L’indifferenza uccide
11 Settembre 2022
laFonteTV (3199 articles)
Share

L’indifferenza uccide

L’indifferenza è vicinissima all’odio, ci rende ciechi e cattivi, è la dimostrazione che si è smesso di amare. L’ indifferenza è associata all’insensibilità. Nasce dal malessere dilagante di una società profondamente egoista e individualista. Pesare solo a se stessi, curare soltanto i propri interessi è un atteggiamento che porta inevitabilmente a scartare il più debole. La persona indifferente è quella che si disinteressa di tutto e di tutti. Chi non sente e non condivide la sofferenza, emargina la persona che si incontra ad ogni angolo delle strade che quotidianamente percorriamo, in ogni aspetto che la società attuale ci porta a vivere, in ogni istituzione: pubblica amministrazione, scuola, sanità, politica.

Il più debole, il povero che è vittima di violenza, di ingiustizia, per l’ indifferente non è degno di vivere ed essere parte attiva nella società, quindi automaticamente scartato.

La persona che vive la sua indifferenza come un comportamento abituale, non ha capacità di dialogo, non riesce ad aiutare, a condividere. Ha paura di farsi carico delle difficoltà altrui, di condividere, di trasmettere con gesti e parole il senso di solidarietà e di partecipazione. Non ha assolutamente rispetto per l’altro. La donna che subisce violenza, il bambino maltrattato, il detenuto abbandonato, il compagno di classe deriso e bullizzato. L’indifferenza uccide, separa, può essere la ferita più profonda che ognuno di noi porta sulla propria pelle e che si rimargina con molta difficoltà. Tutto ciò porta ad una affermazione della “cultura dell’io”. È necessario cambiare questo atteggiamento, pensare che ciascun essere umano potrebbe trovarsi dalla parte “sbagliata”, ognuno di noi, un bel giorno potrebbe aver bisogno dell’altro. È fondamentale che ci sia rispetto reciproco. Bisogna aprirsi al dialogo, aiutare il debole, l’ emarginato, solo in questo modo riusciamo ad annientare la cultura dell’indifferenza e creare una sana rete di relazioni. La dignità umana va rispettata sempre e comunque.

È fondamentale rendere ciascuno degno di far parte della società in cui vive, è un dovere di tutti. Ognuno di noi deve mettersi in gioco e giocare la propria reputazione in modo che mai potremo lasciarci soffocare dell’indifferenza. Nessuno può dimenticare che l’altro è una miniera ricca di bellezza, nonostante le proprie fragilità e i propri errori. Chi sbaglia sicuramente verrà privato della libertà, ma mai della dignità.

Il diritto alla vita è un diritto inalienabile e anche per chi si è reso colpevole di crimini verso la società. Ciò che accade negli istituti penitenziari, ciò che spesso, chi si trova ad essere ospite di queste strutture deve subire, non viene inserito nelle agende politiche. L’incapacità dello snellimento del sistema penale fa pensare che non ci sia un carattere d’urgenza. La colpa più grave ed imperdonabile è parlare di cambiamento con la testa volta verso il passato. La realtà carceraria non è un mondo a sé stante, non è una discarica sociale, ma è un luogo dove il detenuto acquisisce quella lucidità mentale per accettare i propri errori e le conseguenze che il suo gesto ha provocato, pensando alla sofferenza causata. Il detenuto deve essere responsabile e svolgere un percorso che lo renda nuovamente degno di poter tornare ad occupare il suo ruolo nella società. Deve cominciare a comprendere che solo modificando il suo stile di vita, può riprendere il proprio percorso.

Sicuramente vivo il malessere della detenzione ma grazie alle molteplici attività riesco a vivere il dolore e superare i momenti bui, dando il giusto valore alla vita e alla libertà. Bisogna vestirsi di umiltà. Il carcere spaventa, come tutto ciò che non si conosce, ma soprattutto perché si associa il carcere alla perdita della propria libertà personale. Il carcere è un mondo che è lontano dalla vita quotidiana, lontano da ciò che per noi è familiare. Tocco con mano quanto sia forte il pregiudizio verso noi detenuti.

Nonostante la detenzione, sono riuscito a trovare dentro di me pensieri positivi, tornare ad avere nuovamente speranza nel futuro. Sapere che qui, a Larino, c’è chi crede in te ed è pronto ad ascoltarti, è vitale. Il dialogo aiuta a confrontarsi con l’esterno e mettere a fuoco quella parte più oscura di noi. All’interno della struttura, nonostante i differenti ruoli, non c’è distacco. Spesso mi trovo a parlare con gli agenti e nasce un dialogo, un confronto e non mi sento lo scarto della società.

Mi sono reso conto di quanto sia fondamentale la formazione culturale, si può cambiare la propria visione del mondo, la cultura ha il potere di rompere la barriera dell’indifferenza e dell’egoismo. Si possono raggiungere gli obiettivi che si portano nel cuore. La cultura ci aiuta a relazionarci con gli altri perché ci offre la possibilità di conoscerci in relazione anche alle nostre fragilità, apprezzare la bellezza delle piccole cose che la quotidianità ci regala. L’esperienza carceraria può diventare il momento per poter cominciare a navigare in mare aperto.☺

 

laFonteTV

laFonteTV