Ce la stanno mettendo tutta i professionisti della gestione della cosa pubblica per farci venire la nausea fino ad odiare la politica, ma non ci riusciranno. Berlusconi con la sua banda ha approvato, la scorsa legislatura, una legge elettorale di cui oggi tutti dicono di schifarsi, la chiamano porcellum, ma tutti, comunque, si avvoltolano nel brago. Ci hanno costretto a raccogliere le firme per promuovere un referendum attraverso il quale poter gridare loro con i numeri quanto diversi sono i nostri intenti. Per non cambiare niente e non ascoltarci sono giunti a sciogliere le camere e indire nuove elezioni.
In questi giorni ci propinano la telenovela degli apparentamenti, si chiedono l’un l’altro: “mi ami, quanto mi ami? vieni con me o stai vicino a me?” e così a Berlusconi i consiglieri hanno suggerito di fare come il Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente; ed ecco che tanti partitini si nascondono nel Popolo delle libertà fino al giorno delle elezioni, poi ognuno per conto proprio, con il ritrovato, anzi, mai dismesso simbolo. Chi può credere che il cattolico Casini è più disponibile a cambiare moglie che stemma? Questione di scanni parlamentari! Ce n’è abbastanza per truffare i polli, sempre che questi decidano di non voler rendersene conto.
La decisione del Partito Democratico di correre da solo e dare un’impronta di novità era troppo seria per portarla avanti e così si è in cerca di fidanzamenti e di regole per vedere quanto stretti abbracciarsi e soprattutto quante poltrone sicure garantire.
La sinistra paga lo scotto del protagonismo di leader i quali spesso rappresentano poco più che se stessi ed è costretta a un cartello meramente elettorale, già oggi zeppo di distinguo.
Verranno a proporci candidati di loro gradimento, fedeli alle segreterie, metteranno come specchietto per le allodole, primo in lista per affascinare, un big candidato in più collegi, il secondo per lasciarcelo sullo stomaco tutta la legislatura. Non risponderanno a noi elettori, ma al plenipotenziario che li ha voluti. Per regioni come il Molise il voto, soprattutto al senato, è pressoché inutile in quanto dei due senatori spettanti uno andrà alla maggioranza e uno all’opposizione, come dire pari e patta.
Nessuno ci ascolterà e perciò al vento gridiamo: vogliamo che vengano candidate persone oneste. Come ci siamo ridotti! Un tempo era il presupposto, oggi al massimo è l’obiettivo finale, perché non si passi dall’impunità all’immunità (pare che Remo Di Giandomenico sarà in lista nel Salento. Lo zampino del vescovo Ruppi?); candidati che con la loro elezione non ne provocheranno di nuove nelle sedi dove avevano poggiato le terga (ad es. Iorio); soggetti che non siano stati già precedentemente bocciati dal popolo, ad esempio Roberto Ruta che, sconfitto nella corsa a presidente della giunta regionale, ha abbandonato tutto e chi si è visto si è visto; individui con competenze e professionalità che non riducano il parlamento a bettola: troppo spesso assistiamo a scene indecorose, costretti a vergognarci noi per loro. Una domanda di grande ingenuità: perché manca sempre il tempo per le primarie? Sarebbe una pratica di democrazia partecipativa che avrebbero dovuto attuare per lo meno quei partiti che a parole dicono che questa legge elettorale è praticamente indecente!
La politica è altra cosa dagli interessi personali o di gruppo; dice uno slogan che non condividiamo, ma realistico: “Basta fare politica con la politica! Lasciatela essere quello che è: fare affari”. Noi vogliamo essere politici e fare politica, senza possibile neutralità, senza ipocrite equidistanze. Noi siamo schierati non con chi promette mari e monti (ai già ricchi, naturalmente), ma con quelli che si compromettono con gli ultimi, con i marginali, con quelli che non arrivano con lo stipendio a fine mese, con quelli che non sviluppano un viscido clientelismo e danno come favore ciò che spetta per diritto.
In campagna elettorale tutti dicono le stesse cose, le peggiori banalità possibili, spesso giocano al ribasso per carpire la buona fede; ma quelli che rappresentano le grandi imprese, le aziende, quelli supportati dalle lobby, come possono fare gli interessi dei lavoratori?
