosciute: il 14 – la maratona della memoria a Cb -; il 19 marzo a Potenza -; il 21 a Cb, in Via Santa Cristina (davanti al bene confiscato alla sacra corona unita pugliese: forse sia di mattina che di pomeriggio);
Nel contempo, comunichiamo a tutti che la sede regionale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Molise, è in Via Milano a Campobasso (all’angolo, di fronte all’istituto “Galanti”). Più precise informazioni, con gli orari di apertura saranno successivamente indicati a tutti gli iscritti e i simpatizzanti.
La corruzione in Italia, e naturalmente anche in Molise, è una pratica talmente diffusa nella quotidianità dei rapporti interpersonali e sociali da far dire a Roberto Scarpinato e Saverio Lodato, autori del libro Il ritorno del Principe – edizioni Chiarelettere, Mi, 2008 -, che essa è “una terribile e inconclusa storia di famiglia che riguarda tutti”. Dunque, la corruzione, come prassi dell’agire quotidiano, invade tutti i gangli della vita civile al punto da confondersi con principi etici e valoriali come la correttezza formale dei rapporti, il rispetto della parola data, il principio della solidarietà – individuale o di classe – per chi è in condizione di sofferenza, l’impegno per la giustizia non formale, il rifiuto di pratiche nepotistiche. Oggi tutto questo è quasi completamente assente, ma probabilmente è sempre stato così, se, ad esempio, appena dopo il processo di unificazione risorgimentale d’Italia, lo stesso Francesco De Sanctis affermava che la storia del regno d’Italia aveva inizio, a suo parere, con il problema della corruzione del ceto dirigente, male che aveva già corroso, nel 1861, le precarie condizioni del parlamento regio e con esso la vita del nuovo regno.
La questione morale, dunque, ossia la corruzione, è il problema “radicale” del nostro paese. Ad essa va collegato il reato della concussione e dell’abuso d’ufficio, reati che le leggi ad personam o ad amicos = ad aziendam, fatte approvare in Parlamento dagli sceriffi dell’unto del Signore, si stanno lentamente svuotando della loro valenza penale fino alla totale prescrizione, svuotamento civile del reato. In questo modo tutti possiamo corrompere, farci corrompere, essere protagonisti di atti concussorii o di abuso del nostro ruolo pubblico e/o istituzionale e il mondo andrà come deve andare, cioè con l’indicazione di forme di comportamento disvaloriali e diseducanti, che a poco a poco prendono piede fra la gente, sostituendo nella realtà i veri valori, quali l’osservanza delle norme costituzionali e la condivisione universalistica del valore della legge come patrimonio comune, come punto di riferimento fra il lecito e l’illecito, fra l’onestà e la disonestà, fra la legalità e le illegalità mafiose.
Le immagini o i fatti, così come ci vengono raccontati dalla Tv pubblica, asservita al premier, o da quelle di proprietà del cittadino di Arcore, ci dicono che per la gente comune l’apparire è cosa migliore dell’es- sere; l’arrivismo con mezzi immorali è preferibile alla quotidianità che si tinge di osservanza delle regole canoniche della civile convivenza; il successo, brevi motu grazie al proprio corpo o alla prostituzione psicologica del proprio “io”, è da preferire o da perseguire, a qualunque costo e con qualunque strumento. Alla luce di queste elementari argomentazioni, capiamo che la strada è in salita e che la corruzione è parte purtroppo integrante della personalità di ciascun uomo e/o di ogni tipo di società.
Il problema è che sia individualmente che collettivamente ci rendiamo conto che la condivisione di regole e la presenza di un percorso civile ed etico condiviso della società conviene a tutti, in quanto tutti abbiamo bisogno di stare insieme, di affrontare le tematiche delle illiceità, come la punta di un iceberg sommerso, una specie di cancro che ormai si è impadronito della società civile tutta e che la sta distruggendo dall’interno.
D’altra parte, anche noi molisani contribuiamo, in percentuale, alla quota di comportamenti illeciti sul versante della corruzione, della concussione, dell’abuso d’ufficio. Pensiamo all’esperienza di quel consigliere larinense del Pdl che, a fronte di cinquemila euro, prometteva ad un malcapitato ingenuo cittadino un posto di lavoro nella città del basso Molise; all’intera vicenda della carcerazione del presidente del nucleo industriale di Termoli – insieme ad altri sei indagati -, nonché commissario del COSIB e amministratore della società Iside.
È, dunque, partendo da queste amare premesse che LIBERA, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ha dato consistenza dal mese di dicembre 2010 alla fine di marzo 2011 alla campagna contro la corruzione. Libera intende raccogliere un milione e mezzo di cartoline, firmate dai cittadini italiani – entro il 21 marzo 2011 – da presentare al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, perché, in virtù del suo ruolo istituzionale, spinga il Parlamento italiano a ratificare le normative europee – legge del 1999 – nonché quelle norme introdotte con la legge finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.
Tale impegno ha visto (e vede tuttora) impegnati migliaia di cittadini, specialmente giovani, a tenere banchetti e a raccogliere per strada le firme di moltissimi cittadini ancora desiderosi che il senso civico e democratico della vita prevalga sullo sfrenato individualismo e sull’egoismo di classe oggi praticamente imperanti. ☺
bar.novelli@micso.net
libera attività
– 26.02.2011: Assemblea di istituto al Liceo scientifico di Santa Croce di Magliano; dopo la visione del film di Mario Martone Noi credevamo ci sarà il dibattito sia sul 150° anniversario dell’unità sia sui temi cari a Libera, ossia quelli della giustizia, della legalità, della corresponsabilità dei cittadini nella vita quotidiana.
– 27.02.2011: visita a Castelvolturno e a Sessaurunca (Ce) delle cooperative giovanili promosse da Libera impegnate sui beni confiscati alla camorra.
– 04.03.2011: incontro con la dott.ssa Venditti; II° incontro di formazione/informazione rivolto ai docenti (e agli allievi disponibili) della rete scolastica, e agli iscritti/simpatizzanti di Libera, alla cittadinanza.
– Stiamo intessendo la trama per il mese di Marzo 2011, quello della Memoria e dell’Impegno per le vittime delle mafie (le date sono già da molti di noi conosciute: il 14 – la maratona della memoria a Cb -; il 19 marzo a Potenza -; il 21 a Cb, in Via Santa Cristina (davanti al bene confiscato alla sacra corona unita pugliese: forse sia di mattina che di pomeriggio);
Nel contempo, comunichiamo a tutti che la sede regionale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Molise, è in Via Milano a Campobasso (all’angolo, di fronte all’istituto “Galanti”). Più precise informazioni, con gli orari di apertura saranno successivamente indicati a tutti gli iscritti e i simpatizzanti.
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