nei deserti luoghi   di Loredana Alberti
3 Settembre 2011 Share

nei deserti luoghi di Loredana Alberti

 

Quando l'ingiustizia diventa legge,

la resistenza diventa dovere

(Bertolt Brecht).

In questo caldo scampolo estivo sono in un paesino della collina bolognese, dove il decoder per la tv  non funziona, internet va a balzelloni; allora ascolto la radio.

L’altro giorno per tre ore ho seguito su radio3 parlamento una bella trasmissione densa di dotti e abili relatori, attrici-attori, di sinistra per la difesa dalla cancellazione dell’Accademia della Crusca perché nobile accademia che ha segnato la storia dell’identità della lingua italiana e del suo evolversi anche all’estero: lingua viva e cultura che non possono essere cancellate da una finanziaria che gronda lagrime e sangue.

Già, lagrime e sangue non tanto del nostro premier che pure ha parlato del suo cuore grondante, ma quanto, ormai si è compreso bene, di quel ceto d’italiani, piccolo medio, e soprattutto  degli statali che dovrebbero coprire la manovra di quest’agosto. Oggi al senato erano in undici a preoccuparsi di tale manovra! Ah agosto agosto non solo moglie mia non ti conosco, ma anche popol mio!

Ritornando alla Crusca vorrei che un convegno così pieno di politici, intellettuali appassionati ecc. si ripetesse in difesa dell’uomo qualunque, quello che sta per traghettare l’Italia in questa manovra perché proprio di quest’uomo non si perda l’identità costruita nei secoli ben di là dalla lingua italiana, con lotte e conquiste, cultura e bellezza, sudore e fatica: identità di chi vuole sopravvivere pagando bollette e forse anche mangiando, non certo ogni giorno, ma non vuole dimenticare che la propria identità ha anche un’anima desiderosa, ansiosa, appassionatamente legata alla cultura, al bene, alla bellezza, a quello che ci è stato dato come “pane e rose”.

Che fare? Di là dalla trasmissione, convegno, evento che consiglierei ai vari Amato, Sermonti, de Mauro, Servillo ecc. di ripetere, mi metto in coda per dare minimi suggerimenti per trarre oro da dove luccica o per lo meno esiste. E non certo per essere di moda e seguire la lezione di Buffett e oggi di Montezemolo che concorda, ma dice di essere il solo in Italia a pensarla così. Parafrasando quello che il nostro direttore scriveva per adista solo un mese fa: prendiamo ai ricchi è più facile ri-conoscerli.

Dove si potrebbe andare a pescare, in un momento in cui il governo vara una manovra che promette almeno tre anni di lacrime e sangue? Nell’oceano dell’economia illegale italiana. In dettaglio: 150 miliardi il fatturato della criminalità organizzata, secondo la Commissione parlamentare antimafia (e 180 mila posti di lavoro persi al Sud, secondo il Censis); 60 miliardi il costo pubblico della corruzione secondo la Corte dei conti, cioè mille euro tondi a cittadino, neonati compresi; 120 miliardi di evasione fiscale, stima il ministero dell’Economia, con l’Italia al primo posto in Europa per la quota di reddito non dichiarato, il 51.1 per cento secondo un recente studio di Krls-Network of Business Etica. Totale: 330 miliardi di euro l’anno che sfuggono a ogni imposizione, un ordine di grandezza cui arriva anche la stima dell’Istat, che valuta il “sommerso” tra i 255 e i 275 miliardi di euro, cioè tra il 16 e il 17 per cento del Pil. A questi potremmo aggiungere, e sempre il nostro direttore l’aveva scritto poco tempo fa -ma prendo le cifre (ah vedi caso!) da Infosannio di ieri –  tutta la riserva aurea della Chiesa che  non è detto che non debba rinunciare a qualcosa avendo privilegi e  beni immensi.

“Oltre tre miliardi di euro all’anno. È il conto che la Chiesa potrebbe essere chiamata a pagare se si eliminassero i privilegi di cui oggi gode rispetto ad altri enti “no profit”, come l’esenzione dall’Ici per gli immobili non destinati a finalità di culto (come ospedali, scuole e università).

Il patrimonio della Santa Sede, finora, è sfuggito a tutti i censimenti… Qualche anno fa il Gruppo Re (“religiosi ed ecclesiastici”) ha stimato che la Chiesa detiene il 20-22% dell’intero patrimonio immobiliare italiano (oltre i possedimenti esteri). Si può stimare un valore dei beni appartenente a enti ecclesiastici, anche per via indiretta, superiore ai 1.500 miliardi di euro.

Ogni anno la Chiesa incassa attraverso l’otto per mille circa un miliardo di euro, che per un terzo vengono impiegati per il sostentamento del clero, il resto per costruire nuove chiese, la carità e l’evangelizzazione.

La riduzione del 50% dell’Ires sui redditi che gli enti ecclesiastici commerciali producono ammonterebbe a 3 miliardi, considerando anche i contributi che lo Stato riserva alle scuole cattoliche.

 Insomma, non si andrebbe tanto lontani dal sacrificio richiesto ai comuni, un tema che sta mettendo a dura prova la tenuta della maggioranza”.

A questo punto non ditemi, dovunque voi siate oggi, dopo ferragosto, in vacanza o in città a penare in deserti luoghi, che non si debba pensare che la Sinistra dovrà cavalcare una bestia che è una belva, che è davvero la predizione dei Maya! Una nuova epoca, un sovvertimento totale: cadrà un mondo ma non quello che paventavano e paventano in molti, un mondo che doveva cadere da tempo. Sarebbe possibile che molti o tutti lavorassero e guadagnassero equamente, respirassero aria di benessere e bellezza. Perché dico bellezza e aggiungo poesia? Perché a questa si attacca quel giullare di Jannacci speranzoso della nostra italianità Sento che l'Italia, nonostante l'orrore degli egoismi più cinici che ci tormentano da tempo, può contare su una risorsa meravigliosa: la poesia… In Italia c'è una quantità enorme di gente che guarda all'altra gente con amore, con interesse, con disponibilità e tutta questa gente conta nulla, poco, troppo poco e nemmeno si vede, ma c'è, ci hanno impedito di vederla, di riconoscerla. Non hanno visibilità perché la loro nullità, rispetto al successo, al denaro, al potere è considerata indecente. Questa indecenza è invece la più grande cassaforte d'Italia, una ricchezza che non va in Borsa e che tocca la religiosità di questo paese… Impoveriti, schiacciati nei bisogni primari, con una classe media esclusa dal consumo pregiato, si allargherà a vista d'occhio la macchia dei senza potere, degli “Scarp del tennis” segnati nell'anima da un “grande amore” passato, cioè gente che scoprirà nuova sensibilità sulla sua pelle e che quando morirà, come l'eroe della mia canzone, sembrerà “nisùn” sotto il “cartùn”. Sarà più povera ma sentirà di più, si commuoverà profondamente e forse ne nascerà una nuova civiltà. Qui in Italia, sì”.

È una speranza proprio da pane e rose; se non ci saranno questi principi a spingere la sinistra molisana alle prossime elezioni (ricordando ad esempio, ma nel prossimo numero sarò più esaustiva, che siamo l’unica regione a non avere un centro antiviolenza per donne) rimane solo la frase di Bertolt Brecht, posta all’inizio.☺

  ninive@aliceposta.it

 

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