Ancora una volta i leader dei vari schieramenti sono uomini, in gran parte gli stessi che hanno contribuito a ridurre l’Italia a immondezzaio, la fisicità della Campania è immagine emblematica di una realtà che va ben oltre, e allora perché non scommettere sulle donne? È vero che al peggio non c’è limite, ma sicuramente hanno tutte le potenzialità per restituire dignità a una classe politica sempre più indecorosa. È tempo che escano dal letargo, dalla bassa autostima, accogliendo le nuove sfide.
Veniamo trattati da sudditi, cioè da persone rassegnate, frustrate, sottomesse, intente a curare i piccoli affari personali, ma siamo e vogliamo essere cittadini che progettano, lottano, partecipano alle decisioni collettive, combattono per ottenere un ambiente migliore. Contro la tentazione di vescovi e preti che vorrebbero orientare il voto dei cattolici, ribadiamo che la politica è laica, non clericale; pertanto qualunque ordine o suggerimento di appoggiare un determinato partito è da respingere al mittente. Il vangelo non offre soluzioni, ma ispirazioni e dunque è da favorire chi pratica la giustizia, la solidarietà, la denuncia delle oppressioni, chi usa mezzi trasparenti, chi parte dalla maggioranza dei poveri e degli esclusi, chi usa processi di partecipazione del popolo, chi rifiuta la guerra e le missioni di pace come mezzo per la soluzione dei conflitti internazionali, ecc.
Non riusciranno a scipparci la politica. In ultima istanza ribadiamo che siamo militanti non militonti. ☺
Ce la stanno mettendo tutta i professionisti della gestione della cosa pubblica per farci venire la nausea fino ad odiare la politica, ma non ci riusciranno. Berlusconi con la sua banda ha approvato, la scorsa legislatura, una legge elettorale di cui oggi tutti dicono di schifarsi, la chiamano porcellum, ma tutti, comunque, si avvoltolano nel brago. Ci hanno costretto a raccogliere le firme per promuovere un referendum attraverso il quale poter gridare loro con i numeri quanto diversi sono i nostri intenti. Per non cambiare niente e non ascoltarci sono giunti a sciogliere le camere e indire nuove elezioni.
In questi giorni ci propinano la telenovela degli apparentamenti, si chiedono l’un l’altro: “mi ami, quanto mi ami? vieni con me o stai vicino a me?” e così a Berlusconi i consiglieri hanno suggerito di fare come il Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente; ed ecco che tanti partitini si nascondono nel Popolo delle libertà fino al giorno delle elezioni, poi ognuno per conto proprio, con il ritrovato, anzi, mai dismesso simbolo. Chi può credere che il cattolico Casini è più disponibile a cambiare moglie che stemma? Questione di scanni parlamentari! Ce n’è abbastanza per truffare i polli, sempre che questi decidano di non voler rendersene conto.
La decisione del Partito Democratico di correre da solo e dare un’impronta di novità era troppo seria per portarla avanti e così si è in cerca di fidanzamenti e di regole per vedere quanto stretti abbracciarsi e soprattutto quante poltrone sicure garantire.
La sinistra paga lo scotto del protagonismo di leader i quali spesso rappresentano poco più che se stessi ed è costretta a un cartello meramente elettorale, già oggi zeppo di distinguo.
Verranno a proporci candidati di loro gradimento, fedeli alle segreterie, metteranno come specchietto per le allodole, primo in lista per affascinare, un big candidato in più collegi, il secondo per lasciarcelo sullo stomaco tutta la legislatura. Non risponderanno a noi elettori, ma al plenipotenziario che li ha voluti. Per regioni come il Molise il voto, soprattutto al senato, è pressoché inutile in quanto dei due senatori spettanti uno andrà alla maggioranza e uno all’opposizione, come dire pari e patta.
Nessuno ci ascolterà e perciò al vento gridiamo: vogliamo che vengano candidate persone oneste. Come ci siamo ridotti! Un tempo era il presupposto, oggi al massimo è l’obiettivo finale, perché non si passi dall’impunità all’immunità (pare che Remo Di Giandomenico sarà in lista nel Salento. Lo zampino del vescovo Ruppi?); candidati che con la loro elezione non ne provocheranno di nuove nelle sedi dove avevano poggiato le terga (ad es. Iorio); soggetti che non siano stati già precedentemente bocciati dal popolo, ad esempio Roberto Ruta che, sconfitto nella corsa a presidente della giunta regionale, ha abbandonato tutto e chi si è visto si è visto; individui con competenze e professionalità che non riducano il parlamento a bettola: troppo spesso assistiamo a scene indecorose, costretti a vergognarci noi per loro. Una domanda di grande ingenuità: perché manca sempre il tempo per le primarie? Sarebbe una pratica di democrazia partecipativa che avrebbero dovuto attuare per lo meno quei partiti che a parole dicono che questa legge elettorale è praticamente indecente!
