Le voci  di dentro
4 Giugno 2021
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Le voci di dentro

Continuiamo il nostro viaggio nella realtà carceraria di Larino dove, tra le molteplici attività, vi è anche quella del canto. Dall’esterno si potrebbe pensare che sia una perdita di tempo. Non è affatto così: un gruppo di detenuti da circa tre anni ha dato vita al Coro “Le Voci di Dentro”, come il titolo della commedia di Eduardo De Filippo. Abbiamo pensato a questo nome, proprio per dare voce a tutto ciò che spesso non riusciamo ad esprimere con le parole.

Per ognuno di noi il canto ha una funzione a dir poco vitale. La musica ha sempre rappresentato qualcosa di meraviglioso, un canale unico e speciale che ci consente di poter esprimere l’inesprimibile, poter dare voce anche a quella parte più silenziosa di noi, dare corpo e speranza ai pensieri che non sempre riescono a volare oltre le mura di un carcere.

Nati come animazione liturgica, nel corso di questi tre anni abbiamo dato vita anche ad altre manifestazioni prima che il Covid limitasse l’ingresso ad un pubblico esterno: dal teatro in estate alla cena di Natale. Il 26 ottobre 2019, all’inaugurazione di alcuni murales all’interno dell’Istituto, abbiamo allietato la mattinata con “Notte di Note -Note di Notte”, canzoni napoletane e non solo.

Con la musica si può entrare nel cuore di chi ascolta, spazzare via ogni ostacolo, portare luce dove c’è il buio: essa ha il potere di curare le ferite ed essere un modo di ritornare alla vita. Spesso ci siamo ritrovati ad essere spettatori della nostra esistenza, senza fare nulla, ma attraverso il canto abbiamo compreso che non bisogna arrendersi, ma credere che le cose possano cambiare ed è proprio in questa speranza che si cela l’amore, l’amore di un amico, di una donna, di Dio. Abbiamo imparato a stare insieme, ascoltando noi  stessi e chi ci è accanto.

Lo “strumento coro” ci aiuta a potenziare la capacità di instaurare rapporti interpersonali incentrati su rispetto, considerazione, accettazione delle diversità. Attraverso il canto possiamo acquisire un metodo di lavoro personale e di gruppo. Abbiamo lavorato sulle nostre capacità mnemoniche, di concentrazione e autocontrollo, compreso e rispettato le regole, per “star bene insieme” e per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Una volontaria ci segue nella direzione e ci ha fatto comprendere, giorno per giorno, quanto sia meraviglioso ritrovarsi insieme e condividere gioie e fatiche. In un gruppo bisogna mettere da parte le individualità per far emergere la bellezza e la forza collettiva. Stiamo imparando che il canto corale non annulla le identità, ma le potenzia e ne mette in luce le singole unicità. Ci ritroviamo per le prove una volta a settimana e poi il sabato per la celebrazione della messa. Stiamo imparando ad avere attenzione per l’altro: quando cantiamo ci sforziamo di ascoltare la voce di chi ci sta accanto, per modulare la nostra e non sovrastare il resto del gruppo.

Ciascuno ha iniziato a curare la propria autostima,  a dimostrare buona condotta per un percorso di reinserimento, ad affermare l’appartenenza al gruppo. Dopo tre anni insieme, ci stiamo rendendo conto che la forza di ognuno di noi è nel gruppo. Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano.

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