Quando ci si espone, ci si impegna e si lotta per qualcosa in cui si crede, si scoprono lati deboli di se stessi che non si immaginava di avere. I detrattori feriscono con la loro indifferenza ed inimicizia. Emergono tutte le insicurezze, l’umanità e la fragilità.
Vorresti vivere nell’onestà, nella chiarezza, senza barattare i valori e i diritti di tutti gli esseri umani, ma questo ha un prezzo alto. Eppure non c’è altra strada, anche se a volte ti senti perso e non sai più qual è la direzione giusta e oscilli tra l’angoscia e l’inquietudine. Forse è questa la “strada stretta”, quella difficile, quella che non fa sconti, quella che porta ogni giorno al proprio martirio e spero non a quello di chi ti fa compagnia! Ti scopri debole perché sei corroso dal timore della “distanza” anche di chi ti è vicino. Ma è qui che scopri l’onnidebolezza del tuo Dio che morendo sulla croce ti ha mostrato la via, la verità e la vita e la senti dentro. Se accetterai l’idea di un Dio debole, una pace indescrivibile ti pervaderà.
Quanto è dolce questa povertà che ti fa sentire bisognoso ed aperto alle necessità degli altri! Questo stato dell’animo veniva chiamato da santa Chiara: “il privilegio della povertà”. Accetterò volentieri questa, ma senza dimenticare il diritto alla restituzione della dignità del lavoro, della vita piena per tutti e della vera libertà.
In Italia si restringono sempre di più gli spazi dell’accoglienza e della condivisione; i poveri vengono puniti; la sofferenza diventa reato; vengono privatizzati i beni comuni quali: l’istruzione, la sanità, il creato; il bene è stato barattato con il benessere avido ed egoista.
Occorre più cultura e meno paura. Dove per cultura intendo istruzione, ma anche aver cura, coltivare umanità. In tutti gli ambienti si respira aria di resistenza, di lotta per la presenza contemporanea di senso ed antisenso. Le logiche di autoaffermazione stanno distruggendo la coesione sociale a tutti i livelli. Ma è proprio in queste condizioni che “il vino buono viene purificato” e diventa migliore.
Le ingiustizie abbondano e le libertà sono ormai una merce rara. In nome della “verità” vengono commessi i più atroci delitti, a tutti i livelli, perché senza la “carità”, la verità è una arma micidiale.
Mi vengono alla mente alcune figure letterarie come don Chisciotte e Ulisse. Il primo, secondo molti, era un personaggio grottesco e paradossale perché combatteva inutilmente e contro nemici inesistenti, ma qui sta la sua invincibilità: non abbandonava la lotta e disarcionato da cavallo era sempre pronto a risalirvi. Invincibile allora non vuol dire vincente, ma al contrario, perdente che non si stanca mai di lottare anche dinanzi alla evidente e ripetuta caduta, senza che questo lo scandalizzi.
Ulisse al contrario scopre durante le sue peripezie ed il suo lungo peregrinare che Itaca è proprio il viaggio, la ricerca, la curiosità, l’astuzia per sconfiggere il male e la prudenza per evitarlo e non una terra lontana, irraggiungibile. È quello che fai ogni giorno, è la direzione e non per forza l’obiettivo prefisso che non raggiungerai mai appieno.
Allora ti vengono in mente gli atti eroici dei famosi personaggi e ti accorgi che il vero eroe è quello che nonostante le avversità interiori ed esteriori lotta senza arrendersi perché il suo obiettivo non è vincere, ma vivere e far vivere, non è arrivare, ma consentire a tutti di muoversi, di dirigersi, di non farsi vincere dalle inevitabili debolezze e banalità della vita.
Un mio amico titolava il suo libro di poesie “lotto, quindi vivo” ed è la più bella eredità che illustri sconosciuti seminano come petali di fiori profumati su un viottolo di montagna.☺
adelellis@virgilio.it
Quando ci si espone, ci si impegna e si lotta per qualcosa in cui si crede, si scoprono lati deboli di se stessi che non si immaginava di avere. I detrattori feriscono con la loro indifferenza ed inimicizia. Emergono tutte le insicurezze, l’umanità e la fragilità.
Vorresti vivere nell’onestà, nella chiarezza, senza barattare i valori e i diritti di tutti gli esseri umani, ma questo ha un prezzo alto. Eppure non c’è altra strada, anche se a volte ti senti perso e non sai più qual è la direzione giusta e oscilli tra l’angoscia e l’inquietudine. Forse è questa la “strada stretta”, quella difficile, quella che non fa sconti, quella che porta ogni giorno al proprio martirio e spero non a quello di chi ti fa compagnia! Ti scopri debole perché sei corroso dal timore della “distanza” anche di chi ti è vicino. Ma è qui che scopri l’onnidebolezza del tuo Dio che morendo sulla croce ti ha mostrato la via, la verità e la vita e la senti dentro. Se accetterai l’idea di un Dio debole, una pace indescrivibile ti pervaderà.
Quanto è dolce questa povertà che ti fa sentire bisognoso ed aperto alle necessità degli altri! Questo stato dell’animo veniva chiamato da santa Chiara: “il privilegio della povertà”. Accetterò volentieri questa, ma senza dimenticare il diritto alla restituzione della dignità del lavoro, della vita piena per tutti e della vera libertà.
In Italia si restringono sempre di più gli spazi dell’accoglienza e della condivisione; i poveri vengono puniti; la sofferenza diventa reato; vengono privatizzati i beni comuni quali: l’istruzione, la sanità, il creato; il bene è stato barattato con il benessere avido ed egoista.
