La salute è un diritto
11 Maggio 2024
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La salute è un diritto

L’art. 1 della legge 833/1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, sancisce che “la salute è un diritto fondamentale dell’individuo e della comunità” e che il servizio sanitario deve tutelare “la salute fisica e psichica” di tutti i cittadini senza discriminazione alcuna “nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana”. Va posta al centro la persona e non il suo corpo. La salute non deve essere intesa, riduttivamente, come assenza di malattia ma come stare bene in quel momento, in quelle condizioni, in quella fase della vita e in quel contesto socio-culturale.
È recente un ap- pello di medici, ricercatori e di intellettuali a difesa del Servizio sanitario in cui si ribadisce con decisione e con cognizione quanto è stato sancito da tale legge. Il Servizio sanitario deve essere pubblico e universalistico, accessibile e fruibile da tutti senza discriminazione di alcun tipo in ottemperanza di quando ha stabilito anche dalla Carta universale dei diritti dell’uomo. Lo ha ribadito anche di recente la Corte dei Conti quando ha sentenziato che il servizio sanitario nazionale soffre di “una crisi sistematica” che intacca il diritto alla salute sancito dalla legge n. 833, dalla Carta universale dei diritti umani (1948), dalla Costituzione (art. 32) e dalla Carta europea dei diritti. E ancor più di recente la Corte di Conti ha ulteriormente documentato l’aggressione al diritto alla salute segnalando che la spesa sanitaria italiana è circa meno della metà di quella della Germania e che tale spesa, se viene rapportata al Pil, risulta essere la più bassa della Comunità europea, dei Paesi membri dell’OCSE e della Francia, Spagna e Germania. È un sistema sanitario ‘sofferente’ che fa ‘soffrire’ i cittadini iscritti nelle lunghe e consistenti liste di attesa, anche dopo la pandemia, obbligandoli a far ricorso alla Sanità privata. Elevato è l’incremento della spesa privata; e ancor più elevata risulta essere se viene posta a confronto con la spesa sanitaria della Comunità europea. La spesa sanitaria privata ammonta (2022) a 41.503 milioni (diretta, assicurazioni o altro) a fronte di una spesa sanitaria totale di 171.867 milioni di euro. Tale spesa è pari a quasi un quarto della spesa totale. È questo un dato che evidenzia come il diritto alla tutela della salute non sia uguale per tutti e che le diseguaglianze vanno aumentando anche in ambito sanitario, ulteriormente rafforzate dalle diseguaglianze economiche e dalle condizioni di povertà che, a loro volta, vi incidono. Vi è chi non può accede ai servizi e alle prestazioni sanitarie e/o ai medicinali per mancanza di risorse economiche. Responsabili di tali diseguaglianze sono anche le difficoltà di acceso e di fruizione delle cure medico-sanitarie legate alle difformità presenti nei vari sistemi sanitari regionali e al loro interno. L’accesso ai servizi e alle prestazioni è, spesso, reso difficoltoso dalla loro lontananza spaziale e/o dalle difficoltà di accedervi e anche dalla loro fruibilità. Manca una rete territoriale diffusa e presente dove i bisogni si pongono e capace rispondere anche ai nuovi bisogni, alle ‘malattie da civiltà’, allo star male. Scarse o assenti sono anche servizi e prestazioni rispondenti ai bisogni legati all’invecchiamento della popolazione e alla cronicità. È un sistema che non contribuisce a garantire il diritto di scegliere dove e come condurre la propria vita stante tali ‘debolezze’ e assenza/carenza di una rete di spazi socio-assistenziali favorenti lo stare a casa. Mancano progetti di prevenzione, vi è carenza di materiale tecnologico e continua a porsi il problema del personale sanitario, infermieristico e sociale, della formazione continua e di un’adeguata remunerazione. Forse il Servizio sanitario nazionale dovrebbe ritornare a essere competenza dello Stato di modo che sia possibile garantire a tutti i cittadini senza discriminazione alcuna l’uguaglianza nella tutela della salute.☺

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