L’edera (Hedera helix L.), della famiglia delle Araliacee, è una liana rampicante, legnosa, diffusa nei luoghi ombrosi ed umidi, particolarmente nel sottobosco, dove ricopre abbondantemente i tronchi degli alberi. Spesso riveste muri e facciate di case e ville, a cui si aggrappa tenacemente con le sue radici avventizie. Ed è proprio da queste piccole radici che ha origine il suo nome scientifico, derivante dal termine latino adhaereo (= aderire, aggrapparsi), e dalla parola greca helisso (= avvolgersi intorno ad elica, a spirale). Va precisato che le piccole radichette hanno esclusiva funzione di sostegno e non traggono nessun nutrimento dalla pianta alla quale si aggrappano; quindi, contrariamente a quanto sostengono alcuni, l’edera non è una pianta parassita.
L'edera è anche largamente coltivata dall’uomo, che ne ha selezionato moltissime varietà, le quali differiscono tra loro per la forma, il colore – a volte variegato, più spesso un bel verde scuro -, e la dimensione delle foglie. A tal proposito, si ricorda il fenomeno dell’eterofillia: esso si verifica tutte le volte che una pianta produce foglie di forme diverse ed è conosciuto anche come dimorfismo fogliare. In particolare, sulla pianta dell’edera possiamo trovare ben cinque forme di foglie diverse l’una dall’altra.
Attenzione però ai frutti dell’edera, quelle piccole bacche nerastre o giallognole, particolarmente tossiche: la loro ingestione, insieme a quella delle foglie, può provocare disturbi di varia natura, in particolare a carico dell’apparato grastrointestinale. Tuttavia le foglie possono essere usate in fitocosmetica nel trattamento della cellulite.
Fino a qualche decennio fa, c’era l’usanza di appendere frasche di edera sull’uscio delle cantine per segnalare la mescita del vino; ma in particolare a Bonefro, per questo scopo, veniva usato anche un ramoscello di una qualsiasi altra pianta.
Narra una leggenda che l’edera comparve subito dopo la nascita di Dioniso, affinché fosse protetto dal fuoco che bruciava il corpo della madre, dovuto ad un fulmine lanciato da Zeus. Ma fin dalla sua comparsa, essendo una pianta rampicante che cresce abbarbicandosi ai tronchi degli alberi, l’edera ha ispirato soprattutto riferimenti all’amore e all’amicizia, divenendo simbolo di fedeltà e affetto perenne, oltre che di longevità. Si racconta infatti di alcuni esemplari vissuti 400 anni. Come il garofano, la margherita, la quercia, l’ulivo, un tempo simboli di partiti politici, così anche l’edera si è ricavata un suo spazio, quale emblema del Partito Repubblicano Italiano. I lettori un po’ più avanti negli anni ricorderanno poi la famosa canzone L’edera portata al successo da Nilla Pizzi.
Con l’avvicinarsi del Natale si comincia a pensare anche a come decorare la propria casa per celebrare adeguatamente le festività. Da sempre, per realizzare ghirlande o centrotavola si usano pungitopo, agrifoglio e vischio. Ma per preparare delle piccole coroncine da appendere sui muri o sulla porta, oltre che rametti di rosmarino e di alloro, si possono utilizzare, allo stesso modo, dei rampicanti di edera. Questi, alla giusta temperatura dei nostri ambienti, hanno il pregio di riuscire a durare più a lungo. La tradizionale ghirlanda, appesa alla porta di casa o usata come centrotavola, è un bel modo per dare il benvenuto e creare atmosfera natalizia. Costruire una piccola ghirlanda con edera è molto semplice: basta arrotolare i rametti tenendoli insieme con un nastro bianco o colorato, oppure con dei fiocchetti.
