Dell’insondabile mistero
13 Ottobre 2023
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Dell’insondabile mistero

Io non c’ero quel giorno
quando affrescasti l’alba
in olio e parole – prima delle parole -.
Tra miriadi di gemme
dall’albero della vita
mi donasti il giorno e la notte e l’estasi
e l’estate infinita dei giorni a venire.
E non c’ero quando il canto del primo magma
accompagnò l’impasto sulla tela.
E non era ancora il tempo di Simon cefa
neppure Francesco e l’altro Francesco
né il Figlio prediletto nel ritorno di parasceve.
E non c’ero nemmeno quando il soffio caldo
sul polmone-mondo lievitò la luce.
E la luce annunciò la vertigine.
Dio diede alla corteccia le sue creature più belle
e i frutti di quel seme.

Ed io c’ero. E mi bastò ammirare
lo scorrere del fiume e le maree
ogni progenie in cerca del suo nido.
Il trillo dell’usignolo di primo mattino
l’ape sul fiore, i bagliori della neve.
Il sorriso d’una madre al primo vagito.

(Poi il sorso amaro offuscò Babèle
e vennero i tempi delle lame curve sulle teste
i lamenti dei campi oscuri e le vacche secche.
Il cratere dell’insipienza eruttò ogni scisma).

Eppure il gelso bianco partorì buoni frutti.
E accolsi il libro dei libri tra le vertebre
i flutti impetuosi dentro la carne
e fu cosa buona.
Atomo dell’insondabile mistero.

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