L’ombelico di venere
4 Settembre 2024
laFonteTV (3347 articles)
Share

L’ombelico di venere

Camminando in paese o in città è possibile notare, lungo tutto l’anno, una piccola e strana pianta che cresce sui vecchi muri, dal poetico nome di ombelico di Venere.
L’Umbilicus rupestris – questo il suo nome scientifico – appartiene alla famiglia delle Crassulacee ed è una pianta erbacea perenne, ermafrodita, glabra, alta fra i dieci e i sessanta centimetri, con rizoma tuberoso a fusto eretto, cilindrico, generalmente non ramificato. Ha delle foglie verdi splendide a vedersi: alterne, intere, circolari, lucide, carnose e fresche, con sfumature rossicce. L’infiorescenza, semplice e terminale, occupa la gran parte del fusto. I fiori, bianco-verdi o a volte appena rosati, compaiono da maggio a luglio e hanno la forma di una campana: sono penduli, lunghi fino a un centimetro e hanno il calice a cinque lobi, ovati e subacuti saldati alla base. Il frutto si presenta con numerosi piccoli semi ovoidi o ellittici, di colore bruno.
Il suo nome è chiaramente riferito alla forma rotondeggiante e depressa delle foglie, che ricordano vagamente un ombelico, mentre l’epiteto descrive il suo habitat rupestre: oltre che alle fenditure dei muri, questa piantina si abbarbica sulle rocce a picco sul mare e nei terreni rocciosi preferibilmente silicei, umidi, ombrosi e freschi, fino a 1.200 metri di altitudine. Tuttavia, la sua denominazione comune, che coincide con quella già antica, è ombelico di Venere, e può rifarsi sia alla caratteristica forma delle foglie – simili, come si diceva sopra, a dei dischetti con una fossetta nel mezzo, sorretta da un picciolo proprio al centro della pagina inferiore, botanicamente una foglia peltata – che ricordano l’ombelico della dea Venere, sia alle supposte proprietà afrodisiache della pianta. Del resto, anche le origini della pasta all’uovo ripiena sembrano avere a che fare con la dea dell’amore e della bellezza. Si vocifera, infatti, che durante la guerra tra Modena e Bologna, Venere, Bacco e Marte, corsi in aiuto a Modena, trovarono ristoro presso una locanda. Il mattino seguente Marte e Bacco si allontanarono lasciando Ve- nere addormentata. Al risveglio, la dea sfoggiò il suo ombelico che rapì la fantasia del locandiere, il quale lo ricreò in cucina con un fazzolettino di pasta.
L’Umbilicus rupestris è una specie officinale: le foglie delle piante giovani, oltre a essere buone e commestibili, erano considerate in passato come diuretiche e rinfrescanti, e utilizzate, dopo essere state ridotte in poltiglia, anche per lenire lievi ustioni della pelle. Inoltre se ne prescriveva il succo per curare i casi di epilessia ribelle ad altri trattamenti. Oggi si usa il cataplasma di foglie fresche tritate come detergente ed emolliente per curare piaghe, calli e ulcere. In cucina l’ombelico di Venere è perfetto per arricchire insalate miste improvvisate, ma dalle foglie più tenere si può ricavare anche un ottimo pesto: basta frullare una bella manciata di foglie con cipolla, un pugno di semi di girasole appena tostati, un paio di olive taggiasche, un filo di olio extra vergine di oliva, sale e pepe.☺

laFonteTV

laFonteTV