Leoni (bis)
28 Giugno 2025
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Leoni (bis)

“Come nel corpo umano le varie membra si accordano insieme e formano quel tutto armonico che si chiama simmetria, così natura volle che nella società armonizzassero tra loro quelle due classi, e ne risultasse l’equilibrio”. Non è la conclusione dell’apologo di Menenio Agrippa, il celebre console che intorno al 494 a.C. riuscì a sedare le contestazioni di una parte della popolazione romana dimostrando l’interdipendenza dei rapporti sociali tramite quella delle parti del corpo. E le classi in questione non sono i patrizi e i plebei, in lotta per le inique condizioni in cui gli uni avevano costretto a vivere gli altri, ritiratisi poi per protesta sull’Aventino fino all’ambasceria di Menenio Agrippa, che li convinse della necessità di tornare in città. A riprova del fatto che la storia si ripete, sono trascorsi già quasi 2400 anni da quel famoso apologo: è il 1891 e l’opera da cui sono tratte queste parole è l’enciclica Rerum novarum (“Delle cose nuove”), la prima risposta ufficiale della Chiesa alle sconvolgenti trasformazioni economiche e sociali provocate dall’ industrializzazione. A scriverla è Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci, ricordato come il papa delle encicliche, per averne pubblicate ben 86 durante il suo ministero (1878-1903).
Le ragioni di tale sua prolificità vanno individuate nella sua particolare predilezione per lo studio della lingua latina, che padroneggiava con grande eleganza, nella laurea conseguita nel 1835 all’Università La Sapienza in utroque iure, ovvero in diritto canonico e civile, e soprattutto nella sua grande cultura (era un dantista appassionato e vantava una conoscenza puntuale di tutta la Divina Commedia). La grande biblioteca del pontefice, insieme alle sue lettere e ai suoi documenti e oggetti personali, si può ora ammirare a Marlia, in provincia di Lucca, in quella Villa Reale che era di proprietà della famiglia Pecci e che la pronipote ha trasformato in un percorso museale (https://villarealedimarlia.it/leone-xiii-i-documenti-i-libri-e-i-cimeli-a-villa-reale-di-marlia/). Ma con quelle encicliche Leone XIII si proponeva soprattutto di superare l’isolamento nel quale la Santa Sede si era ritrovata dopo la perdita del potere temporale successiva all’Unità d’Italia. Lungo tutto il suo pontificato il papa riservò inoltre sempre una grande attenzione al mondo moderno e alle innovazioni tecnologiche, dimostrata dal fatto che accettò di farsi riprendere nei primi filmati cinematografici e di far registrare perfino la sua voce su un fonografo. Quanto al suo interesse per le condizioni economico-sociali dei lavoratori più umili, studi recenti hanno sottolineato anche il ruolo che vi avrebbero giocato alcune sue visioni mistiche, attestate da fonti attendibili e ritenute in linea con lo spirito religioso apocalittico e le apparizioni mariane dell’epoca. Nel 1997 è stata rinvenuta negli archivi vaticani una lettera indirizzata a Leone XIII da Bernadette Soubirous, la santa di Lourdes, la cui autenticità non è stata tuttavia confermata.
Nonostante alcuni suoi limiti (la mancata sconfessione del Sillabo, un documento con cui il suo predecessore Pio IX nel 1864 condannava ogni forma di libertà di culto, di pensiero e di stampa) e alcune sue forme di prudenza (la condanna del socialismo e del comunismo), Leone XIII suscitò grande commozione con la Rerum novarum, e non solo nel mondo cattolico. Una significativa testimonianza è nel Diario di un parroco di campagna (1936) del romanziere francese Georges Bernanos, che immagina la reazione di un giovane prete del paesino di Ambricourt, non lontano da Calais, alla lettura dell’enciclica: “ci è parso di sentire la terra tremare sotto i piedi […]. Ero in quel momento […] in pieno paese di miniere. Questa idea così semplice che il lavoro non è una merce, sottoposta alla legge dell’offerta e della domanda, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini, come sul grano, lo zucchero e il caffè, metteva sotto sopra le coscienze”.
In questi corsi e ricorsi storici, saprà il nuovo Leone XIV far sentire a sua volta la propria voce in tema di giustizia sociale? Difendere il lavoro, mettere fine alla precarietà, tutelare gli stipendi, proteggere la vita di chi lavora, in un Paese in cui perfino il fallimento degli ultimi referendum riflette la crisi della democrazia?☺

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