Il dialetto dei cùl.tori della politica, ma… “dicémele a la nostre” (attenti all’accento).
Perdonate se mi permetto uno straripamento di eccesso in cultural/vernacolese.
Lo strambotto si dice che sia un componimento, di origine popolare, a contenuto amoroso o satirico, “qui riportato e coniato” con altro schema metrico in contrasto e frottola “creativo, improprio e significativo di un senso senza senso”: AMBARABACICICOCO. Meno male (!) che adesso, oltre alle vicende dei Signori in alto della politica e dei loro affari, ci occupiamo anche di qualcosa in basso, fatto di dialetti e giochi popolari.
“bottostran! Mondo can”, per dirla modulando la lingua in nordico celtico.
Portavo i pantaloni corti e declinavo latino, quando nel natio paese si traduceva Dante in dialetto. L’ho anche recitato modulando la traduzione dall’abruzzese al vastese e devo dire con notevole successo. Mi tremava la lingua, e tutt’ora anche, nel declamare:
“avé passate quase mezza vite,
cand’ a nu bbosche m’hajj’ aritruvate,
mentre cercave, tutte sbauttite,
la vie bbone ch’j avé lassate. …
E se ce penze mò, tinghe paure”
(Dante Inferno-dialetto abruzzese/G. Perrozzi)
Ma lor signori non temano
“noi stasera famo festa
Pe consegnatte in tutta pompa magna
La croce d’oro e l’occasione è questa
Pe ditte che la festa è molto bella,
sortanto se si beve e se si magna”
(la croce ar cavajere-dialetto romanesco/G. Perrozzi)
eh si, perché
“.. tutti li gatti bianchi, bigi e neri,
trattati proprio come se conviene
(come se fa tra l’ommini per bene)
Soggetti a cure, soggetti all’affezzione,
strillaveno accusi: viva er Padrone!”-
(er processo a li gatti-dialetto romanesco/G. Perrozzi)
ma perdonatemi l’ardire, mi pare proprio il caso:
“canda ‘n gi sta’ cavèlle, trotte l’ésene”
(detti vastesi:“quando non ci sono cavalli, trottano gli asini”)
E, nel silenzio sconcertante di una città e di una politica incapace di progettare un presente ed un futuro sostenibile e credibile, racchiusa nella logica di bottega, risuonava sulla banchina del porto:
“-Zi’ Vasselù, ‘a vinne ‘ssa shaffette?
-pe venne ‘a tenghe – quante t’aàjja da?
-so’ trejje, sfojje, sgummere e zanghette:
damme se’ lire e vattal’a magna’,
ma
“..se tu ti ‘u ricce ‘nda sacchette,
mbece du’ pesce, accatte ‘u baccala”
(‘A shcaffette-dialetto termolese/G. Perrotta)
è vero: “… ridarci un po’ del tempo che fu del Borgo vecchio è importante perché, come ha detto il filosofo francese M. Blondel: il futuro è scritto nel passato! (citazione pag. 248 introduzione A. Maj/ Gente di mare/A. Smargiassi), ma, un passato che non si confronta con il presente ed il futuro, superandosi, rischia sempre di farci accontentare del “baccalà”! … naturalmente nel senso di ieri, perché il Baccalà è merce preziosa. Il pensiero di Blondel, citato, forse incautamente, esprimeva “dinamica” e non “stasi nel ieri”: “… La caratteristica costitutiva di questa dinamica è l’esperienza di insufficienza. In ogni onda, infatti, l’azione è, essa stessa, fonte di una nuova perfezione che però non arriva mai alla perfezione completa. L’ultima onda è, difatti, lo sforzo della volontà che esce dalla immanenza dell’operare a livello morale per congiungere l’azione al trascendente”
(CABALLERO, Eduardo. La credibilità della rivelazione cristiana. Roma, 28 Maggio 2008) p’ la miserie! ☺
polsmile@tin.it
Il dialetto dei cùl.tori della politica, ma… “dicémele a la nostre” (attenti all’accento).
