Niente per gli altri
18 Aprile 2023
laFonteTV (3152 articles)
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Niente per gli altri

“Tutto per noi e niente per gli altri” è l’espressione smithiana che sta ad indicare i cosiddetti “padroni del mondo”, che per l’economista anglo/scozzese – Adam Smith -, ai suoi tempi, ossia nella seconda metà del XVIII secolo, erano soprattutto i mercanti e gli imprenditori inglesi. Oggi, invece, sono le multinazionali, le istituzioni finanziarie, i colossi commerciali; ma anche alcuni Stati, che ambiscono al governo del mondo intero secondo le loro leggi. In particolare, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ossia all’ indomani dell’atroce seconda guerra mondiale, e ancora più particolarmente dagli accordi di Bretton Woods, 1943, sono gli Stati Uniti d’America, che pretendono di conseguire tale egemonia globale. Vorremmo prima di dare inizio alle nostre riflessioni su quanti suppongono di essere i pervicaci padroni del mondo, gli USA, appunto, mettere in chiaro un principio cardine imprescindibile e cioè che da sempre ci pregiamo di essere cultori appassionati della letteratura, dell’arte, della musica, del cinema, del teatro statunitense, collegandoli naturalmente alle espressioni artistiche di altri Paesi, come, ad esempio, a quelle sudamericane, africane, russe, cinesi, indiane, perché amanti del multiculturalismo e propositori del confronto fra diverse civiltà e differenti culture, che, incontrandosi e fondendosi quasi, spingono i popoli non solo a confrontarsi ma anche a condividere e ad apprezzare le diversità. Ma da decenni non è più così, perché da un lato il populismo con la fobia delle povertà e delle diversità (pensiamo ai migranti, ai poveri e ai senza tetto, agli emarginati nelle nostre società occidentali, opulenti); da un altro lato, la stessa strategia dell’universo finanziario, accompagnato dalle multinazionali, producono, alimentandole, interruzione del dialogo, solitudini esistenziali infelici, impoverimento materiale ed anche etico, morale, civile. E tutto questo accresce, estendendoli, i muri, gli steccati, il distacco dagli altri, il conflitto cruento e crudo che è tanto commerciale quanto militare.

Per un verso, dunque, le organizzazioni finanziarie e le multinazionali; per un altro, il riarmo, soprattutto nucleare, intendono esprimere e nello stesso tempo mettere in pratica il concetto di superiorità della civiltà, della cultura, dell’appartenere al nord del mondo rispetto agli “straccioni”, che sono quelli che non abitano né vivono in Occidente o nel nord del mondo. La punta di diamante di questa tensione affannosa e frenetica al superomismo culturale, sociale, militare, economico è espressa dagli Stati Uniti d’America, o meglio dalle classi dirigenti di questo Paese, succubi dei progetti e dei disegni programmatici delle multinazionali. Queste organizzazioni, ormai, controllano e dispongono a piacimento degli Stati nazionali, che, per questo motivo, come pure le loro popolazioni, non sono più liberi, autonomi e, perché non? responsabili. Gli USA sotto questo profilo  ne sono l’emblema. Una prova? Tralasciando la dottrina Monroe (1823), che propugnava il controllo totale  degli Stati Uniti sull’emisfero, la conferma viene, tra l’atro,  dalla cosiddetta teoria di Morgenthau, uno dei fondatori della “teoria del realismo” nelle relazioni internazionali. In un suo scritto del 1964, successivamente  conosciuto come Teoria di Morgenthau, quindi in una stagione socio/politica kennediana (siamo, dunque, intorno alla metà degli anni ‘60 del secolo scorso), questo studioso scriveva, affermandolo con decisa convinzione, che gli Stati Uniti d’America avevano uno scopo “trascendente”, che era quello di portare la pace e la libertà, oltre che nel loro paese, anche nel mondo, poiché “il teatro, in cui gli Stati Uniti devono difendere e propugnare il loro scopo, è divenuto il mondo intero” (Noam Chomsky, Chi sono i padroni del mondo, Edizioni Ponte alle Grazie, Mi, pag. 44).

Ma qual è l’elemento trainante del processo espansionistico nordamericano nel mondo? Sono le riserve energetiche, soprattutto del Medio Oriente, che possono garantire l’effettivo controllo del mondo. Se gli USA dovessero perdere tale controllo, sicuramente sarebbe totalmente compromesso il progetto di “dominio globale” dell’America. E la prospettiva del “dominio globale” prende corpo soprattutto durante e dopo la seconda guerra mondiale, periodo nel quale i più alti funzionari dello Stato americano delinearono quell’idea progettuale nata come “Grande Area” da controllare e sottoporre al proprio dominio. Qual era questa “Grande Area”? Era ed è composta dal mondo occidentale, dall’Europa, dall’Estremo Oriente, con gli USA naturalmente a fare da padroni assoluti. Quale, poi, lo strumento? È la NATO, fondata a Washington il 4 aprile 1949. Questa alleanza militare, la più grande  che ci sia mai stata al mondo, si è estesa oggi fino a ridosso dei confini della Federazione Russa, completamente in barba alle promesse, verbali purtroppo, fatte all’ex segretario generale della URSS, Michail Gorbacev (1989).

Un altro elemento, tra gli innumerevoli, a supporto della “primazia” mondiale  degli USA nel e sul mondo intero, ci viene, sempre all’interno della dottrina della “Grande Area”, dall’ex presidente Bill Clinton, che ebbe modo di proclamare che il suo Paese aveva il diritto di usare le armi “per assicurare l’illimitato accesso ai mercati, alle forniture energetiche e alle risorse strategiche e che avrebbe dispiegato in posizioni avanzate corposi contingenti militari in Europa e in Asia al fine di plasmare l’opinione popolare a nostro favore e a dare corpo agli eventi che servono al nostro sostentamento e alla nostra sicurezza” (ibidem, pag. 60). Ecco, quindi, perché gli USA vogliono eliminare Russia e Cina soprattutto, rigorosi antagonisti. Noi, d’altra parte, siamo sempre più convinti della bontà e dell’assoluta necessità del multiculturalismo e del multilateralismo, essenziali a custodire il nostro Pianeta, preservandolo dalla devastazione ambientale e dalla catastrofe nucleare, che stanno, è inutile nascondercelo, lì, proprio dietro l’angolo delle nostre storie, nella disperazione assoluta dei famosi “acrobati del tempo”. ☺

 

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