Ogni 25 novembre
11 Novembre 2023
laFonteTV (3191 articles)
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Ogni 25 novembre

Il 25 Novembre è il giorno in cui si accorgono che esistiamo: noi, donne che contrastano la violenza e donne che purtroppo la subiscono, siamo improvvisamente al centro dell’attenzione. Telegiornali, rapporti statistici, convegni, incontri… è tutto un susseguirsi di scarpe rosse, di immagini di donne pestate, di numeri mortali, a volte accompagnate da canzoni, poesie, letture. Parole, leggi, storie di vita sono di colpo ai bagliori della cronaca. Ben vengano le iniziative ed i riflettori, ma confesso che quello che fa davvero paura è il silenzio immobile dei giorni successivi. Durante quel silenzio la solitudine di tante storie di vita ci accompagna, insieme alla condivisione della paura e delle angosce che cerchiamo di superare riconcorrendo una via d’uscita, a volte a passi da gigante, altre volte camminando con lentezza accanto alle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza.
Essere donna a volte è soprattutto un problema di spazio da occupare nella propria vita, quando uscire di notte da sola diventa una questione di coraggio e non un esercizio della propria libertà personale. Ancora, è lo spazio che si può occupare all’ interno di una relazione, quando ci viene prescritto da chi dice di amarci, il modo di vestire, il modo di occupare (e non occupare) il tempo, le persona da frequentare e da non frequentare.
È un dato di fatto che c’è una metà del mondo che non è uguale all’altra: nei paesi moderni accade in maniera più sfumata fino ad arrivare alle privazioni dei diritti individuali messe in atto dai paesi più oscurantisti. La radice è comune e, come sempre si sente dire, è un fatto culturale legato alle tradizioni patriarcali che da sempre sono state un pilastro delle strutture socio-economiche delle società antiche e moderne.
Di recente, il Premio Nobel per l’economia 2023 è stato assegnato a Claudia Goldin  (Harvard University), per la sua ricerca sull’occupazione femminile, che ha contribuito a identificare le cause delle differenze di genere che si osservano ancora oggi nel mercato del lavoro di tutti i paesi del mondo, rilevando che è proprio la presenza di discriminazioni di genere e diversità di ruoli all’interno della famiglia ad impedire l’uguaglianza economica tra donne e uomini.
In particolare, la studiosa ha rilevato come l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro abbia rappresentato il cambiamento più significativo dell’ ultimo secolo, e sostiene che le scelte lavorative delle donne abbiano giocato un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’economia del lavoro nei Paesi moderni. Infatti, nei Paesi in cui il disallineamento salariale tra uomini e donne è meno marcato, si è registrata parallelamente una crescita economica complessiva migliore. Non c’è pertanto alcuna ragione logica che giustifichi la permanenza dei ruoli di genere all’interno della società.
Allora, perché questa cultura non cambia? La risposta è purtroppo semplice: perché fa comodo alla metà del mondo che non la subisce e quindi semplicemente non la combatte. Una battaglia culturale non la si può fermare (solo) con leggi che inaspriscono le pene, senza intervenire sulle radici stesse delle discriminazioni. Il nostro Governo e i precedenti non sono mai intervenuti efficacemente su questo punto. Ed ogni 25 novembre lo ribadiamo, senza che nulla cambi. Anche quest’anno ci toccheranno i buoni propositi per l’occasione, ed il 26 novembre torneremo ad essere sole.☺

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