Sembrava il relitto di un passato da dimenticare, fatto di miseria, paure ed esclusioni sociali e invece, sia pure sotto nuovo nome, la “ruota dei trovatelli”, che per secoli ha favorito e coperto l’abbandono in anonimato dei neonati, potrebbe diventare lo strumento più aggiornato per affrontare la cosiddetta “sindrome del cassonetto”.
L’Associazione Salvamamme, con la giornata “Addio al piccolo angelo” (nel Gennaio del 2000 l’Associazione annunciava la morte del neonato Angelo. “Gettato tra i rifiuti in un cassonetto non lontano da noi” diceva l’annuncio funebre, aggiungendo che sindaco e associazione “invitano tutti i cittadini ad essere vicini con affetto ad una creatura indifesa, morta in desolata solitudine”) ha ricordato la tragedia dei piccoli bimbi nati e soppressi, velando di tulle nero alcuni cassonetti della città. Cento mamme di tutte le nazionalità, con i loro piccoli, hanno voluto portare un saluto in un luogo simbolico, lasciando ciascuna un fiore bianco presso l’antica Ruota del Santo Spirito di Roma, esprimendo così un gesto d’amore. L’Associazione ha rinnovato al Sindaco un impegno forte e concreto su questo fronte. Esiste disperazione in città, e al Salvamamme la si incontra ogni giorno. Esistono anche migliaia di cassonetti.
Tutto riparte dove iniziò 800 anni fa: la ruota degli esposti che Papa Innocenzo III fece realizzare all’Ospedale Santo Spirito torna a salvare i neonati abbandonati a Roma: nel muro di cinta dell’ospedale, in luogo facilmente accessibile e protetto da occhi indiscreti, verrà sistemata entro Natale, la prima ruota sperimentale dove donne incapaci di essere mamme potranno lasciare i neonati. L’Associazione vorrebbe partire anche con culle salva bebé in punti strategici della città dove il bimbo può essere deposto e raccolto. Cullette a forma di ovetto, dotate di impianto termico, di chiusura automatica e sensori che segnalano la presenza di un piccolo ospite. Il profilo delle donne che abbandonano è molto cambiato negli ultimi dieci anni. Non più italiane, psicologicamente in difficoltà, inadatte a tenere con sé, anche per povertà, il frutto del parto. Ora la quasi totalità sono giovani donne immigrate, arrivate da poco nel nostro Paese, sradicate dal tessuto sociale, una storia comune. Sole, si appoggiano al primo uomo disposte a prenderle con sé, connazionale o italiano. Quando restano incinte non vengono subito ripudiate. Il compagno le tiene in casa, sfruttandole per lavori domestici, fino al settimo, ottavo mese di gravidanza, poi le sbatte via, magari pochi giorni prima di partorire: oggetti che non servono più. Da qui nascono le tragedie dei neonati morti dopo essere stati gettati in strada. Le Associazioni stimano che dietro un bimbo trovato nel cassonetto altri 10 spariscono. Dobbiamo riflettere su come viviamo i rapporti con gli altri, perché se una donna arriva a un gesto del genere, vuol dire che intorno a lei non c’è proprio nessuno disposto a vedere, ascoltare, offrire un aiuto.
Natale è solo una bella favola se non usciamo a cercare nelle strade, a ridosso di chiese e palazzi, le “moderne natività metropolitane” dove Gesù continua all’infinito il suo mistero di povertà e di esclusione. ☺ morenavaccaro2@virgilio.it
Sembrava il relitto di un passato da dimenticare, fatto di miseria, paure ed esclusioni sociali e invece, sia pure sotto nuovo nome, la “ruota dei trovatelli”, che per secoli ha favorito e coperto l’abbandono in anonimato dei neonati, potrebbe diventare lo strumento più aggiornato per affrontare la cosiddetta “sindrome del cassonetto”.
L’Associazione Salvamamme, con la giornata “Addio al piccolo angelo” (nel Gennaio del 2000 l’Associazione annunciava la morte del neonato Angelo. “Gettato tra i rifiuti in un cassonetto non lontano da noi” diceva l’annuncio funebre, aggiungendo che sindaco e associazione “invitano tutti i cittadini ad essere vicini con affetto ad una creatura indifesa, morta in desolata solitudine”) ha ricordato la tragedia dei piccoli bimbi nati e soppressi, velando di tulle nero alcuni cassonetti della città. Cento mamme di tutte le nazionalità, con i loro piccoli, hanno voluto portare un saluto in un luogo simbolico, lasciando ciascuna un fiore bianco presso l’antica Ruota del Santo Spirito di Roma, esprimendo così un gesto d’amore. L’Associazione ha rinnovato al Sindaco un impegno forte e concreto su questo fronte. Esiste disperazione in città, e al Salvamamme la si incontra ogni giorno. Esistono anche migliaia di cassonetti.
