
– libri: “Una certa impronta della scienza divina” di Antonio Sabetta
Titolo ed argomento dell’ultimo volume di Antonio Sabetta, teologo molisano di spessore, autore di testi di teologia di tutto rispetto, di primo acchito sembrano destare più perplessità che interesse. Viene subito da chiedersi a cosa possa servire tornare ad interrogarsi sul senso della teologia in un autore certo esemplare come Tommaso d’Aquino, ma collocato in un tempo e dentro una sensibilità profondamente diversa da quella odierna. Più in generale sembra solo esercizio di “archeologia teologica” scrivere di un tema simile in un momento particolare in cui, eredi come siamo del monito heideggeriano per cui o si pensa o si crede, la teologia sembra fare molta fatica per legittimarsi all’interno della vita di fede e nel contesto culturale contemporaneo. Eppure se ci si immerge nella lettura del volume, superate le perplessità iniziali, nella misura in cui si viene aiutati ad entrare nell’ardita riflessione del Dottore Angelico, ci si rende conto della grande attualità e per certi versi profeticità del suo modo di intendere la teologia.
Certamente poiché la teologia si configura come disciplina nell’università, non potrà mai rinunciare ad essere rigoroso esercizio speculativo ma, soprattutto, la teologia, intesa come riflessione critica che procede dai contenuti della rivelazione cristiana, si configura come il secondo momento del ministero del magister in sacra pagina il cui compito è, secondo l’indicazione di Pietro il Cantore, commentare la Scrittura, argomentarla e difenderla dalle obiezioni nel momento della disputatio al fine di poterla adeguatamente predicare.
Come si nota tutto nasce dalla Scrittura e tutto torna alla Scrittura; anche in Tommaso la teologia è intrinsecamente biblica in quanto si nutre della Sacra Scrittura come del suo fondamento (si può affermare che la teologia di Tommaso è intrinsecamente biblica) e si mette a disposizione della predicazione, e dell’annuncio della fede. In questo senso finalmente dopo la riduzione di Tommaso a filosofo e ad Aristotele, la storiografia ci permette di riconoscere che sono soprattutto i Commenti della Scrittura il luogo autentico dove possiamo incontrare la genuina riflessione teologica dell’Aquinate. Se da un lato è vero, come ripete Tommaso nell’ultimo quaresimale da lui predicato, che una vecchietta ne sa più di tutti i filosofi quanto a Dio e alla salvezza, proprio l’interrogare radicale sul senso delle cose, il desiderio d’infinito che ci definisce, muovono verso una considerazione della teologia in senso storico-salvifico, poiché in essa si mette in gioco il “cuore inquieto” che desidera conoscere compiutamente quel Dio che può essere davvero conosciuto solo nella misura in cui si rivela, pur rimanendo sempre al di là di quello che possiamo dire di Lui, tanto che la nostra conoscenza è solo “impronta” che rimanda ma non può mai esaurire la realtà dell’oggetto che la determina.
La teologia, dunque, come cammino mai compiuto a partire da quanto Dio ci ha rivelato, in cui la ricerca della verità dell’uomo e lo strumento di cui ci si serve, la ragione, non vengono mortificati ma assunti come presupposto necessario da cui non è mai possibile congedarsi. C’è dunque un senso di profonda umiltà nella teologia ma anche di consapevole grandezza che non deriva dal teologo ma dalla rivelazione che manifestando all’uomo il fine – cioè il senso delle cose – gli permette di vivere all’altezza delle sue domande. E in questa perfezione della teologia non viene tolto ciò che la precede, anzi la natura rimane il presupposto da cui non si può mai prescindere per cogliere il valore della grazia.
Partendo dall’analisi e dal commento della prima questione della Summa Theologiae, del Prologo del Commento alle Sentenze del Lombardo e del Commento al De Trinitate di Boezio, grazie in particolare alla riflessione di Tommaso contenuta nei suoi numerosi commentari biblici, il volume offre una ricognizione approfondita sul senso della teologia, in particolare sul rapporto tra fede e ragione, sulla natura speculativa e argomentativa del sapere teologico, sulla dimensione soprattutto esistenziale e salvifica della rivelazione.☺