
L’intelligenza della folla
Esistono milioni di accattivanti spunti per mettere in ordine e tentare di esporre le idee che, continuamente, si accavallano tra i nostri sogni e la sfera del reale (vita quotidiana).
Capita poi che – lo stesso giorno, a distanza di poche ore – ti salti all’occhio un vecchio volume – inserito con cura meticolosa nell’ordinata fila di dorsi, sul terzo ripiano della tua libreria – un vecchio volume, dicevo, dal titolo esaltante: L’intelligenza della folla, scritto nel 1901 da Scipio Sighele nell’ambito dei suoi studi sulla “psicologia collettiva” e che – a distanza di poche ore, appunto – uno dei rari visitatori che dopo lunghe intese telefoniche riesce ad entrare nella tua libreria per acquistare un libro, individui – tra migliaia di altri dorsi – esattamente il volume di Scipio Sighele, dal titolo, accattivante per il reale e l’ immaginario, L’intelligenza della folla!
Dunque decidi immediatamente di replicare all’offerta del magico visitatore che… “in realtà quel libro … era già stato prenotato… e che magari se dovesse capitare…” Fuggi a casa col prezioso involucro di carta antica e cominci a chiederti e a chiedergli perché proprio lui, perché esattamente quel giorno, abbia deciso di saltar fuori per donarsi addirittura … al primo che fosse capitato!
E così, l’intelligenza della folla diventa immediatamente sinonimo di ‘populismo’, ‘massa’, ‘sovra- nismo’ e ‘pubblica opinione’ e subito cogli l’attualità del discorso, che facilmente rintracci fin dalle prime pagine di quel ‘bel tomo’!
L’opinione pubblica, Il problema morale dell’anima collettiva, L’intelligenza e la moralità della folla: questi alcuni dei temi trattati dal nostro psicologo di massa: e immediatamente ti torna in mente un’ansia terribile, l’angoscia dei nostri giorni, il padre di tutti i dubbi: ma come è stato possibile che in Italia la ‘folla’, la ‘massa’, insomma il popolo abbia potuto – come una slavina senza più radici – scivolare così in basso verso la esaltazione del selfie e dell’idolatria del potere più bieco. Come è stato possibile che i rappresentanti di un movimento (poi partito politico) xenofobo e razzista, legato idealmente alla recrudescenza neofascista, abbia potuto accreditarsi nelle popolazioni che il giorno prima ha deriso e infamato! I soggetti sono la Lega Nord, il Popolo e Casa Pound: a voi sistemarli nell’ordine del discorso, direbbe Roland Barthes.
E resta un fondo di amarezza e sgomento nel constatare che nonostante tutto – nonostante i 200 e più striscioni saltati da Campobasso agli onori della cronaca, anche nazionale – nonostante ciò, una massa sorridente e compiaciuta abbia partecipato (e partecipa in tutta l’Italia del sud) al chiacchiericcio delle platee leghiste.
E andando avanti nella lettura del saggio, tornano in mente altre nobili opinioni, assai care, sul concetto di massa, di popolo, opinione pubblica e sul fagocitare e l’obbedire. Ad esempio: [Gramsci, nel gennaio 1918]: “La massa dei cittadini non può avere la capacità necessaria a giudicare in sé e per sé la risoluzione tecnica dei problemi economici e politici (…) non può conoscere i termini esatti di tutte le questioni: necessariamente (la realtà e quella che è) questa conoscenza è ancora patrimonio di pochi (…) – [Ma] i giornali preferiscono non parlarne, non discuterli (…) Seguono il comodo costume dei bottegai: sminuzzano i fatti particolari, inzuppano i cervelli con tutta la paccottiglia della piccola politica di chiacchiere e luoghi comuni”. [“L’opinione pubblica”, in La Città Futura, Torino, Einaudi, 1982, pp. 551.553]
Analogie impressionanti le troviamo nelle riflessioni del ‘nostro’ Sighele: “L’opinione pubblica si impone, anche quando non è fondata sul consenso più generale delle menti colte di un Paese. (…) Se la logica serve a qualcosa, io credo che essa ci dia il diritto di affermare che l’opinione pubblica è, se non del tutto creata, certo plasmata, modificata e diretta dai giornalisti. (…) la stampa ha molta importanza nella formazione dell’opinione pubblica. L’opinione pubblica – sostiene ancora Scipio Sighele nel 1901 – è come una bandiera: disposta a volgersi sempre dalla parte donde spira il vento…”.
E allora – per restare in un ambito di citazioni … popolari, ma pur sempre all’avanguardia (!), non ci resta che ribadire con forza che se oggi sempre più la pubblica opinione è ammaestrata da “Machiavellini da strapazzo” [Gramsci] e se ancora sembra arduo ricorrere a letture d’altri tempi per approfondire il turpiloquio dei leghisti avanguardisti, ricordiamoci sempre che… ancora e sempre… eppure… il vento soffia ancora!☺