la poesia: un bene prezioso
13 Aprile 2010 Share

la poesia: un bene prezioso

 

La Poesia, un valore letterario che credo attinga alle sorgenti primigenie della civiltà, se è vero che essa è un linguaggio essenziale capace di far arrivare un messaggio e di emozionare per scelta semantica appropriata, cadenza ritmica, musicalità, uso appropriato di pause e spazi, in una continua tensione di fornire a chi legge o ascolta l’opportunità di captare il messaggio e di fruire al meglio dell’armonia d’insieme. Da qualche tempo, purtroppo, essa è diventata la Cenerentola delle forme espressive artistiche, ritenuta da molti, perfino da nuove metodologie d’insegnamento, inutile esercizio di memoria, privata da più parti di quella carica vitale che l’ha contrassegnata nel corso dei secoli come mezzo di elevazione umana e, quindi, di civiltà dei popoli. La Poesia non tira! “piangono gli editori!”, “I libri di poesie non si vendono ripetono banalmente i librai” che nulla fanno per invogliare il mercato.

“I lettori preferiscono romanzi, opere di saggistica e quant’altro” fanno eco in tanti. E tutti sappiamo che è la verità, e possiamo convenire che, solitamente, è più facile imporsi raccontando una barzelletta scadente e volgare  anziché indurre chi è vicino ad ascoltare versi d’autore.

Eppure penso che mai come oggi si abbia avuto bisogno di poesia. Ascoltarla, leggerla, scriverla potrebbe significare fermarsi per ascoltare quella parte di noi che non appare ma è, le “nostre voci di dentro” per dirla con il grande Eduardo, quella parte di noi talora misterica che vuole scrollarsi di dosso le pesanti coltri che la opprimono per venire allo scoperto; quella parte spesso dimenticata o inascoltata, spesso volutamente ignorata perché è la voce del Grillo parlante che ci infastidisce quando ci consiglia di rallentare il nostro passo frenetico di formiche impazzite alla ricerca continua del tutto e del di più per una forma di bulimia di possesso che sta mettendo a rischio la nostra stessa esistenza sul Pianeta.

Ben venga allora la poesia a fornirci preziose occasioni per uscire dalla corazza di tanto e di niente che ci ingabbia, in un bisogno prepotente di metamorfosi da crisalide in farfalla per volare, seppure con ali appesantite ancora da scorie di bozzolo, oltre steccati e muraglie eretti da una umanità malata di egolatria smodata e planare in cieli azzurrati per interrogarci sul significato vero della vita. E cercare risposte e riflettere al fine di discernere nel gioco di luci ed ombre del nostro quotidiano le piste giuste per avvicinarci al Vero “facendo sì che le orecchie stanche per il vociare trovino riposo” (Cicerone) e silenzio, al di fuori della chiacchiera trionfante, vuota e gracchiante di tanti mezzi di comunicazione che ci accompagna da mattina a sera, senza posa, un silenzio che faccia risuonare la parola vera, la sola capace di realizzare la “triplice purezza”, come Gandhi chiamava l’insieme magica di parole, pensieri ed azioni.

C’è bisogno di poesia nei nostri giorni, un bisogno impellente che può essere chiarificato alla luce di un cammino a ritroso nel tempo fino a tornare al mondo dei Greci e poi dei Romani, quando essa si impose come forma di narrazione epica atta a fornire modelli di valore per una società e  una civiltà da affinare prima nelle coscienze di ogni individuo e poi all’esterno. La poesia, quindi, come strumento con finalità di espandersi, penetrare a fondo nel tessuto sociale per farsi riconoscere e accogliere come occasione tesa ad educare e ad omologare ai suoi messaggi gli animi di tutti gli uomini. A tale funzione hanno assolto i poemi omerici e poi opere di scrittori latini che hanno imposto con tutta la forza della parola poetica i valori di coraggio, eroismo, fedeltà alla famiglia, ingegnosità, saggezza, perseveranza nell’onestà, nel convincimento che il messaggio poetico arriva ed educa nella misura in cui chi scrive sa convincere per la forza di verità che lo muove e che va a determinare la sua opera come un bene collettivo destinato a formare nel tempo.

Ma sarebbe limitativo fermarsi solo al mondo classico. La poesia ha espresso in tutti i tempi la riflessione dell’uomo sulle tematiche del bene e del male, nonché le emozioni e i sentimenti più sofferti dell’anima permettendoci di conoscere gli aspetti della vita associata nella loro storicità, magari marcando l’apice nel mondo greco che attribuiva alla poesia un compito assolutamente primario nel processo di sensibilizzazione e di civilizzazione e conferiva perciò ai poeti un alone di sacralità e di rispetto particolari, considerandoli depositari di facoltà divine e perciò strumenti di rivelazione agli uomini di verità superiori, alla stregua dei profeti biblici. A conferma di ciò l’Iliade e l’Odissea s’aprono entrambi con un’invocazione alla Dea perché ispiri il Cantore o poeta sulla materia del racconto in versi. Bei tempi per i poeti e per la poesia!

Questo valore letterario assoluto è stato trascurato nei nostri giorni per una forma di pragmatismo imperante che caratterizza ogni manifestazione di vita e di conseguenza è scaduto perché trascurato, declassato dal ruolo primario delle sue origini ad un ruolo mortificante che non saprei collocare in una classifica di generi letterari.

E non perché mancano i poeti. Anzi di poeti ce ne sono tanti: alcuni veri, molti improvvisati o illusi da Centri culturali che per opportunismo distribuiscono premi e riconoscimenti e, insieme ad essi vendono illusioni, che hanno come unico riscontro il livellamento delle “voci” e l’appiattimento della Cultura, con la finalità unica di alimentare un mercato mistificatore ed occulto che non fa bene a nessuno, mortifica la poesia, non la illumina adeguatamente e svuota di energie chi in essa crede veramente.

Auspico che in un immediato futuro questa magica forma d’arte, oltre a riproporsi come valore primario della letteratura, possa assumere ancora valenza etica e farsi luce che guida specie i giovani che si trovano a vivere in un momento esistenziale molto difficile e sono alla ricerca di strategie giuste per costruire un futuro che ponga al  primo posto i soggetti e non gli oggetti in un mondo che si rappresenti più a misura d’uomo

Che tra esse si possa annoverare la Poesia come innocente occupazione o come impegno, senza finalità esteriori; non sterile svago o lettino per sedute psicanalitiche, ma valore in cui credere per distillare in filtri d’anima la realtà e restituirla in essenze capaci di generare lieviti di nuova vita? Molti forse continueranno a considerarla inutile, priva di praticità, un passatempo che non serve a nessun partito o causa: né a far soldi né ad accentrare poteri nelle mani o a raggranellare beni da ostentare. Ma credo che è proprio in questo suo apparire fragile e lieve la sua valenza di forza che non si fa stringere nelle mani, libera com’è quando è vera, ma c’è, e… fa veramente spuntare le ali per volare  in alto, al di sopra di nuvole grigie per cieli azzurrati di speranze, di bellezza e di sogno ingredienti senza peso, senza prezzo che però, nella loro levità, permettono di reinventare e rinnovare continuamente la vita, togliendo l’uomo dalla sua condizione di frustrazione e di alienabilità. ☺

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