Sotto la pelle di leone
20 Giugno 2016
La Fonte (351 articles)
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Sotto la pelle di leone

Non siamo vittimisti e dunque neppure le querele ci spaventano; le abbiamo messe in conto. In questi interminabili anni di lotta per la ricostruzione post-sisma ci è capitato di tutto: dagli attacchi mediatici, che hanno mandato in tilt i nostri poveri mezzi quando abbiamo parlato di usura, strozzinaggio e cravattai presenti sul territorio, a lettere anonime infamanti, quando abbiamo segnalato alla procura della repubblica il rischio di ricostruzione in zone notoriamente franose; dagli insulti verbali ai risolini sarcastici fino alle denunce alla magistratura. È sintomatico che siano proprio i sindaci, che dovrebbero lottare ad oltranza per i diritti dei cittadini, ad avercela con noi. E così il primo a querelarci fu l’allora sindaco di Colletorto, amato così tanto dal suo popolo da non essere rieletto. Era di destra, ma ora si ritrova nella struttura regionale post-terremoto, con un incarico ricevuto dalla giunta regionale se dicente di centro-sinistra. Quando si dice che il mondo gira! Il 5 luglio il giudice per l’udienza preliminare dovrà pronunciarsi in relazione alla richiesta per il nostro rinvio a giudizio. Ora è la volta del sindaco di S. Giuliano di Puglia. Al suo terzo mandato, avendo praticamente azzerato la pur minima opposizione in paese, ha deciso di asfaltare ogni contestazione proveniente da fuori e così ha provveduto a denunciarci, stanco delle domande che da alcuni mesi andiamo ponendogli. Ci fa piacere che ci legge, ma non sarebbe stato più semplice risponderci? In fondo gli poniamo le stesse domande che prima o poi pure la magistratura sarà costretta a porgli. Altri amministratori e politicanti, più furbamente, hanno atteso che ci stancassimo di occuparci di loro per evitare di alzare un polverone che poteva ritorcersi contro di loro. Lui invece, petto in fuori e pancia in dentro, imperterrito, preferisce raccontare in tribunale se ha percepito mazzette, come si dice in un’intercettazione di mafia capitale, se c’entra nello scandalo della imbarazzante storia della circumlacuale, ecc. De gustibus!

Guardando ai tanti personaggi che costellano il nostro mondo mi viene in mente una simpatica favoletta. Un asino, stanco di sentirsi preso in giro dagli animali della fattoria, pensò di vestirsi con la pelle di leone. Come d’incanto, cominciò ad incutere terrore e rispetto; quando passava tutti lo ossequiavano, si inchinavano, si mantenevano a debita distanza, finché un giorno dovette far sentire necessariamente la sua voce e allora anziché un terrificante ruggito uscì dalla sua gola uno sgraziato raglio. È superfluo dire come andò a finire!

Nel Molise, sarà per quieto vivere, per timore o perché il proprio orticello non ancora viene devastato dallo smottamento generale, si fa fatica ad alzare la voce e così i terremotati hanno ricevuto assicurazione che in due anni si farà quello che non si è fatto in quattordici – per non perderli, in 24 mesi, si dovranno realizzare 280 milioni di euro di lavori, quando negli ultimi sei mesi non si è ancora riuscito a liquidarne 20! Nella sanità, tema all’ordine del giorno, non va meglio. Il 18 maggio a Campobasso c’è stata una buona mobilitazione per chiedere semplicemente rispetto per la sanità pubblica, ormai allo sfascio. Solo gli sciocchi e i mistificatori hanno potuto vederci un rimpianto per la passata catastrofica gestione della cosa pubblica! Il riordino deve essere in funzione dei cittadini, non dei conti pubblici. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, almeno finché non diventerà carta straccia, come il parlamento ha decretato con la schiforma appena approvata. Se non ci lasciamo ammaliare da bugie e sofismi, ventilati ad arte ai quattro venti, al referendum di ottobre dovremo dire con forza, coralmente, il nostro NO, senza tentennamenti. Non è questione di Renzi o Berlusconi, di destra o di sinistra, è in gioco semplicemente il nostro futuro.

Se il presidente del consiglio Renzi, il 17 maggio, non è venuto nel Molise, solo perché pioveva, vuol dire che siamo messi proprio male. Ha avuto paura di affogare? Di non poter ripartire? E noi che stiamo qui 366 giorni, in questo anno bisestile, che dobbiamo fare? Il potere è nelle nostre mani, non lasciamoci esautorare. In un opuscolo della metà del ‘500, Discorso sulla servitù volontaria, Étienne de La Boétie scrive: “Vorrei riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città, tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi… Non c’è bisogno di combattere questo tiranno, né di toglierlo di mezzo; si sconfigge da solo, a patto che il popolo non acconsenta alla propria servitù. Non occorre sottrargli qualcosa, basta non dargli nulla… È il popolo che si fa servo, che si taglia la gola da solo, che potendo scegliere tra servitù e libertà rifiuta la sua indipendenza e si sottomette al giogo; che acconsente al proprio male, anzi lo persegue… Questo vostro padrone che vi domina ha soltanto due occhi, due mani, un corpo, niente di diverso da quanto possiede l’ultimo abitante del grande e sconfinato numero delle vostre città eccetto i mezzi per distruggervi che voi stessi gli fornite… Decidete una volta per tutte di non servire più e sarete liberi”.

Scrutiamo i leoni che appaiono all’orizzonte; sotto la loro pelle si nascondono asini. Non udite i ragli?☺

 

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