L’albero della manna
27 Maggio 2016
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L’albero della manna

La manna di cui parliamo non è la santa manna, ovvero quel liquido, chimicamente assimilabile all’acqua pura, che può trasudare da reliquie di santi o da immagini sacre e a cui viene attribuito valore taumaturgico. Si tratta invece di una sostanza zuccherina di colore bianco, ottenuta dall’incisione della corteccia, in particolare dell’orniello e del frassino, due piante molto presenti nei nostri boschi di latifoglie. Un tempo si sosteneva erroneamente che la manna biblica potesse essere la linfa viscosa e zuccherina di questi alberi, che, in realtà, non esistono nel deserto del Sinai.

Tre sono le specie di frassino, tutte della famiglia delle Oleacee, presenti nella flora italiana: il Frassino maggiore (Fraxi- nus excelsior), l’Orniello (Fraxinus ornus) e l’Ossifillo (Fraxinus angustifolia). Frassino è la traduzione del latino fraxinus, che deriva dalla radice di fragor, “schianto, fracasso”, ed è legato a Poseidone, dio dei sismi, considerato “potenza attiva che scuote la terra”.

Quasi certamente furono gli Arabi, tra il IX e l’XI secolo, a introdurre la coltivazione del frassino sulle montagne della Sicilia, da dove fu poi diffusa in altre zone del centro-sud dell’Italia. In particolare per gli agricoltori delle Madonie la manna costitutiva fonte di reddito, ma oggi solo pochi di loro cercano di salvare dall’estinzione questo prodotto naturale dalle eccellenti proprietà.

Si tratta di un prodotto molto complesso, composto da mannite (dal 40-60%), da altri zuccheri, come glucosio e fruttosio, e da preziosi sali minerali, resine e altre sostanze in quantità minori. Quando il fusto dell’albero viene inciso, si ha la fuoriuscita della linfa, che, a contatto con l’aria, si rapprende e diventa dolce. Di solito l’incisione viene praticata nella seconda-terza decade di luglio e termina alla fine di settembre. La manna possiede blande proprietà lassative e rinfrescanti, determinate dal grande contenuto di mannite. Particolarmente adatta alla primissima infanzia, alle persone molto anziane, debilitate e convalescenti, è utile per liberare l’intestino senza irritare la mucosa dell’apparato digerente. Essendo ricca di sostanze paragonabili al chinino, può essere usata inoltre a scopo febbrifugo. L’infuso della corteccia è noto come antireumatico, mentre quello delle foglie viene consigliato ai sofferenti di dolori articolari. La manna è anche un cosmetico naturale. Ha una benefica azione sull’apparato respiratorio, infatti si comporta da fluidificante, emolliente e sedativo della tosse. È inoltre un dolcificante naturale a basso contenuto di glucosio e fruttosio, ideale per diabetici, ed è innocua, o comunque priva di azioni secondarie rilevanti.

Nell’antica Grecia era considerata, secondo Dioscoride, un medicamento miracoloso contro i morsi dei serpenti; secondo Plinio, invece, i frassini hanno un tale potere che i serpenti non ne sfiorano l’ombra e ne fuggono lontano.

Il frassino è noto anche per il legname resistente, flessibile e di lucentezza sericea dopo la lavorazione; è largamente usato per mobili di pregio e per molti attrezzi agricoli e sportivi. Il legno del frassino è celebre per la durezza e l’elasticità che gli consentono di resistere a sollecitazioni pesanti senza spezzarsi: lo si usava fino agli anni cinquanta, prima dell’utilizzazione del metallo e della plastica, per fabbricare sci, remi e racchette da tennis.

In Irlanda, terra celtica, tre dei cinque alberi sacri, il cui abbattimento nel 665 d.C. segnò il trionfo del cristianesimo sulla religione tradizionale, erano frassini. Fra i Celti erano considerati simbolo di rinascita e capaci di operare guarigioni miracolose.☺

 

 

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