Occorre più cultura e meno paura. Dove per cultura intendo istruzione, ma anche aver cura, coltivare umanità. In tutti gli ambienti si respira aria di resistenza, di lotta per la presenza contemporanea di senso ed antisenso. Le logiche di autoaffermazione stanno distruggendo la coesione sociale a tutti i livelli. Ma è proprio in queste condizioni che “il vino buono viene purificato” e diventa migliore.
Le ingiustizie abbondano e le libertà sono ormai una merce rara. In nome della “verità” vengono commessi i più atroci delitti, a tutti i livelli, perché senza la “carità”, la verità è una arma micidiale.
Mi vengono alla mente alcune figure letterarie come don Chisciotte e Ulisse. Il primo, secondo molti, era un personaggio grottesco e paradossale perché combatteva inutilmente e contro nemici inesistenti, ma qui sta la sua invincibilità: non abbandonava la lotta e disarcionato da cavallo era sempre pronto a risalirvi. Invincibile allora non vuol dire vincente, ma al contrario, perdente che non si stanca mai di lottare anche dinanzi alla evidente e ripetuta caduta, senza che questo lo scandalizzi.
Ulisse al contrario scopre durante le sue peripezie ed il suo lungo peregrinare che Itaca è proprio il viaggio, la ricerca, la curiosità, l’astuzia per sconfiggere il male e la prudenza per evitarlo e non una terra lontana, irraggiungibile. È quello che fai ogni giorno, è la direzione e non per forza l’obiettivo prefisso che non raggiungerai mai appieno.
Allora ti vengono in mente gli atti eroici dei famosi personaggi e ti accorgi che il vero eroe è quello che nonostante le avversità interiori ed esteriori lotta senza arrendersi perché il suo obiettivo non è vincere, ma vivere e far vivere, non è arrivare, ma consentire a tutti di muoversi, di dirigersi, di non farsi vincere dalle inevitabili debolezze e banalità della vita.
Un mio amico titolava il suo libro di poesie “lotto, quindi vivo” ed è la più bella eredità che illustri sconosciuti seminano come petali di fiori profumati su un viottolo di montagna.☺
Quando ci si espone, ci si impegna e si lotta per qualcosa in cui si crede, si scoprono lati deboli di se stessi che non si immaginava di avere. I detrattori feriscono con la loro indifferenza ed inimicizia. Emergono tutte le insicurezze, l’umanità e la fragilità.
Vorresti vivere nell’onestà, nella chiarezza, senza barattare i valori e i diritti di tutti gli esseri umani, ma questo ha un prezzo alto. Eppure non c’è altra strada, anche se a volte ti senti perso e non sai più qual è la direzione giusta e oscilli tra l’angoscia e l’inquietudine. Forse è questa la “strada stretta”, quella difficile, quella che non fa sconti, quella che porta ogni giorno al proprio martirio e spero non a quello di chi ti fa compagnia! Ti scopri debole perché sei corroso dal timore della “distanza” anche di chi ti è vicino. Ma è qui che scopri l’onnidebolezza del tuo Dio che morendo sulla croce ti ha mostrato la via, la verità e la vita e la senti dentro. Se accetterai l’idea di un Dio debole, una pace indescrivibile ti pervaderà.
Quanto è dolce questa povertà che ti fa sentire bisognoso ed aperto alle necessità degli altri! Questo stato dell’animo veniva chiamato da santa Chiara: “il privilegio della povertà”. Accetterò volentieri questa, ma senza dimenticare il diritto alla restituzione della dignità del lavoro, della vita piena per tutti e della vera libertà.
In Italia si restringono sempre di più gli spazi dell’accoglienza e della condivisione; i poveri vengono puniti; la sofferenza diventa reato; vengono privatizzati i beni comuni quali: l’istruzione, la sanità, il creato; il bene è stato barattato con il benessere avido ed egoista.
Occorre più cultura e meno paura. Dove per cultura intendo istruzione, ma anche aver cura, coltivare umanità. In tutti gli ambienti si respira aria di resistenza, di lotta per la presenza contemporanea di senso ed antisenso. Le logiche di autoaffermazione stanno distruggendo la coesione sociale a tutti i livelli. Ma è proprio in queste condizioni che “il vino buono viene purificato” e diventa migliore.
Le ingiustizie abbondano e le libertà sono ormai una merce rara. In nome della “verità” vengono commessi i più atroci delitti, a tutti i livelli, perché senza la “carità”, la verità è una arma micidiale.
Mi vengono alla mente alcune figure letterarie come don Chisciotte e Ulisse. Il primo, secondo molti, era un personaggio grottesco e paradossale perché combatteva inutilmente e contro nemici inesistenti, ma qui sta la sua invincibilità: non abbandonava la lotta e disarcionato da cavallo era sempre pronto a risalirvi. Invincibile allora non vuol dire vincente, ma al contrario, perdente che non si stanca mai di lottare anche dinanzi alla evidente e ripetuta caduta, senza che questo lo scandalizzi.
Ulisse al contrario scopre durante le sue peripezie ed il suo lungo peregrinare che Itaca è proprio il viaggio, la ricerca, la curiosità, l’astuzia per sconfiggere il male e la prudenza per evitarlo e non una terra lontana, irraggiungibile. È quello che fai ogni giorno, è la direzione e non per forza l’obiettivo prefisso che non raggiungerai mai appieno.
Allora ti vengono in mente gli atti eroici dei famosi personaggi e ti accorgi che il vero eroe è quello che nonostante le avversità interiori ed esteriori lotta senza arrendersi perché il suo obiettivo non è vincere, ma vivere e far vivere, non è arrivare, ma consentire a tutti di muoversi, di dirigersi, di non farsi vincere dalle inevitabili debolezze e banalità della vita.
Un mio amico titolava il suo libro di poesie “lotto, quindi vivo” ed è la più bella eredità che illustri sconosciuti seminano come petali di fiori profumati su un viottolo di montagna.☺
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