L’italia spaccata
6 Marzo 2024
laFonteTV (3796 articles)
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L’italia spaccata

Certamente noi sognatori ribelli non immaginavamo così il cambiamento che cercavamo di essere; il mondo che abitiamo ora non è quello di prima, ma è un mondo alla rovescia: dov’è quello altro che sembrava ad un passo?
Guerre, atrocità, un genocidio strisciante che strappa il cuore, un’emergenza climatica ormai sull’orlo del non ritorno, come ci dice questo inverno che non c’è, e in cima a tutto l’ombra nera e ributtante del fascismo che torna, incubo che credevamo sepolto per sempre e invece torna velenoso con l’eterna voglia di uomo solo al comando.
A completare questo quadro che, se ancora ce ne fosse bisogno, ci dimostra in modo netto quanto l’umanità sia stolta e incapace di imparare alcunché, nemmeno dai suoi più sanguinosi errori, è arrivata l’ultima pensata dei nostri “ideologi” politici: l’ autonomia differenziata.
Una quisquilia, direte voi, impercettibile nel disastro generale di questo mondo rovesciato; solo l’ennesimo tassello sbagliato nel puzzle amministrativo del nostro paese, facilmente rimediabile se poi non dovesse piacerci.
Ma così non è. Affidare la quasi totalità delle competenze statali alle regioni, frantumando quell’unità così dolorosamente strappata nel Risorgimento e mai realizzata appieno, è di per sé follia; il Covid ci ha brutalmente dimostrato quanto sia profonda la disuguaglianza tra regioni, con il caos sanitario e sociale che si è scatenato e le stridenti differenze nelle possibilità di cura.
Farlo poi senza aver prima stabilito in modo stringente i livelli essenziali delle prestazioni che ogni regione dovrebbe garantire, cancellando di fatto il principio di sussidiarietà e solidarietà che sia pure stentatamente ha finora impedito il crollo totale del Sud, è criminale. E il Molise rischia grosso, come le altre regioni, per lo più meridionali, dove il divario economico, demografico, sanitario e sociale è più profondo.
Eppure questo tema così tragicamente influente per la qualità della nostra vita resta ancora poco percepito, e poco considerato: continuiamo a constatare il disastro della nostra sanità regionale, a deplorare lo svuotamento dei piccoli paesi e la fuga dei nostri giovani, a piangere sullo stato delle nostre strade e a paventare tra qualche anno la scomparsa di fatto del Molise stesso per il calo demografico, senza capire che la campana a morto per la nostra regione piccola piccola sta suonando ora, con l’autonomia differenziata.
È di ieri la notizia della istituzione di una commissione regionale per discutere i pro e i contro di questo “progetto”: come se ci fosse bisogno di perdere tempo ad approfondire un argomento sul quale è piuttosto facile capire dove siano gli effettivi rischi, e a vantaggio di chi vada una simile riforma (o deforma) del dettato costituzionale; contemporaneamente il nostro Presidente regionale, fedele alle intimazioni di partito e del tutto indifferente al mandato che gli prescriverebbe di cercare il bene e la prosperità della regione che amministra, esalta la legge e scrive vuote parole sui benefici che porterebbe.
Dato che, come da copione, non possiamo aspettarci nulla di buono dai governanti di turno, tocca a noi cittadini rimboccarci le maniche e ancora una volta addossarci il compito di informare, coinvolgere, spiegare e suscitare una reazione; è nato un Comitato spontaneo per il No all’ autonomia differenziata, che sta iniziando questo lavoro capillare pae- se per paese. Dobbiamo renderlo on- nipresente, svegliare i tanti indifferenti, far toccare con mano cosa cambierebbe in peggio nella vita di tutti i giorni, spiegare che questa è una drastica cancellazione dell’uguaglianza tra italiani e l’attivazione di un piano inclinato lungo il quale inesorabilmente rotolerebbero in giù i nostri diritti.
Sanità, istruzione, ambiente e cultura: tutto questo dovrebbe essere garantito non più dallo Stato, almeno nelle sue linee essenziali, ma dalle regioni, sulla base di risorse per noi drasticamente depauperate perché sostanzialmente affidare alle sole risorse provenienti dal gettito fiscale interno. E soprattutto conferendo alle regioni poteri decisionali enormi su temi che sono la base stessa dell’esistenza di uno Stato, come la scuola, la tutela dei beni artistici, le cure sanitarie, la difesa e valorizzazione di territorio e ambiente.
Non riesco e non voglio nemmeno immaginare cosa succederebbe in Molise se questi punti fondanti della democrazia, beni comuni indisponibili finissero nelle mani della attuale classe dirigente. Dobbiamo fermare questa follia, subito. A ognuno di noi il compito di lavorare per questo, in tutte le situazioni possibili: o non ci sarà ritorno, e il mondo alla rovescia farà un’altra, definitiva capriola verso l’oscurità.☺

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