Perdonate se mi permetto uno straripamento di eccesso in cultural/vernacolese.
Lo strambotto si dice che sia un componimento, di origine popolare, a contenuto amoroso o satirico, “qui riportato e coniato” con altro schema metrico in contrasto e frottola “creativo, improprio e significativo di un senso senza senso”: AMBARABACICICOCO. Meno male (!) che adesso, oltre alle vicende dei Signori in alto della politica e dei loro affari, ci occupiamo anche di qualcosa in basso, fatto di dialetti e giochi popolari.
“bottostran! Mondo can”, per dirla modulando la lingua in nordico celtico.
Portavo i pantaloni corti e declinavo latino, quando nel natio paese si traduceva Dante in dialetto. L’ho anche recitato modulando la traduzione dall’abruzzese al vastese e devo dire con notevole successo. Mi tremava la lingua, e tutt’ora anche, nel declamare:
“avé passate quase mezza vite,
cand’ a nu bbosche m’hajj’ aritruvate,
mentre cercave, tutte sbauttite,
la vie bbone ch’j avé lassate. …
E se ce penze mò, tinghe paure”
(Dante Inferno-dialetto abruzzese/G. Perrozzi)
Ma lor signori non temano
“noi stasera famo festa
Pe consegnatte in tutta pompa magna
La croce d’oro e l’occasione è questa
Pe ditte che la festa è molto bella,
sortanto se si beve e se si magna”
(la croce ar cavajere-dialetto romanesco/G. Perrozzi)
eh si, perché
“.. tutti li gatti bianchi, bigi e neri,
trattati proprio come se conviene
(come se fa tra l’ommini per bene)
Soggetti a cure, soggetti all’affezzione,
strillaveno accusi: viva er Padrone!”-
(er processo a li gatti-dialetto romanesco/G. Perrozzi)
ma perdonatemi l’ardire, mi pare proprio il caso:
“canda ‘n gi sta’ cavèlle, trotte l’ésene”
(detti vastesi:“quando non ci sono cavalli, trottano gli asini”)
E, nel silenzio sconcertante di una città e di una politica incapace di progettare un presente ed un futuro sostenibile e credibile, racchiusa nella logica di bottega, risuonava sulla banchina del porto:
“-Zi’ Vasselù, ‘a vinne ‘ssa shaffette?
-pe venne ‘a tenghe – quante t’aàjja da?
-so’ trejje, sfojje, sgummere e zanghette:
damme se’ lire e vattal’a magna’,
ma
“..se tu ti ‘u ricce ‘nda sacchette,
mbece du’ pesce, accatte ‘u baccala”
(‘A shcaffette-dialetto termolese/G. Perrotta)
è vero: “… ridarci un po’ del tempo che fu del Borgo vecchio è importante perché, come ha detto il filosofo francese M. Blondel: il futuro è scritto nel passato! (citazione pag. 248 introduzione A. Maj/ Gente di mare/A. Smargiassi), ma, un passato che non si confronta con il presente ed il futuro, superandosi, rischia sempre di farci accontentare del “baccalà”! … naturalmente nel senso di ieri, perché il Baccalà è merce preziosa. Il pensiero di Blondel, citato, forse incautamente, esprimeva “dinamica” e non “stasi nel ieri”: “… La caratteristica costitutiva di questa dinamica è l’esperienza di insufficienza. In ogni onda, infatti, l’azione è, essa stessa, fonte di una nuova perfezione che però non arriva mai alla perfezione completa. L’ultima onda è, difatti, lo sforzo della volontà che esce dalla immanenza dell’operare a livello morale per congiungere l’azione al trascendente”
(CABALLERO, Eduardo. La credibilità della rivelazione cristiana. Roma, 28 Maggio 2008) p’ la miserie! ☺
Il dialetto dei cùl.tori della politica, ma… “dicémele a la nostre” (attenti all’accento).
