
Non ci avevo mai pensato
Gli Stati, anche l’Italia, mandano soldi, e tanti, a tanti altri Stati e a tanti organismi internazionali. Chissà perché non li mandano, e sicuramente non li mandavano, a quelle Ditte che facevano lavorare i loro emigrati per migliorarne la condizione di vita e di lavoro. È storia, ma, riflessione da quattro soldi: perché non si pretende che gli Stati, i Regimi, le Monarchie, “le Patrie insomma”, dei rifugiati, dei clandestini, degli emigrati e fuggiaschi, non facciano ciò che ieri e, forse, ancora oggi, non hanno fatto gli Stati di provenienza dei tanti emigranti e rifugiati dai tanti Stati di provenienza? Basterebbe annullare e devolvere le spese militari di convenienza, oltre a qualche euro/dollaro di profitto provenienti dallo sfruttamento “delle risorse del loco!” e della massa di denaro investito in azioni, ovvero, legalizzare una tangente di responsabilità! … manager inclusi.
Ciascuno di noi, sotto il proprio sole, cerca il “se stesso”, oscurato dai contesti esistenziali. Molte storie raccontano di fiducie tradite o mai riposte; mamme, padri, fratelli ed altri del proprio contesto familiare e sociale che, sicuramente senza volerlo, hanno umiliato quegli spazi relazionali che hanno costituito “i facta”, ovvero le esperienze di vita e per qualcuno anche esperienze di amori persi nel quotidiano della vita. Uno su mille ce l’avrà fatto a “resistere” e forse molti di più. Vero è che l’amore, dalle molte sfaccettature, provoca anche danni, ma costituisce una risorsa vitale, specialmente se “usque ad mortem”.
Lo sport, si racconta, costituisce un ottimo farmaco alle inquietudini giovanili. Probabilmente lo è, se venisse vissuto quale incontro reale dove misurare e confrontare l’immaginario che alberga in ciascuno. Ma l’allenatore, il prof, il tecnico che, dentro e fuori dai campi e dalle palestre, urla incitazioni al tira fuori le palle – dai, non sei mica una femminuccia – dagli una botta sulle gambe – cavolo, hai sbagliato ancora … ed il restante arsenale di imprecazioni-sollecitazio- ni conosciute da tutti, indubbiamente rafforza quell’inquietudine adolescenziale ed esistenziale “oscurando” spazi di recupero e, spesso, aprendo strada alla ricerca di altro. Poi, d’improvviso spesso, la vita ci regala persone che non ci umiliano, ma scoprono in noi quelle qualità oscurate, un po’ come i denari posti sotto il terreno, e che, la volpe di turno, non è riuscita a farci rivelare il nascondiglio. Sì, come i famosi talenti di evangelica memoria. E si “riparte”. Così, tra intuizioni giovanili e giochi esistenziali, si scopre che due o tre cose fanno la vita: i pensieri razionali e le ideologie che si intrecciano tra loro e con il quotidiano emotivo delle storie personali, familiari e sociali.
Uscire fuori da tali schemi, rappresenta la condizione faticosa, e talvolta dolorosa, per riprendersi l’esistere consapevole. Per riuscirci è necessario “denudarsi” ed “inquietarsi”. Nessuno, come l’Ulisse omerico, può riuscire in una tale avventura se non svolge una profonda inchiesta sul proprio “sè”, privo di quelle aspettative che il contesto sociale ed ideologico ci impone e, senza alcun dubbio, privo del giudizio di ritenersi depositari di chissà quali verità e delle categorie morali, frutto di consuetudini e giochi di potere. Ritrovato l’IO, diventati Nessuno – Niente – Un senza storia, è poi necessario scoprire il NOI e si riparte. Ma, allora? Allora, come più di qualcuno ha già ipotizzato, i giochi sono economici e di cultura storica, senza dimenticare l’umano, che ne è il fondante. L’attuale sistema è determinato dal profitto, dagli investimenti di questo, dallo sfruttamento del lavoro e delle risorse che il pianeta consente e non dalla condivisione, ma, sostanzialmente, è al capolinea. Stati, monarchie e democrazie, sono ancora ostaggi di quanti governano il sistema, senza che questi paghino la tangente di responsabilità! L’ONU, tra i tanti trattati e carte di diritti, fu costituito con basi assolutamente condivisibili “lavorare insieme, con gli altri popoli liberi, sia in tempo di guerra che di pace”, ma all’ONU e per quelle tante carte, si sono seduti i medesimi soggetti che “avevano, hanno e rappresentano” il potere economico sul pianeta. Insomma, si potrebbe azzardare l’idea che delle famiglie di mafiosi si siano messi d’accordo per definire spazi di interessi, senza la necessità di tentare l’eliminazione di qualche famigliare, ovvero, sostanzialmente, una ONLUS condivisa per farsi accettare dal popolo sovrano, decisamente impotente, ma non sempre distratto … ogni volta che vincevamo noi era un massacro, ogni volta che loro massacravano donne e bambini era una vittoria (detto dei vecchi pellerossa, gli indiani americani / pag. 62 La fine è il mio inizio di T. Terzani/ consigliato e da leggere).
Più di qualcuno sul pianeta non sta aspettando l’implodere del sistema, ma ha già in atto “coerenti” alternative senza paura e rabbia ed evitando la “depressione”. Ripartire si può, un altro sistema economico è possibile. Un altro mondo ed un’altra economia è possibile, ma diventa necessario aprire le ali ad una coerenza condivisa prima che le nubi oscurino l’orizzonte e prima, soprattutto, che le famiglie mafiose si intreccino con le nuove speranze “sterilizzan- dole”. Cioè, ragazzi e ragazze nudi e/o coperti, sardine libere e/o inscatolate, ammogliati e/o ammaliati da nuovi amori, non facciamoci rubare il futuro ed auguri per un nuovo anno coerente, senza avventure e profitti da ricercare se non quelli che fanno bella la nostra vita “usque ad finem”.☺