Un calcio alla storia
9 Febbraio 2023
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Un calcio alla storia

Un altro anno se ne è andato con tanti ricordi e ogni anno che passa si porta via anche qualche personaggio famoso della cultura, della musica o dello sport; quei personaggi che in un modo o nell’altro hanno accompagnato la nostra esistenza e per questo fanno parte di noi come un amico. Nel 2022 tra gli ultimi ad andarsene è stato Edson Arantes do Nascimento meglio conosciuto come Pelè. Come un po’ tutti i grandi del passato, veniva da una famiglia povera e per lui sognare significava calciare un “pallone” fatto soprattutto da un calzino riempito con carta o stracci. Diventato grande è riuscito a realizzare il suo sogno di divertirsi giocando a calcio ed è passato alla storia per essere stato il più grande, colui che ha inventato il calcio. Tutto quello che figura nell’abecedario del provetto calciatore è nato dai suoi piedi e dal suo estro, potenti stacchi aerei, come quello contro l’Italia del 1970, rabone, dribbling o rovesciate come quella di Fuga per la vittoria film degli anno ‘80 del secolo scorso (anche se di quel film io e i miei amici sognavamo più di emulare la “bicicletta” di Ardiles che quella rovesciata). Cosa più importante, quando giocava si divertiva come solo i bambini sanno fare giocando a pallone.

Ma non voglio parlare della vita di O’ Rei, prendo spunto dalla sua comparsa cinematografica in Fuga per la vittoria per riportare alla memoria dei più la vera storia che ispirò quel film, una partita vera che si disputò a Kiev, sì la capitale dell’odierna Ucraina, il 9 Agosto del 1942.

Il calcio si è spesso incrociato con la Storia più importante e scritta con la lettera maiuscola, dal campionato di calcio del 1944 vinto dai Vigili del Fuoco di La Spezia che eroicamente, tra un intervento ed un altro dovuti al conflitto, con le stesse autopompe in dotazione facevano trasferte nel nord Italia sconfiggendo le più blasonate Bologna, Torino, Inter, oppure i più recenti eventi di conflitto nella ex Jugoslavia, neanche trent’anni fa, il cui prologo molti storici hanno attribuito agli scontri in campo tra la Dinamo Zagabria e la Stella Rossa di Belgrado, oppure Argentina-Inghilterra un’apparente partita di cartello del mondiale 1986 che nascondeva la rivalsa argentina sugli inglesi per il conflitto delle isole Falkland di qualche anno prima; ricordiamo che l’Argentina colpì gli inglesi con “la mano di Dio” e con il gol più bello segnato ad un mondiale, ma quella del 1942 che vorrei raccontare è stata una partita particolare, conosciuta anche come la partita della morte.

L’esercito tedesco, che allora occupava il territorio ucraino, volle organizzare un torneo calcistico dove poter manifestare la propria grandezza. Al torneo parteciparono squadre in rappresentanza delle forze di occupazione: una guarnigione ungherese, una romena, una di soldati tedeschi, una di ufficiali magiari, una di collaborazionisti ucraini, e una squadra composta dai migliori atleti e ufficiali nazisti, che sulla carta avrebbe dovuto vincere il torneo.

Si iscrisse anche una squadra formata da ex giocatori ucraini della Dinamo e della Lokomotiv di Kiev, che erano stati fatti prigionieri e messi a lavorare in un forno per alimentare le truppe naziste. Denutriti e non allenati dovevano essere gli sconfitti del torneo. La squadra si chiamò Start e trovò modo di vestirsi con magliette rosse.

Come ogni favola avvenne il contrario del copione scritto. La Start vinse tutte le partite nel piccolo stadio Zenit, ancora superstite ed eletto a monumento di resistenza all’oppressore, anche quella del 9 Agosto 1942, la più sentita, contro la squadra degli ufficiali tedeschi, per 5 a 3. Per loro era importante giocare bene e cercare di vincere. Poche settimane dopo i giocatori della Start cominciarono ad essere arrestati, uccisi o deportati.

Diego Maradona, l’altro giocatore che ha parlato di calcio al mondo, una volta disse ad un giornalista “Occupati di politica internazionale, il calcio è cosa troppo seria”.☺

 

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