Perdonate se mi permetto uno straripamento di eccesso in cultural/vernacolese.
Lo strambotto si dice che sia un componimento, di origine popolare, a contenuto amoroso o satirico, “qui riportato e coniato” con altro schema metrico in contrasto e frottola “creativo, improprio e significativo di un senso senza senso”: AMBARABACICICOCO. Meno male (!) che adesso, oltre alle vicende dei Signori in alto della politica e dei loro affari, ci occupiamo anche di qualcosa in basso, fatto di dialetti e giochi popolari.
“bottostran! Mondo can”, per dirla modulando la lingua in nordico celtico.
Portavo i pantaloni corti e declinavo latino, quando nel natio paese si traduceva Dante in dialetto. L’ho anche recitato modulando la traduzione dall’abruzzese al vastese e devo dire con notevole successo. Mi tremava la lingua, e tutt’ora anche, nel declamare:
“avé passate quase mezza vite,
cand’ a nu bbosche m’hajj’ aritruvate,
mentre cercave, tutte sbauttite,
la vie bbone ch’j avé lassate. …
E se ce penze mò, tinghe paure”
(Dante Inferno-dialetto abruzzese/G. Perrozzi)
Ma lor signori non temano
“noi stasera famo festa
Pe consegnatte in tutta pompa magna
La croce d’oro e l’occasione è questa
Pe ditte che la festa è molto bella,
sortanto se si beve e se si magna”
(la croce ar cavajere-dialetto romanesco/G. Perrozzi)
eh si, perché
“.. tutti li gatti bianchi, bigi e neri,
trattati proprio come se conviene
(come se fa tra l’ommini per bene)
Soggetti a cure, soggetti all’affezzione,
strillaveno accusi: viva er Padrone!”-
(er processo a li gatti-dialetto romanesco/G. Perrozzi)
ma perdonatemi l’ardire, mi pare proprio il caso:
“canda ‘n gi sta’ cavèlle, trotte l’ésene”
(detti vastesi:“quando non ci sono cavalli, trottano gli asini”)
E, nel silenzio sconcertante di una città e di una politica incapace di progettare un presente ed un futuro sostenibile e credibile, racchiusa nella logica di bottega, risuonava sulla banchina del porto:
“-Zi’ Vasselù, ‘a vinne ‘ssa shaffette?
-pe venne ‘a tenghe – quante t’aàjja da?
-so’ trejje, sfojje, sgummere e zanghette:
damme se’ lire e vattal’a magna’,
ma
“..se tu ti ‘u ricce ‘nda sacchette,
mbece du’ pesce, accatte ‘u baccala”
(‘A shcaffette-dialetto termolese/G. Perrotta)
è vero: “… ridarci un po’ del tempo che fu del Borgo vecchio è importante perché, come ha detto il filosofo francese M. Blondel: il futuro è scritto nel passato! (citazione pag. 248 introduzione A. Maj/ Gente di mare/A. Smargiassi), ma, un passato che non si confronta con il presente ed il futuro, superandosi, rischia sempre di farci accontentare del “baccalà”! … naturalmente nel senso di ieri, perché il Baccalà è merce preziosa. Il pensiero di Blondel, citato, forse incautamente, esprimeva “dinamica” e non “stasi nel ieri”: “… La caratteristica costitutiva di questa dinamica è l’esperienza di insufficienza. In ogni onda, infatti, l’azione è, essa stessa, fonte di una nuova perfezione che però non arriva mai alla perfezione completa. L’ultima onda è, difatti, lo sforzo della volontà che esce dalla immanenza dell’operare a livello morale per congiungere l’azione al trascendente”
(CABALLERO, Eduardo. La credibilità della rivelazione cristiana. Roma, 28 Maggio 2008) p’ la miserie! ☺
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