non è tempo di lamenti
17 Aprile 2010 Share

non è tempo di lamenti

 

Anzi non lo è mai stato. Almeno per chi, cittadino, gruppo, associazione abbia avuto a cuore i problemi dell’uomo. Del povero, dell’emarginato, dello sfruttato.

Volendo richiamare l’immagine di un cantante di qualche anno addietro, Giorgio Gaber, possiamo rilanciare quel messaggio che lui lanciava come sfida uscendo fuori dai canoni correnti della canzone intesa unicamente come svago: la libertà è partecipazione.

Si dà il caso che quando la politica utilizza questa parola, quasi a recuperare il consenso dei cittadini, questi devono porsi in atteggiamento di allerta, perché, troppo spesso, da quella parte si sta mettendo in atto un procedimento per zittire e per lasciare fuori la società dal terreno della partecipazione. Quel terreno ormai da tempo è stato circoscritto, al di là delle tante declamazioni di principio.

I fatti. Siamo arrivati senza accorgercene ad un sistema elettorale che ci ha espropriati del diritto primo dei cittadini: scegliere ed eleggere i propri rappresentanti nelle istituzioni (“La sovranità appartiene al popolo” art. 1 della Costituzione). Oggi fanno tutto i partiti: decidono le regole, le modifiche, le persone che dovranno essere candidate nei vari collegi. La costituzione è svuotata dei valori fondamentali ed espropriata dei diritti primari spettanti ai cittadini.

E’ di questi giorni la sceneggiata sull’ennesimo appuntamento con le primarie del neonato partito democratico circa la costituzione delle segreterie regionali. Ma lo sappiamo tutti: le liste sono state già definite a Roma. In questo si sa poco di novità, salvo il fatto che, anche in Molise, si levano voci di aperto dissenso rispetto a quel metodo. E allora?

Basta con “lo stare sopra un albero” o col dilettarsi ricorrendo al sollazzo col “volo del moscone”, ma neppure possiamo concederci il ripiego di rifugiarci “in uno spazio libero”, l’eterno ripiego nel proprio orticello di casa. Questo ci ricordava di evitare l’acutissimo Giorgio Gaber.

Si può? Certo, se si vuole.

Allora: la storia ci ha insegnato, e noi dovremmo passare il messaggio ai nostri figli, che i diritti non sono mai stati donati, ma sono stati frutto di lotta e di conquista. E lo saranno sempre. Di questo principio abbiamo continuo e perenne richiamo dagli eventi di ogni giorno.

A prescindere da ideologie e confessioni religiose, dovremmo sempre far tesoro di quanto ci passa la storia dei popoli da sempre. Questo per dire che su certi fronti non dobbiamo comodamente “impegnarci”… ricorrendo a ideologie e confessioni religiose, ma invece ispirandoci a quel senso di comunità che ha sempre costituito la base per la costituzione e la salvaguardia di leggi che servissero il bene di tutti: uomini e donne a prescindere dall’età, dalla provenienza etnica,  sociale e ponendosi su una linea di sana laicità aperta al dialogo interreligioso..

Noi oggi, cittadini e associazioni, in primis, dovremmo rilanciare questo cammino e aiutare le stesse istituzioni, la politica  e gli apparati a recuperare i ritardi nella legislazione e il rispetto dei principi sanciti a salvaguardia dei diritti fondamentali del cittadino.

Dobbiamo richiedere, esigere l’ascolto, come pure la compartecipazione alla programmazione e alla verifica della gestione politica.

I partiti vanno aiutati a riscoprire l’essenza del loro mandato che assegna loro la funzione di farsi strumento della partecipazione dei cittadini alla vita politica e non gli esclusivi monopolizzatori del potere ignorandone i soggetti detentori (i cittadini). Questo è quanto si ricava dalla lettura attenta dell’art. 49 della Costituzione. Lo ripeto e ripetiamolo loro: i partiti sono strumento a disposizione dei cittadini e non viceversa.

E allora quando ci si lamenta della politica stiamo di fatto facendo autocritica: non siamo capaci di riportare gli strumenti della politica, che la costituzione assegna a noi, nella logica di una democrazia che si sottrae alle manipolazioni e alle deviazioni delle lobby che nulla hanno a che vedere con la volontà popolare.

Assumiamone la responsabilità e rilanciamo tra noi e con i partiti e le istituzioni questi valori e rivendichiamo il rispetto delle procedure che da essi discendono. E se queste non sono state ancora tracciate siamo noi, cittadini, associazioni, gruppi organizzati a svolgere il ruolo d rivendicazione e di proposta.

Il lamento, ancora una volta, è solo segnale di debolezza e di evasione.

Il forum del terzo settore del Molise sia strumento per un autentico rilancio della democrazia partecipativa senza operare esclusioni di sorta e riavviando quel principio che è alla base della democrazia: dialogare, condividere e, soprattutto proporre. Ma senza rinunciare a rivendicare quelli che sono i diritti/doveri che uno stato democratico, quale dovrebbe essere il nostro, assegna ai titolari primi della sovranità: il popolo, i cittadini singoli e a maggior ragione le organizzazioni che ne rappresentano i bisogni, le risorse, le istanze e ne invocano il rispetto e la garanzia attraverso appositi strumenti normativi.

Impariamo ancora ad essere uniti, a fare rete non per contrapporci alla politica ma per ricondurla sui binari giusti in cui la disegnata la nostra costituzione democratica. ☺

le.leone@tiscali.it

 

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