Mala tempora
Nell’agenda politica del partito che ha vinto le ultime elezioni il tema “disabilità” è trattato in maniera scarna, quasi come fosse un “atto dovuto”. In realtà c’è da evidenziare che anche le altre forze politiche non hanno dedicato grandi attenzioni al tema e che, nel corso della campagna elettorale appena passata, la sorte del destino di oltre il 5,2% degli italiani (tanta secondo le ultime stime è la percentuale delle persone in condizione di disabilità in Italia) non è stato un tema degno di chissà quale interesse e comunque soffocato dalle vicende di più stringente attualità.
Ad ogni buon conto, parlando dei vincitori, Fratelli di Italia si occupa di disabilità nel punto 9 nel proprio programma di governo, proponendo una serie di misure assistenziali (aumento delle pensioni di invalidità, aumento dell’ assegno unico), incentivi per l’assunzione dei lavoratori con disabilità, aumento degli insegnanti di sostegno e delle misure per il diritto allo studio degli alunni con disabilità, sostegno ai caregiver.
In particolare, rispetto alla legge delega sulla disabilità (legge 227/2021) il partito propone di revisionarla, assicurando “la certezza dei diritti acquisiti” (perché, la legge li metteva in discussione? Alla scrivente non risulta), riorganizzando gli organismi di tutela e di accertamento della condizione di disabilità. Ancora, Fratelli d’Italia, propone di riformare la “delega al governo alla disabilità, dotandola di capacità di spesa, per il riordino ed il miglioramento delle politiche attive di settore, anche mediante la razionalizzazione e l’incremento sulle somme sui capitoli di pertinenza, nonché per la realizzazione di azioni trasversali che incidono positivamente su tutte le deleghe di governo”. Questa frase però l’ho letta quattro volte e non l’ho capita.
Il partito della Meloni, ancora, propone di semplificare la presa in carico delle persone con disabilità dalla nascita per tutto l’arco della vita con erogazione di “appropriate misure di sostegno economico individuali e collettive”, senza specificare quali siano queste misure “appropriate”. Si propone ancora la riforma della previdenza ed assistenza dedicate alle persone con disabilità o non autosufficienti, ma anche qui non è dato sapere con che criteri ispiratori, proponendo per le persone con patologie neurodegenerative allo stadio iniziale l’accesso alla pensione anche senza la quota minima di invalidità.
Sul delicato tema dell’occupazione delle persone con disabilità, viene rafforzato il ruolo della scuola come porta di accesso alla realizzazione del progetto di vita e occupazionale, affiancando a questo la riforma del collocamento obbligatorio (senza specificare in che direzione), introducendo come obbligatoria la figura del disability manager, come mediatore necessario tra la persona con disabilità ed il mondo del lavoro.
Infine ci si pone come obiettivo l’“abbattimento delle barriere architettoniche”… e diremmo tutti… grazie al cavolo. Sarebbe interessante capire come vogliono abbatterle queste barriere, se mettendosi letteralmente alla guida della ruspa oppure incentivando la ristrutturazione di opere pubbliche e private. Nessun riferimento ai piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche e/o alla progettazione universale.
Infine, nel programma non c’è nessun accenno al tema della vita indipendente, vera sfida per le politiche dedicate alle persone con disabilità e al delicato tema del “ dopo di noi”.
Ecco qui, si parla di disabilità un tanto al chilo, giusto per buttare giù un programma di governo e scrivere quattro cose che siano uno specchietto per le allodole.
La sensazione è che dovrà passare ancora molto tempo prima che vengano emanati i decreti attuativi della legge delega 227/2021 e che, soprattutto, vengano abbandonate le tradizionali politiche assistenziali in favore della piena valorizzazione dei diritti umani, civili e sociali delle persone con disabilità.☺