Questa consuetudine non è recente: già nell’antica Roma c’era l’usanza di scambiarsi doni tra parenti e amici. Si trattava, in genere, di semplici rami di piante sempreverdi, considerati portafortuna, colti nei boschi cari alla dea Strenia. Da ciò il costume di definire “strenne” i regali natalizi. Anche Charles Dickens, nel suo noto romanzo Canto di Natale, descrive una stanza addobbata da ghirlande, fasci di agrifogli e altre piante tipiche del Natale, fra le quali compare l'edera. ☺
giannotti.gildo@gmail.com
L’edera (Hedera helix L.), della famiglia delle Araliacee, è una liana rampicante, legnosa, diffusa nei luoghi ombrosi ed umidi, particolarmente nel sottobosco, dove ricopre abbondantemente i tronchi degli alberi. Spesso riveste muri e facciate di case e ville, a cui si aggrappa tenacemente con le sue radici avventizie. Ed è proprio da queste piccole radici che ha origine il suo nome scientifico, derivante dal termine latino adhaereo (= aderire, aggrapparsi), e dalla parola greca helisso (= avvolgersi intorno ad elica, a spirale). Va precisato che le piccole radichette hanno esclusiva funzione di sostegno e non traggono nessun nutrimento dalla pianta alla quale si aggrappano; quindi, contrariamente a quanto sostengono alcuni, l’edera non è una pianta parassita.
L'edera è anche largamente coltivata dall’uomo, che ne ha selezionato moltissime varietà, le quali differiscono tra loro per la forma, il colore – a volte variegato, più spesso un bel verde scuro -, e la dimensione delle foglie. A tal proposito, si ricorda il fenomeno dell’eterofillia: esso si verifica tutte le volte che una pianta produce foglie di forme diverse ed è conosciuto anche come dimorfismo fogliare. In particolare, sulla pianta dell’edera possiamo trovare ben cinque forme di foglie diverse l’una dall’altra.
Attenzione però ai frutti dell’edera, quelle piccole bacche nerastre o giallognole, particolarmente tossiche: la loro ingestione, insieme a quella delle foglie, può provocare disturbi di varia natura, in particolare a carico dell’apparato grastrointestinale. Tuttavia le foglie possono essere usate in fitocosmetica nel trattamento della cellulite.
Fino a qualche decennio fa, c’era l’usanza di appendere frasche di edera sull’uscio delle cantine per segnalare la mescita del vino; ma in particolare a Bonefro, per questo scopo, veniva usato anche un ramoscello di una qualsiasi altra pianta.
Narra una leggenda che l’edera comparve subito dopo la nascita di Dioniso, affinché fosse protetto dal fuoco che bruciava il corpo della madre, dovuto ad un fulmine lanciato da Zeus. Ma fin dalla sua comparsa, essendo una pianta rampicante che cresce abbarbicandosi ai tronchi degli alberi, l’edera ha ispirato soprattutto riferimenti all’amore e all’amicizia, divenendo simbolo di fedeltà e affetto perenne, oltre che di longevità. Si racconta infatti di alcuni esemplari vissuti 400 anni. Come il garofano, la margherita, la quercia, l’ulivo, un tempo simboli di partiti politici, così anche l’edera si è ricavata un suo spazio, quale emblema del Partito Repubblicano Italiano. I lettori un po’ più avanti negli anni ricorderanno poi la famosa canzone L’edera portata al successo da Nilla Pizzi.
Con l’avvicinarsi del Natale si comincia a pensare anche a come decorare la propria casa per celebrare adeguatamente le festività. Da sempre, per realizzare ghirlande o centrotavola si usano pungitopo, agrifoglio e vischio. Ma per preparare delle piccole coroncine da appendere sui muri o sulla porta, oltre che rametti di rosmarino e di alloro, si possono utilizzare, allo stesso modo, dei rampicanti di edera. Questi, alla giusta temperatura dei nostri ambienti, hanno il pregio di riuscire a durare più a lungo. La tradizionale ghirlanda, appesa alla porta di casa o usata come centrotavola, è un bel modo per dare il benvenuto e creare atmosfera natalizia. Costruire una piccola ghirlanda con edera è molto semplice: basta arrotolare i rametti tenendoli insieme con un nastro bianco o colorato, oppure con dei fiocchetti.
