La poesia civile di Enzo Bacca: “sul marmo di sepoltura”
(ritornando a Casarsa)
Autunno – ostaggio breve – raccoglimento
nell’ubertosa scrittura dei suoi colori,
vitamina per occhi e sensi. E silenziosi semi.
Ricamo a tinte ocra, gialle, marroni, vinaccia.
Sterco di vacca tra gli sfagni. Codoni tra i rivoli.
Ripenso alla torbiera che fumava brodo
olle di sorgiva tra le nebbie della Pulisùta,
(le mie note di cera ornavano la bruma).
Facce ambrate ai primi colpi del giorno,
Casarsa pigra si svegliava nel sorso di ribolla.
A due passi l’Academiùta e i sassi di Pasolini
omaggio alla carne, all’urna, alla madre.
Autunno – ostaggio umile – s’apriva al vivere
nella quiete delle pagine.Più in là i cipressi,
tra i fossi, un fiore (caldo) sulla nuda lastra
ed erba fresca strappata alla terra.
Ho sete ancora di quell’acqua tersa
trasportata insieme.
Tra gola e cuore fino alla fonte.
“Fontana di aga dal me país.
A no è agapífres-cia che tal me país.
Fontana di rusticamòur”.*
Il mio omaggio, sul marmo di sepoltura.
*Verso da Poesie a Casarsa di PPP (1942)
nel dialetto friulano di Casarsa della Delizia,
paese dove riposano le sue spoglie.
A cinquant’anni dalla sua tragica dipartita.
(Di quel delitto ancora tanti punti neri).
