Mille papaveri rossi
10 Maggio 2023
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Mille papaveri rossi

Il papavero selvatico o rosolaccio (Papaver rhoeas) è la specie più comune appartenente alla famiglia delle Papaveracee. Abbonda spontanea da fine aprile, per esplodere a giugno formando un mare di colore rosso, nei luoghi incolti ma anche nei seminativi come pianta infestante. I diserbanti selettivi hanno fatto scomparire i papaveri dai campi coltivati e li hanno confinati ai margini dei viottoli di campagna e sulle scarpate della ferrovia, ma un tempo i papaveri trasformavano i campi di cereali in uno scenario fantastico: i loro numerosissimi fiori rossi sembravano incendiare le messi.

I fiori dei papaveri sono infatti molto vistosi, con la corolla dai quattro petali che, inizialmente bianchi, via via diventano rosa, fino ad assumere quel bel colore rosso scarlatto, con la base macchiata di nero. Il calice è formato da due sepali che cadono precocemente. Il centro del fiore è caratteristico per la presenza di un grosso pistillo a forma di stella contornato da molti stami di colore scuro. Chi di noi da piccolo non si è divertito a stampare quella stella del pistillo sulla fronte con una semplice pressione? Il fusto, eretto e coperto di peli rigidi, se tagliato emette un latice bianco, viscoso e dal sapore acre. Così pure foglie e frutti, in seguito a rotture o incisioni. Singolare è la trasformazione che subisce l’ovario, una volta giunto a maturità: in una capsula, botanicamente chiamata treto, porta sotto la stella delle aperture attraverso le quali, con i movimenti causati dal vento, fuoriescono i piccoli semi destinati alla propagazione della specie: un chiaro esempio di autodisseminazione delle piante.

Fin dall’antichità il papavero è noto per il suo uso in erboristeria grazie alle sue proprietà espettoranti, tossifughe e antiasmatiche. In cosmesi si ricorre ai petali per preparare unguenti per pelli irritabili. Varie parti del papavero possono venire utilizzate anche in cucina: con i petali si possono colorare bevande e adornare insalate; con le rosette basali delle foglie, raccolte prima della fioritura, quando sono ancora tenere (e dopo essersi assicurati che i campi non siano stati trattati con sostanze chimiche), si preparano insalate e zuppe. Con la cottura il problema della pelosità, propria anche delle foglie, svanisce e la verdura cotta di papavero si può consumare in larghe quantità. I semi (una pianta può arrivare a produrne fino a quarantamila!) possono essere impiegati per preparare pani speciali o altri prodotti da forno e sono un’ottima riserva sia di sali minerali, tra cui ferro, rame, manganese, calcio e zinco, sia di fitosteroli, che aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo. Sempre i semi hanno un effetto calmante sul sistema nervoso e costituiscono perciò un rimedio naturale contro ansia, stress e insonnia.

Molti sono anche i miti e le leggende di questo fiore luminoso. Demetra, che per i Greci era la dea dell’agricoltura ed era rappresentata con fasci di grano e papaveri nelle mani, avrebbe ritrovato la pace dopo la scomparsa della figlia bevendo infusi di papavero. E, spostandoci nell’ antica Roma, Tarquinio il Superbo, per mostrare al figlio il metodo più sicuro per impossessarsi della città di Gabi, fece abbattere con un bastone i papaveri più alti del suo giardino spiegandogli con un’ immagine simbolica che si dovevano eliminare prima di tutto i cittadini più autorevoli. Per questo il papavero è anche l’emblema dei potenti, comunemente chiamati “gli alti papaveri della politica”. Nella tradizione popolare un petalo veniva usato come prova di fedeltà in amore: posto sul palmo della mano e colpito con l’altra mano, doveva produrre uno schiocco per dimostrare che l’amato era fedele. Il colore rosso dei petali, inoltre, indica metaforicamente il sangue versato e rimanda a concetti come ribellione, rivoluzione, passione civile e a ideali di libertà e di pace. A Londra, il cosiddetto Remembrance day (11 novembre), giorno in cui il Regno Unito e tutti i Paesi del Commonwealth ricordano i caduti delle due guerre mondiali, viene celebrato con papaveri rossi. Nel 2014, in occasione del centenario della Grande Guerra, i loro 888.246 caduti sono stati commemorati con altrettanti papaveri rossi di ceramica installati attorno alla Torre di Londra: impressionante il colpo d’occhio, come si può vedere nella foto. Nella tradizione italiana, risale al periodo della Resistenza l’usanza di apporre sulle tombe dei partigiani un papavero, a cui allude anche il famoso verso “sotto l’ombra di un bel fior” della canzone Bella ciao. Nella sua celebre La guerra di Piero, Fabrizio De Andrè canta i “mille papaveri rossi” posti a fare la guardia alla tomba dello sfortunato soldato. E non a caso è proprio nei giorni intorno al 25 aprile che si vedono le più belle distese di campi vermigli di questi fiori spontanei.☺

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