La disperazione in perraud
18 Settembre 2023
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La disperazione in perraud

L’angoscia in filosofia
Soren Kierkegaard, autore de Il concetto dell’angoscia (1844), esamina l’ uomo non solo come essere razionale, ma anche nella totalità della sua esistenza quale finito e irripetibile. Secondo il filosofo, esistere vuol dire emergere dal nulla, ma non si può esistere se non come peccatori: esistere è peccato, è la perdita dell’originaria innocenza.
Il peccato si presenta come scelta e a volte come assurdo: Abramo, spinto da Dio a sacrificare Isacco, peccherebbe sia se lo uccidesse (contro le leggi morali del suo popolo) sia se non lo facesse (contro un ordine di Dio): questa situazione genera angoscia. Il peccato è una rottura da una situazione di innocenza perché nell’ innocenza l’uomo non è consapevole né del bene né del male. Kierkegaard non sa come si passi dall’innocenza al peccato, ma sa che il suo presupposto è l’angoscia, il sentimento che prova l’uomo quando ha la libertà di potere, quando è al vertice della libertà.
La risposta degli uomini di cultura alla profonda crisi esistenziale e morale che investe la coscienza umana nei primi del Novecento e che travolge l’intellettuale tradizionale, mostra soluzioni diverse e spesso contraddittorie. L’uomo avverte l’ angoscia, il disagio verso il mondo e urla non per risolvere il problema ma per comunicare il suo stato d’animo: alle spalle della figura troviamo un ponte dall’andamento obliquo. Edvard Munch ha trattato lo stesso tema in due opere: Angoscia  e  Disperazione.  Pur rimanendo isolato, chiuso in sé stesso, l’uomo è circondato da altre persone con cui non comunica. L’impatto duro della linea retta, insieme al timbro allucinato, raccontano in modo efficace l’urto improvviso dell’angoscia che può trasformare un bel tramonto in un incubo insostenibile (An- goscia). È la stessa angoscia: i due compagni, che in Disperazione si allontanavano con indifferenza verso il fondo, sono qui trasformati in due figure persecutorie che pedinano la creatura terrorizzata.
La disperazione
La Disperazione, scolpita dall’ artista francese Jean Joseph Perraud nel 1861, ricalca il pensiero del suo tempo – disperazione e angoscia – dalla filosofia alla letteratura, all’arte. Jean Joseph Perraud (Ac- cademico, scultore francese 1819-1876) scolpì una figura maschile seduta a terra nuda, dotata solo di un panneggio per coprire con pudore le parti intime. L’uomo mostra un volto malinconico, incorniciato dalla folta capigliatura ed assume una posa che fa pensare proprio ad un momento di profonda riflessione e di totale sconforto. L’artista in questo modo vuole dar forma all’allegoria della condizione tragica dell’esistenza umana. È un’opera che non può lasciare indifferenti e, vista dal vivo, suscita emozioni contrastanti.
Per ammirarla con i vostri occhi dovete necessariamente andare fino al Musée d’Orsay, a Parigi. Il protagonista dell’ opera pare vinto nell’animo tanto quanto nel corpo. Mirabile è la resa dell’ emozione che Perraud ha saputo dare al suo lavoro e all’accuratezza dei dettagli. Osservate i piedi che sembrano potersi muovere da un momento all’altro o l’intreccio delle dita delle mani che non ha niente di diverso da mani reali se non il candido colore del marmo.
Perraud, durante la sua fase più produttiva, fu particolarmente apprezzato dai contemporanei, ma al tramonto del suo vivere quasi dimenticato, anche dopo la morte. Esistono momenti di estrema solitudine, tristezza, sconforto. Non conta quante volte cadrai, ma quante volte avrai la forza di rialzarti.☺

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