Questa consuetudine non è recente: già nell’antica Roma c’era l’usanza di scambiarsi doni tra parenti e amici. Si trattava, in genere, di semplici rami di piante sempreverdi, considerati portafortuna, colti nei boschi cari alla dea Strenia. Da ciò il costume di definire “strenne” i regali natalizi. Anche Charles Dickens, nel suo noto romanzo Canto di Natale, descrive una stanza addobbata da ghirlande, fasci di agrifogli e altre piante tipiche del Natale, fra le quali compare l'edera. ☺
giannotti.gildo@gmail.com
L’edera (Hedera helix L.), della famiglia delle Araliacee, è una liana rampicante, legnosa, diffusa nei luoghi ombrosi ed umidi, particolarmente nel sottobosco, dove ricopre abbondantemente i tronchi degli alberi. Spesso riveste muri e facciate di case e ville, a cui si aggrappa tenacemente con le sue radici avventizie. Ed è proprio da queste piccole radici che ha origine il suo nome scientifico, derivante dal termine latino adhaereo (= aderire, aggrapparsi), e dalla parola greca helisso (= avvolgersi intorno ad elica, a spirale). Va precisato che le piccole radichette hanno esclusiva funzione di sostegno e non traggono nessun nutrimento dalla pianta alla quale si aggrappano; quindi, contrariamente a quanto sostengono alcuni, l’edera non è una pianta parassita.
L'edera è anche largamente coltivata dall’uomo, che ne ha selezionato moltissime varietà, le quali differiscono tra loro per la forma, il colore – a volte variegato, più spesso un bel verde scuro -, e la dimensione delle foglie. A tal proposito, si ricorda il fenomeno dell’eterofillia: esso si verifica tutte le volte che una pianta produce foglie di forme diverse ed è conosciuto anche come dimorfismo fogliare. In particolare, sulla pianta dell’edera possiamo trovare ben cinque forme di foglie diverse l’una dall’altra.
Attenzione però ai frutti dell’edera, quelle piccole bacche nerastre o giallognole, particolarmente tossiche: la loro ingestione, insieme a quella delle foglie, può provocare disturbi di varia natura, in particolare a carico dell’apparato grastrointestinale. Tuttavia le foglie possono essere usate in fitocosmetica nel trattamento della cellulite.
Fino a qualche decennio fa, c’era l’usanza di appendere frasche di edera sull’uscio delle cantine per segnalare la mescita del vino; ma in particolare a Bonefro, per questo scopo, veniva usato anche un ramoscello di una qualsiasi altra pianta.
Narra una leggenda che l’edera comparve subito dopo la nascita di Dioniso, affinché fosse protetto dal fuoco che bruciava il corpo della madre, dovuto ad un fulmine lanciato da Zeus. Ma fin dalla sua comparsa, essendo una pianta rampicante che cresce abbarbicandosi ai tronchi degli alberi, l’edera ha ispirato soprattutto riferimenti all’amore e all’amicizia, divenendo simbolo di fedeltà e affetto perenne, oltre che di longevità. Si racconta infatti di alcuni esemplari vissuti 400 anni. Come il garofano, la margherita, la quercia, l’ulivo, un tempo simboli di partiti politici, così anche l’edera si è ricavata un suo spazio, quale emblema del Partito Repubblicano Italiano. I lettori un po’ più avanti negli anni ricorderanno poi la famosa canzone L’edera portata al successo da Nilla Pizzi.
Con l’avvicinarsi del Natale si comincia a pensare anche a come decorare la propria casa per celebrare adeguatamente le festività. Da sempre, per realizzare ghirlande o centrotavola si usano pungitopo, agrifoglio e vischio. Ma per preparare delle piccole coroncine da appendere sui muri o sulla porta, oltre che rametti di rosmarino e di alloro, si possono utilizzare, allo stesso modo, dei rampicanti di edera. Questi, alla giusta temperatura dei nostri ambienti, hanno il pregio di riuscire a durare più a lungo. La tradizionale ghirlanda, appesa alla porta di casa o usata come centrotavola, è un bel modo per dare il benvenuto e creare atmosfera natalizia. Costruire una piccola ghirlanda con edera è molto semplice: basta arrotolare i rametti tenendoli insieme con un nastro bianco o colorato, oppure con dei fiocchetti.
Questa consuetudine non è recente: già nell’antica Roma c’era l’usanza di scambiarsi doni tra parenti e amici. Si trattava, in genere, di semplici rami di piante sempreverdi, considerati portafortuna, colti nei boschi cari alla dea Strenia. Da ciò il costume di definire “strenne” i regali natalizi. Anche Charles Dickens, nel suo noto romanzo Canto di Natale, descrive una stanza addobbata da ghirlande, fasci di agrifogli e altre piante tipiche del Natale, fra le quali compare l'edera. ☺
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