Larino molise
9 Maggio 2022
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Larino molise

Telegrafico. Nel 2023 torneremo a votare. Come molisani saremo chiamati a dare il nostro contributo ad un nuovo Parlamento, a votare per il rinnovo del Consiglio Regionale e in molti comuni a scegliere gli amministratori. A Larino, l’impegno elettorale è su tutti e tre i fronti: nazionale, regionale e comunale.

Che fare? È ormai da molto tempo che la politica ha alimentato stanchezza, disgusto e vera e propria allergia alla partecipazione, alla gestione della cosa pubblica, alle scelte democratiche. Coloro che, per definizione di “cittadino”, contribuivano, partecipando alla vita politica, al processo di elaborazione delle decisioni collettive, sono divenuti “sudditi”, dei “sottoposti alle leggi dello Stato” per dirlo con le parole di J.J. Rousseau, stranieri in casa propria alla vita democratica. Il gioco della politica non li appassiona più. In Italia al ballottaggio delle ultime amministrative, oltre il 50% degli aventi diritto, non sono andati a votare. Il politichese ha continuato nella sua cecità.

Nel 1856 A. de Tocqueville nel testo L’antico regime e la rivoluzione scriveva: “Il popolo, che non si lascia ingannare tanto facilmente quanto si crede dalle vuote apparenze di libertà, si astiene allora dovunque dall’interessarsi agli affari del comune e vive tra le sue mura come uno straniero. Inutilmente i magistrati tentano di tanto in tanto di ridestare in lui quel patriottismo municipale che ha compiuto prodigi nel Medio Evo; il popolo resta sordo, i maggiori interessi della città non sembrano commuoverlo. Si vorrebbe che andasse a votare, là dove si è creduto necessario conservare la vana immagine di un’elezione libera; ma il popolo si ostina ad astenersene”. Sfiducia? Pessimismo? Svogliatezza? Inerzia?

Nell’ottobre del 2021, la fonte ha posto una domanda: larinesi eterni portaacqua? E ha proposto le primarie per individuare uno o due candidati alle regionali ed evitare quella inconcludente frantumazione di voti. Nessun riscontro. Parole cadute nel vuoto. Eppure, fra un anno andremo a votare.

Sappiamo di contatti, offerte, proposte di apparentamenti; si fanno nomi, si rendono omaggi ai “Deus ex machina”, si abbattono le teste che si sporgono di più. Si ha l’impressione che giocare alla luce del sole non paghi le pur legittime ambizioni personali. Sembra che prevalga la vanità al bene della città. Ci si pone una domanda: “La politica larinese vuole essere protagonista della deriva o, con un colpo di reni, vuole tornare a governare i processi per il bene di tutti?”.

È da tempo che sulle pagine di questa rivista scriviamo di sanità, di ambiente, di turismo, di energia, proponendo strade ecosostenibili, progetti che pongono al centro dello sviluppo l’equità, la giustizia, la solidarietà, il rispetto per la tradizione e per un territorio. Abbiamo pungolato la politica regionale e locale, abbiamo ricercato il dialogo per un confronto tra idee. Indifferenza. Ma, non è mai troppo tardi per cambiare. Proviamo ad essere una comunità che prende in mano le redini del proprio futuro, che lo progetti, lo condivida, ne faccia una ragione di vita o di morte. Siamo convinti che uniti si vince. I candidati regionali eletti avranno la forza di una intera città.

Nell’editoriale di gennaio, il direttore scriveva: “la speranza non ci difetta, al pessimismo della ragione subentri l’ottimismo della volontà”. È tempo, dunque, di uscire allo scoperto.☺

 

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