Giovanni si sentiva paradossalmente sollevato. Era una cosa a dir poco assurda, ma la disperazione era stata talmente tanta che era questo ciò che provava in quel momento. Nel suo ultimo momento.
Giovanni era affetto dal cosiddetto "male del secolo", tecnicamente noto come depressione, ma per tutti, in paese, il suo era un male immaginario, irreale, inesistente. Un uomo della sua età, poi, non poteva, a loro modo di vedere le cose, perdere tempo con simili sciocchezze. Per loro lui era un po' svitato, si vociferava che tutti questi problemi mentali se li facesse perché leggeva troppo, perché era strano di suo.
"La depressione non è una malattia, smettila di fare la recita!", gli dicevano conoscenti e amici, e Giovanni soffriva nel sentire quei pensieri, si sentiva ancora più solo, annegando sempre più nella sua triste disperazione.
Un giorno disse alla moglie – l'unica che cercava di capire il suo strano male – che sarebbe stato meglio se fosse stato malato per davvero perché forse così le persone avrebbero preso in considerazione il suo dolore.
Era triste Giovanni, triste perché non si sentiva capito, triste perché non si sentiva confortato, triste perché la gente lo prendeva per stupido, perché veniva deriso, perché veniva etichettato come persona poco seria.
Ma la vita lo sorprese quando meno se l'aspettava. Dei semplici controlli di routine si trasformarono in amara realtà. Il suo medico curante non usò mezzi termini. Cancro. Non aggiunse altro.
La notizia si diffuse velocemente in paese e ne furono tutti seriamente rammaricati. C'era chi voleva andare a fargli visita, chi voleva esprimergli solidarietà, chi voleva dirgli una parola carina. La moglie continuava amorevolemente a stargli accanto e fu proprio lei a notare una cosa a dir poco strana. Giovanni aveva un'indecifrabile espressione, qualcosa difficile da capire e interpretare. Era come se paradossalmente il suo volto si fosse rasserenato. La moglie quell'espressione non riusciva a spiegarsela, così un giorno decise di affrontare la sua perplessità a viso aperto e chiese al marito che cosa gli stava accadendo. Per tutta risposta lui le disse qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di sentirgli dire, specie dopo gli ultimi sviluppi della sua terribile malattia.
"Tutto sommato non mi lamento. Almeno adesso mi credono quando dico che sto male, almeno ora mi prendono in considerazione, perché ora ho una malattia vera". Disse tutto questo sotto lo sguardo stupito della moglie, ma il suo sorriso adesso era amaro e una lacrima solcava il suo volto stanco.
La sua era una disperazione senza fine, aveva solo cambiato modalità di espressione. ☺
bonsai79@katamail.com
Giovanni si sentiva paradossalmente sollevato. Era una cosa a dir poco assurda, ma la disperazione era stata talmente tanta che era questo ciò che provava in quel momento. Nel suo ultimo momento.
Giovanni era affetto dal cosiddetto "male del secolo", tecnicamente noto come depressione, ma per tutti, in paese, il suo era un male immaginario, irreale, inesistente. Un uomo della sua età, poi, non poteva, a loro modo di vedere le cose, perdere tempo con simili sciocchezze. Per loro lui era un po' svitato, si vociferava che tutti questi problemi mentali se li facesse perché leggeva troppo, perché era strano di suo.
"La depressione non è una malattia, smettila di fare la recita!", gli dicevano conoscenti e amici, e Giovanni soffriva nel sentire quei pensieri, si sentiva ancora più solo, annegando sempre più nella sua triste disperazione.
Un giorno disse alla moglie – l'unica che cercava di capire il suo strano male – che sarebbe stato meglio se fosse stato malato per davvero perché forse così le persone avrebbero preso in considerazione il suo dolore.
Era triste Giovanni, triste perché non si sentiva capito, triste perché non si sentiva confortato, triste perché la gente lo prendeva per stupido, perché veniva deriso, perché veniva etichettato come persona poco seria.