La politica è altra cosa dagli interessi personali o di gruppo; dice uno slogan che non condividiamo, ma realistico: “Basta fare politica con la politica! Lasciatela essere quello che è: fare affari”. Noi vogliamo essere politici e fare politica, senza possibile neutralità, senza ipocrite equidistanze. Noi siamo schierati non con chi promette mari e monti (ai già ricchi, naturalmente), ma con quelli che si compromettono con gli ultimi, con i marginali, con quelli che non arrivano con lo stipendio a fine mese, con quelli che non sviluppano un viscido clientelismo e danno come favore ciò che spetta per diritto.
In campagna elettorale tutti dicono le stesse cose, le peggiori banalità possibili, spesso giocano al ribasso per carpire la buona fede; ma quelli che rappresentano le grandi imprese, le aziende, quelli supportati dalle lobby, come possono fare gli interessi dei lavoratori?
Ancora una volta i leader dei vari schieramenti sono uomini, in gran parte gli stessi che hanno contribuito a ridurre l’Italia a immondezzaio, la fisicità della Campania è immagine emblematica di una realtà che va ben oltre, e allora perché non scommettere sulle donne? È vero che al peggio non c’è limite, ma sicuramente hanno tutte le potenzialità per restituire dignità a una classe politica sempre più indecorosa. È tempo che escano dal letargo, dalla bassa autostima, accogliendo le nuove sfide.
Veniamo trattati da sudditi, cioè da persone rassegnate, frustrate, sottomesse, intente a curare i piccoli affari personali, ma siamo e vogliamo essere cittadini che progettano, lottano, partecipano alle decisioni collettive, combattono per ottenere un ambiente migliore. Contro la tentazione di vescovi e preti che vorrebbero orientare il voto dei cattolici, ribadiamo che la politica è laica, non clericale; pertanto qualunque ordine o suggerimento di appoggiare un determinato partito è da respingere al mittente. Il vangelo non offre soluzioni, ma ispirazioni e dunque è da favorire chi pratica la giustizia, la solidarietà, la denuncia delle oppressioni, chi usa mezzi trasparenti, chi parte dalla maggioranza dei poveri e degli esclusi, chi usa processi di partecipazione del popolo, chi rifiuta la guerra e le missioni di pace come mezzo per la soluzione dei conflitti internazionali, ecc.
Non riusciranno a scipparci la politica. In ultima istanza ribadiamo che siamo militanti non militonti. ☺
Ce la stanno mettendo tutta i professionisti della gestione della cosa pubblica per farci venire la nausea fino ad odiare la politica, ma non ci riusciranno. Berlusconi con la sua banda ha approvato, la scorsa legislatura, una legge elettorale di cui oggi tutti dicono di schifarsi, la chiamano porcellum, ma tutti, comunque, si avvoltolano nel brago. Ci hanno costretto a raccogliere le firme per promuovere un referendum attraverso il quale poter gridare loro con i numeri quanto diversi sono i nostri intenti. Per non cambiare niente e non ascoltarci sono giunti a sciogliere le camere e indire nuove elezioni.
In questi giorni ci propinano la telenovela degli apparentamenti, si chiedono l’un l’altro: “mi ami, quanto mi ami? vieni con me o stai vicino a me?” e così a Berlusconi i consiglieri hanno suggerito di fare come il Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente; ed ecco che tanti partitini si nascondono nel Popolo delle libertà fino al giorno delle elezioni, poi ognuno per conto proprio, con il ritrovato, anzi, mai dismesso simbolo. Chi può credere che il cattolico Casini è più disponibile a cambiare moglie che stemma? Questione di scanni parlamentari! Ce n’è abbastanza per truffare i polli, sempre che questi decidano di non voler rendersene conto.
La decisione del Partito Democratico di correre da solo e dare un’impronta di novità era troppo seria per portarla avanti e così si è in cerca di fidanzamenti e di regole per vedere quanto stretti abbracciarsi e soprattutto quante poltrone sicure garantire.
