La pace come inizio
9 Gennaio 2025
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La pace come inizio

Il prossimo anno si apre all’ insegna del Giubileo della speranza, e tutti noi sappiamo quanto ne avremmo bisogno. Ecco perché è arrivato il momento di costruire una società della nonviolenza, della cura e dei beni comuni, partendo dal giubileo del debito e dal bandire la guerra e le armi dalla storia. E il Messaggio di papa Francesco sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”, per la 58ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025, va in questa direzione.
Prendendo spunto da quest’anno giubilare, Francesco invita “la comunità internazionale a intraprendere azioni di condono del debito estero, riconoscendo l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo. È un appello alla solidarietà, ma soprattutto alla giustizia”. “Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune”. Ed elenca i fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità: le disparità di ogni sorta; il trattamento disumano riservato alle persone migranti; il degrado ambientale; la confusione colpevolmente generata dalla disinformazione; il rigetto di ogni tipo di dialogo; i cospicui finanziamenti dell’industria militare. Servono dunque “cambiamenti culturali e strutturali, perché avvenga anche un cambiamento duraturo”. “Il cambiamento culturale e strutturale per superare questa crisi avverrà quando ci riconosceremo finalmente tutti secondo una logica di responsabilità condivisa e diversificata”.
Quali sono le novità del messaggio, nella riflessione del magistero della pace? Una delle espressioni più innovative è: “La pace non come fine della guerra, ma come inizio di un nuovo mondo”. Ed è un richiamo alla pace positiva che significa guidare un’evoluzione in pace ovvero creare politiche, progetti, dialoghi e leadership di Pace Positiva. Un cambiamento positivo nel modo in cui gli individui e le organizzazioni pensano alla pace. Aumento dei livelli di coesione sociale, cooperazione e produttività. Comprensione della natura sistemica del come operano le società.
La pace rappresenta la meta dell’umanità, mentre la responsabilità e il dialogo rappresentano la pratica per liberarci dal debito, dalla pena di morte e dalle armi. Il modo per raggiungerla dipende da presupposti economico-sociali. I presupposti economici indicati sono: liberare i Paesi dal debito estero; liberare il mondo dalla spesa in armi; realizzare una nuova architettura finanziaria mondiale. I presupposti sociali auspicabili sono liberarci dalle disparità e disuguaglianze; liberarci dai trattamenti disumani la cui massima espressione è la pena di morte; liberarci dalla disinformazione; liberarci dal degrado ambientale. Ma perché tutto questo accada occorre recuperare la responsabilità personale e collettiva e ripristinare il dialogo come pratica sociale e politica. Indicare la meta della pace è fondamentale perché in questo momento storico sono in corso ricomposizioni e ri-conformazioni dell’assetto geopolitico mondiale.
Dopo la caduta del muro di Berlino, un solo modello economico occidentale e neoliberista si è imposto al mondo globalizzato, ma la grande competizione mondiale non l’hanno vinta i Paesi che l’avevano propugnata, bensì altri tra cui la Cina, l’Arabia Saudita, la Russia. Questo ha creato paradossalmente un Occidente indebitato che aveva bisogno della liquidità per sostenere la propria macchina politica ed economica. Finché l’abbondante liquidità dei vincitori della globalizzazione ha sostenuto l’Occidente, non ci sono stati problemi. Ma quando, dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008, la credibilità finanziaria occidentale è venuta meno e i Paesi creditori hanno acquisito pacchetti di controllo sulle grandi società occidentali, l’Occidente ha scatenato una guerra fatta di sanzioni, dazi e tariffe che va sotto il nome di neo-protezionismo. Questo sistema si chiama guerra capitalista.
Le guerre economiche e finanziarie fanno da apripista alle guerre guerreggiate. L’Occidente sta cercando di imporre la perduta supremazia economica attraverso la presunta supremazia militare. Il risultato è un caos conflittuale, senza vincitori univoci né stabili che sta determinando una probabile lunga era della non pace. L’augurio che papa Francesco fa al mondo intero è: “Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani”.
E il documento si conclude con l’invito “al disarmo del cuore che è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato”.☺

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