Ma la vita lo sorprese quando meno se l'aspettava. Dei semplici controlli di routine si trasformarono in amara realtà. Il suo medico curante non usò mezzi termini. Cancro. Non aggiunse altro.
La notizia si diffuse velocemente in paese e ne furono tutti seriamente rammaricati. C'era chi voleva andare a fargli visita, chi voleva esprimergli solidarietà, chi voleva dirgli una parola carina. La moglie continuava amorevolemente a stargli accanto e fu proprio lei a notare una cosa a dir poco strana. Giovanni aveva un'indecifrabile espressione, qualcosa difficile da capire e interpretare. Era come se paradossalmente il suo volto si fosse rasserenato. La moglie quell'espressione non riusciva a spiegarsela, così un giorno decise di affrontare la sua perplessità a viso aperto e chiese al marito che cosa gli stava accadendo. Per tutta risposta lui le disse qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di sentirgli dire, specie dopo gli ultimi sviluppi della sua terribile malattia.
"Tutto sommato non mi lamento. Almeno adesso mi credono quando dico che sto male, almeno ora mi prendono in considerazione, perché ora ho una malattia vera". Disse tutto questo sotto lo sguardo stupito della moglie, ma il suo sorriso adesso era amaro e una lacrima solcava il suo volto stanco.
La sua era una disperazione senza fine, aveva solo cambiato modalità di espressione. ☺
Giovanni si sentiva paradossalmente sollevato. Era una cosa a dir poco assurda, ma la disperazione era stata talmente tanta che era questo ciò che provava in quel momento. Nel suo ultimo momento.
Giovanni era affetto dal cosiddetto "male del secolo", tecnicamente noto come depressione, ma per tutti, in paese, il suo era un male immaginario, irreale, inesistente. Un uomo della sua età, poi, non poteva, a loro modo di vedere le cose, perdere tempo con simili sciocchezze. Per loro lui era un po' svitato, si vociferava che tutti questi problemi mentali se li facesse perché leggeva troppo, perché era strano di suo.
"La depressione non è una malattia, smettila di fare la recita!", gli dicevano conoscenti e amici, e Giovanni soffriva nel sentire quei pensieri, si sentiva ancora più solo, annegando sempre più nella sua triste disperazione.
Un giorno disse alla moglie – l'unica che cercava di capire il suo strano male – che sarebbe stato meglio se fosse stato malato per davvero perché forse così le persone avrebbero preso in considerazione il suo dolore.
Era triste Giovanni, triste perché non si sentiva capito, triste perché non si sentiva confortato, triste perché la gente lo prendeva per stupido, perché veniva deriso, perché veniva etichettato come persona poco seria.
Ma la vita lo sorprese quando meno se l'aspettava. Dei semplici controlli di routine si trasformarono in amara realtà. Il suo medico curante non usò mezzi termini. Cancro. Non aggiunse altro.
La notizia si diffuse velocemente in paese e ne furono tutti seriamente rammaricati. C'era chi voleva andare a fargli visita, chi voleva esprimergli solidarietà, chi voleva dirgli una parola carina. La moglie continuava amorevolemente a stargli accanto e fu proprio lei a notare una cosa a dir poco strana. Giovanni aveva un'indecifrabile espressione, qualcosa difficile da capire e interpretare. Era come se paradossalmente il suo volto si fosse rasserenato. La moglie quell'espressione non riusciva a spiegarsela, così un giorno decise di affrontare la sua perplessità a viso aperto e chiese al marito che cosa gli stava accadendo. Per tutta risposta lui le disse qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di sentirgli dire, specie dopo gli ultimi sviluppi della sua terribile malattia.
"Tutto sommato non mi lamento. Almeno adesso mi credono quando dico che sto male, almeno ora mi prendono in considerazione, perché ora ho una malattia vera". Disse tutto questo sotto lo sguardo stupito della moglie, ma il suo sorriso adesso era amaro e una lacrima solcava il suo volto stanco.
La sua era una disperazione senza fine, aveva solo cambiato modalità di espressione. ☺
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