La sinistra paga lo scotto del protagonismo di leader i quali spesso rappresentano poco più che se stessi ed è costretta a un cartello meramente elettorale, già oggi zeppo di distinguo.
Verranno a proporci candidati di loro gradimento, fedeli alle segreterie, metteranno come specchietto per le allodole, primo in lista per affascinare, un big candidato in più collegi, il secondo per lasciarcelo sullo stomaco tutta la legislatura. Non risponderanno a noi elettori, ma al plenipotenziario che li ha voluti. Per regioni come il Molise il voto, soprattutto al senato, è pressoché inutile in quanto dei due senatori spettanti uno andrà alla maggioranza e uno all’opposizione, come dire pari e patta.
Nessuno ci ascolterà e perciò al vento gridiamo: vogliamo che vengano candidate persone oneste. Come ci siamo ridotti! Un tempo era il presupposto, oggi al massimo è l’obiettivo finale, perché non si passi dall’impunità all’immunità (pare che Remo Di Giandomenico sarà in lista nel Salento. Lo zampino del vescovo Ruppi?); candidati che con la loro elezione non ne provocheranno di nuove nelle sedi dove avevano poggiato le terga (ad es. Iorio); soggetti che non siano stati già precedentemente bocciati dal popolo, ad esempio Roberto Ruta che, sconfitto nella corsa a presidente della giunta regionale, ha abbandonato tutto e chi si è visto si è visto; individui con competenze e professionalità che non riducano il parlamento a bettola: troppo spesso assistiamo a scene indecorose, costretti a vergognarci noi per loro. Una domanda di grande ingenuità: perché manca sempre il tempo per le primarie? Sarebbe una pratica di democrazia partecipativa che avrebbero dovuto attuare per lo meno quei partiti che a parole dicono che questa legge elettorale è praticamente indecente!
La politica è altra cosa dagli interessi personali o di gruppo; dice uno slogan che non condividiamo, ma realistico: “Basta fare politica con la politica! Lasciatela essere quello che è: fare affari”. Noi vogliamo essere politici e fare politica, senza possibile neutralità, senza ipocrite equidistanze. Noi siamo schierati non con chi promette mari e monti (ai già ricchi, naturalmente), ma con quelli che si compromettono con gli ultimi, con i marginali, con quelli che non arrivano con lo stipendio a fine mese, con quelli che non sviluppano un viscido clientelismo e danno come favore ciò che spetta per diritto.
In campagna elettorale tutti dicono le stesse cose, le peggiori banalità possibili, spesso giocano al ribasso per carpire la buona fede; ma quelli che rappresentano le grandi imprese, le aziende, quelli supportati dalle lobby, come possono fare gli interessi dei lavoratori?
Ancora una volta i leader dei vari schieramenti sono uomini, in gran parte gli stessi che hanno contribuito a ridurre l’Italia a immondezzaio, la fisicità della Campania è immagine emblematica di una realtà che va ben oltre, e allora perché non scommettere sulle donne? È vero che al peggio non c’è limite, ma sicuramente hanno tutte le potenzialità per restituire dignità a una classe politica sempre più indecorosa. È tempo che escano dal letargo, dalla bassa autostima, accogliendo le nuove sfide.
Veniamo trattati da sudditi, cioè da persone rassegnate, frustrate, sottomesse, intente a curare i piccoli affari personali, ma siamo e vogliamo essere cittadini che progettano, lottano, partecipano alle decisioni collettive, combattono per ottenere un ambiente migliore. Contro la tentazione di vescovi e preti che vorrebbero orientare il voto dei cattolici, ribadiamo che la politica è laica, non clericale; pertanto qualunque ordine o suggerimento di appoggiare un determinato partito è da respingere al mittente. Il vangelo non offre soluzioni, ma ispirazioni e dunque è da favorire chi pratica la giustizia, la solidarietà, la denuncia delle oppressioni, chi usa mezzi trasparenti, chi parte dalla maggioranza dei poveri e degli esclusi, chi usa processi di partecipazione del popolo, chi rifiuta la guerra e le missioni di pace come mezzo per la soluzione dei conflitti internazionali, ecc.
Non riusciranno a scipparci la politica. In ultima istanza ribadiamo che siamo militanti non militonti. ☺
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