La presidente giorgia meloni
15 Gennaio 2024
laFonteTV (3191 articles)
Share

La presidente giorgia meloni

Quando era all’opposizione aveva una soluzione per tutto; i suoi interventi alla Camera dei deputati erano seguitissimi e veniva apprezzata dall’opinione pubblica soprattutto per la sua coerenza; anche Draghi, che è bullonato un gradino più su di quello del Padreterno, l’apprezzava tanto: politica estera, difesa, politiche economiche e monetarie, ecc. I suoi sono convinti che studia ogni dossier ed è veramente preparata. Se avesse realizzato solo una parte di ciò che prometteva in quel di Montecitorio quando era opposizione, oggi forse avremmo meno problemi di quelli che denunciava, ma non è andata così.
È forse il caso di andare con ordine, partendo dal metodo praticato dal presidente Meloni per comunicare urbi et orbi le sue ricette, senza omettere di parlare degli strumenti utilizzati con grande disinvoltura; l’ occupazione di sei reti televisive, tra pubblico e privato, è il segno di una pratica sperimentata dalla destra italiana durante l’imperio Berlusconi che tuttavia si atteneva alle regole non scritte ma sempre osservate dalla DC, dal PCI e dal PSI: la lottizzazione. L’astinenza meloniana e la fame atavica di apparire nelle TV, finalmente controllate dalla stessa, la costringono suo malgrado a regolare i conti con i giornalisti che non si “riposizionano”, sostituendoli con quelli di regime che le garantiscono interviste senza contraddittorio e domande concordate come si è sempre fatto con i Presidenti del consiglio. In questo contesto la premier si è lanciata alla conquista, diciamo così, “dell’egemonia culturale” del nostro Paese, sistemando nei luoghi deputati, non delle figure carismatiche che fossero esse stesse espressioni di un pensiero nuovo, ma affidandosi a figurine imbarazzanti, in cerca di reddito non di idee, con le quali dominare la cultura della Nazione – come dice lei – a partire dal ministro della propaganda Sangiuliano che vota, in qualità di giurato, per un libro mai letto, e non solo quello, al sottosegretario Sgarbi che fa affari trafficando tele più o meno autentiche in Italia e all’estero; da Mario Sechi il quale viene puntualmente “schiaffeggiato” da Travaglio per tutte le stronzate che dice in difesa della premier, a Italo Bocchino il quale, meschino, ogni volta che si occupa di geopolitica trova sulla sua strada Lucio Caracciolo e quando gli scappa di parlare, diciamo così, di storia, ha la sfortuna di scontrarsi con Antonio Scurati. I due, prima gli fanno capire, con molto garbo, che non è il caso di trattare argomenti che sconosce, e solo quando questi insiste gli fanno il mazzo. Altro che “dominio” culturale, o “direzione intellettuale e morale”: a questi figuranti mancano le idee e quelle che professano (Dio, Patria e Famiglia) hanno già provocato enormi danni nella prima metà del secolo scorso.
Oggi, mentre papa Francesco benedice le coppie omosessuali, loro si ostinano a difendere la famiglia tradizionale. Con queste figurine, dotate di fez e pantaloni alla zuava oltre che della camicia di ordinanza, la nostra Giorgia, a bordo della navicella spaziale pilotata dal miliardario Elon Musk, non può fare altro che sbarcare sul pianeta rosso e girare, ancora una volta, un film già visto, non quello su Mussolini ma quello di Guzzanti il comico: Fascisti su Marte. Giorgia, della Garbatella, luogo della sua formazione culturale e politica, ha conservato il garbo, la diffidenza verso chiunque non la ossequia e soprattutto l’amore per la verità. Non è né fascista né antifascista, è solamente una piazzista oltre che piazzara. Ha piazzato amici e parenti nel Governo e nel Partito e pretende, con questa classe dirigente priva di visione e povera d’idee nuove, di conquistare l’egemonia culturale. Quanto al merito delle questioni per le quali si ritiene soddisfatta dei risultati raggiunti dal suo esecutivo dopo un anno di governo, è il caso di chiedersi se in via della Scrofa arrivino solo i Fax sul Mes o se ci arriva anche la posta elettronica, specialmente quella spedita dall’ISTAT, dalla SVIMEZ, da Bankitalia oltre che dai Sindacati e dalla Confindustria, e se ogni tanto la leggano.
Blocco navale per i migranti e abolizione del reddito di cittadinanza agli sdraiati, le due misure identitarie con un comune denominatore, la lotta contro i poveri, che Giorgia ha usato in campagna elettorale senza risparmiarsi, hanno prodotto lo straordinario risultato di non avere impedito né che gli sbarchi aumentassero del 55% rispetto all’anno precedente, né che crescesse del 31% il numero delle vittime lasciate annegare nel Mediterraneo – dati del Viminale – nonostante quattro Decreti e due DDL sul tema, risultati inutili come inutile è tutto ciò che fa sulla politica migratoria. Adesso che governa e finalmente si è convinta di non essere in grado di affrontare problemi così complessi, invece di rivolgersi all’antropologo per capire perché si sviluppano questi fenomeni, chiede aiuto ai socialisti albanesi i quali, dopo averla presa per il naso, le hanno comunicato che anche da loro purtroppo ci sono inciampi costituzionali, materia urticante per Giorgia, che ad Atreju, festa nazionale della verità, dichiara di voler “trovare una soluzione vera, strutturale, definitiva” per i migranti: speriamo che non si tratti della “soluzione finale” per compiacere Ignazio.
Con l’abolizione del Reddito di Cittadinanza invece, il Presidente Meloni è riuscito a migliorare le sue prestazioni politiche. A gennaio 2024 partirà il Reddito d’inclusione, pensato dalla Ministra del Lavoro per risparmiare oltre un miliardo di euro, non si sa mai dovessero servire per un altro condono, e contemporaneamente dare la possibilità a un milione di famiglie di diventare povere; questo non lo diciamo noi ma quei traditori di Bankitalia. Naturalmente la Commercialista di Meloni si difende sostenendo che Bankitalia sbaglia a fare i conti, evidentemente si fida di più del centro studi di Via della Scrofa. Ma quei perdigiorno di Bankitalia vanno anche oltre, (quisquiglie dice sempre la Premier) l’aumento dell’uso del contante favorisce l’evasione fiscale e il fisco calibrato sulle categorie penalizza i lavoratori dipendenti rischiando di contrastare la modernizzazione del paese con il PNRR. L’accordo sul Patto di stabilità presentato dalla maggioranza come un successo, in realtà è un fallimento e il voto negativo sul MES ne certifica la consistenza. Per quanto riguarda lo sfascio della Sanità è superfluo parlare dell’insufficienza dei fondi stanziati, basta girare negli ospedali molisani per capire. Giorgia guardati intorno!☺

laFonteTV

laFonteTV