Tutto riparte dove iniziò 800 anni fa: la ruota degli esposti che Papa Innocenzo III fece realizzare all’Ospedale Santo Spirito torna a salvare i neonati abbandonati a Roma: nel muro di cinta dell’ospedale, in luogo facilmente accessibile e protetto da occhi indiscreti, verrà sistemata entro Natale, la prima ruota sperimentale dove donne incapaci di essere mamme potranno lasciare i neonati. L’Associazione vorrebbe partire anche con culle salva bebé in punti strategici della città dove il bimbo può essere deposto e raccolto. Cullette a forma di ovetto, dotate di impianto termico, di chiusura automatica e sensori che segnalano la presenza di un piccolo ospite. Il profilo delle donne che abbandonano è molto cambiato negli ultimi dieci anni. Non più italiane, psicologicamente in difficoltà, inadatte a tenere con sé, anche per povertà, il frutto del parto. Ora la quasi totalità sono giovani donne immigrate, arrivate da poco nel nostro Paese, sradicate dal tessuto sociale, una storia comune. Sole, si appoggiano al primo uomo disposte a prenderle con sé, connazionale o italiano. Quando restano incinte non vengono subito ripudiate. Il compagno le tiene in casa, sfruttandole per lavori domestici, fino al settimo, ottavo mese di gravidanza, poi le sbatte via, magari pochi giorni prima di partorire: oggetti che non servono più. Da qui nascono le tragedie dei neonati morti dopo essere stati gettati in strada. Le Associazioni stimano che dietro un bimbo trovato nel cassonetto altri 10 spariscono. Dobbiamo riflettere su come viviamo i rapporti con gli altri, perché se una donna arriva a un gesto del genere, vuol dire che intorno a lei non c’è proprio nessuno disposto a vedere, ascoltare, offrire un aiuto.
Natale è solo una bella favola se non usciamo a cercare nelle strade, a ridosso di chiese e palazzi, le “moderne natività metropolitane” dove Gesù continua all’infinito il suo mistero di povertà e di esclusione. ☺ morenavaccaro2@virgilio.it
Sembrava il relitto di un passato da dimenticare, fatto di miseria, paure ed esclusioni sociali e invece, sia pure sotto nuovo nome, la “ruota dei trovatelli”, che per secoli ha favorito e coperto l’abbandono in anonimato dei neonati, potrebbe diventare lo strumento più aggiornato per affrontare la cosiddetta “sindrome del cassonetto”.
L’Associazione Salvamamme, con la giornata “Addio al piccolo angelo” (nel Gennaio del 2000 l’Associazione annunciava la morte del neonato Angelo. “Gettato tra i rifiuti in un cassonetto non lontano da noi” diceva l’annuncio funebre, aggiungendo che sindaco e associazione “invitano tutti i cittadini ad essere vicini con affetto ad una creatura indifesa, morta in desolata solitudine”) ha ricordato la tragedia dei piccoli bimbi nati e soppressi, velando di tulle nero alcuni cassonetti della città. Cento mamme di tutte le nazionalità, con i loro piccoli, hanno voluto portare un saluto in un luogo simbolico, lasciando ciascuna un fiore bianco presso l’antica Ruota del Santo Spirito di Roma, esprimendo così un gesto d’amore. L’Associazione ha rinnovato al Sindaco un impegno forte e concreto su questo fronte. Esiste disperazione in città, e al Salvamamme la si incontra ogni giorno. Esistono anche migliaia di cassonetti.
Tutto riparte dove iniziò 800 anni fa: la ruota degli esposti che Papa Innocenzo III fece realizzare all’Ospedale Santo Spirito torna a salvare i neonati abbandonati a Roma: nel muro di cinta dell’ospedale, in luogo facilmente accessibile e protetto da occhi indiscreti, verrà sistemata entro Natale, la prima ruota sperimentale dove donne incapaci di essere mamme potranno lasciare i neonati. L’Associazione vorrebbe partire anche con culle salva bebé in punti strategici della città dove il bimbo può essere deposto e raccolto. Cullette a forma di ovetto, dotate di impianto termico, di chiusura automatica e sensori che segnalano la presenza di un piccolo ospite. Il profilo delle donne che abbandonano è molto cambiato negli ultimi dieci anni. Non più italiane, psicologicamente in difficoltà, inadatte a tenere con sé, anche per povertà, il frutto del parto. Ora la quasi totalità sono giovani donne immigrate, arrivate da poco nel nostro Paese, sradicate dal tessuto sociale, una storia comune. Sole, si appoggiano al primo uomo disposte a prenderle con sé, connazionale o italiano. Quando restano incinte non vengono subito ripudiate. Il compagno le tiene in casa, sfruttandole per lavori domestici, fino al settimo, ottavo mese di gravidanza, poi le sbatte via, magari pochi giorni prima di partorire: oggetti che non servono più. Da qui nascono le tragedie dei neonati morti dopo essere stati gettati in strada. Le Associazioni stimano che dietro un bimbo trovato nel cassonetto altri 10 spariscono. Dobbiamo riflettere su come viviamo i rapporti con gli altri, perché se una donna arriva a un gesto del genere, vuol dire che intorno a lei non c’è proprio nessuno disposto a vedere, ascoltare, offrire un aiuto.
Natale è solo una bella favola se non usciamo a cercare nelle strade, a ridosso di chiese e palazzi, le “moderne natività metropolitane” dove Gesù continua all’infinito il suo mistero di povertà e di esclusione. ☺ morenavaccaro2@virgilio.it
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