La pietà di agnone
31 Marzo 2015 Share

La pietà di agnone

Nella chiesa di Sant’Emidio ad Agnone si possono ammirare le opere più interessanti dei due Dupré: un Cristo morto in gesso con rivestimento policromo e due piccole sculture in marmo, San Francesco e un Busto di Dante, di Giovanni; l’  Addolorata in terracotta, un Cristo Risorto (1895) sempre in terracotta, un Battesimo di Cristo (1890) in marmo, di Amalia.

Le statue del Cristo morto e dell’Addolorata sono collocate sullo stesso altare in modo da formare la scena della Pietà; la prima è un modello, un bozzetto a grandezza naturale che precedette e servì per la realizzazione del celebre marmo del cimitero di Siena, la seconda è un originale, un pezzo unico, eseguito appositamente nel 1896. Il gruppo, collocato in uno spazio angusto – una sorta di teca barocca – con il corpo di Gesù in primo piano e la Vergine racchiusa in una nicchia, sembra incedere all’interno di una tomba.

La Madonna è avvolta dal manto – emergono dalla sagoma nera, increspata dalle pieghe del tessuto, solo il viso e le mani -. Amalia non vuole realizzare una scultura di forma ma una scultura di pàthos riuscendo ad accendere l’empatia dell’osservatore, e ad accompagnarlo alla pietà. L’espressione di dolore è composta, le mani avviticchiate comprimono il petto quasi a trattenere urlo e pianto. L’espressione del volto profondamente spirituale, molto lontana da quella urlata, melodrammatica e piena di tensione dei Compianti tardo-quattrocenteschi di Guido Mazzoni e Niccolò dell’Arca.

Scultura Mistica

Dal punto di vista compositivo l’insieme, fruibile “pittoricamente” per la sola veduta frontale, sembra accusare scarsa unità poiché la figura a collocazione verticale appare nettamente staccata da quella in posizione quasi orizzontale; del resto, l’attimo che l’artista ha voluto cogliere va ben oltre l’espressione della pietà pensata per l’altra scena (la gamba della madre che regge il busto del figlio nella scultura di Siena appare qui adattata per simulare un supporto ricoperto da un lenzuolo), più di 34 anni separano le due opere; qui è il non toccare e il commiato, acutissimo e straziante come quella spada che ha già trapassata cuore e carne.

“Le due sculture, sia per l’ ideazione che la modellazione, possiedono una evidente forza plastica che trascende l’idea mistica e contemplante. Per lungo tempo, nell’orientamento di pensiero e di metodo riguardo ai problemi storici, hanno dominato: il pregiudizio sui periodi di progresso e di decadenza dell’arte, la classificazione di arti maggiori ed arti minori e la distinzione, spesso arbitraria, fra artista-ideatore e artigiano-artefice, fra scultore e semplice scalpellino. Opere di notevole interesse, difatti, non sono solo quelle classiche, medioevali, rinascimentali, barocche o neoclassiche ma anche quelle concepite nel tardo Ottocento come dimostra questa Pietà dei Dupré, padre e figlia, scultori mirabili, che porta impressa la visione artistica e gli ideali figurativi della propria epoca” (cfr. Alessandro Cimmino, Chiesa di S. Emidio ad Agnone).☺

 

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