Per una cultura solidale
19 Febbraio 2021
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Per una cultura solidale

Terzo Settore: già dalla semplice definizione si tratteggiano i contorni di un ambito di intervento che è pilastro della nostra società. Altro, rispetto alla sfera dello Stato e della pubblica amministrazione e a quella del mercato e delle imprese, ma con identica dignità.

Si tratta di un mondo variegato, composto da tante tessere che insieme compongono un puzzle di cui non si può fare evidentemente a meno: organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti filantropici, imprese e coop sociali, reti associative, società di mutuo soccorso, associazioni riconosciute o non riconosciute, fondazioni.

In numeri gli enti no profit, secondo la definizione Istat, contano 343.432 istituzioni, impiegano 812.707 dipendenti. Possono contare su 788.126 dipendenti e su un esercito di volontari pari a 5.528.760. In Molise i numeri sono parimenti rilevanti: 2.981 dipendenti e 25.255 volontari, le colonne portanti del Terzo Settore.

Un microcosmo indispensabile, che cerca di porre un freno al bieco individualismo, spendendosi in attività volte alla solidarietà, all’eguaglianza, alla giustizia sociale. Gli enti, le associazioni che rientrano nella definizione operano principalmente con finalità civiche, utilità sociale e non per scopo di lucro. Azioni evidentemente meritorie, svolte prevalentemente sottotraccia fino a quando non è esplosa l’emergenza pandemica. Una rete fitta e capillare, che riesce ad intervenire lì dove gli Enti locali non arrivano, lì dove resistono vite in difficoltà che appaiono irragionevolmente dimenticate, alimentando quella emarginazione che diventa un peso insopportabile per esistenze già difficili.

I dati resi noti dall’ultimo rapporto Caritas alzano il velo sugli invisibili, aumentati vertiginosamente con l’emergenza sanitaria ancora in corso: l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%.

Con l’approvazione del decreto legislativo 117 del 2017, Codice del Terzo Settore, è stata realizzata una revisione organica della disciplina speciale e delle altre disposizioni relative attraverso la redazione di una sorta di magna charta che definisce le norme concernenti gli enti sia a livello generale sia su temi specifici come il volontariato e l’associazionismo.

Il Terzo Settore ci costringe tutti a percorrere con coraggio un terreno aspro e difficile, sul quale è troppo spesso più facile alzare muri che creare accessi, aprendo dei varchi per chi vive le difficoltà attraverso idee ambiziose, capacità progettuali che intercettano bisogni e li trasformano in chance. Queste opportunità si concretizzano grazie alle modalità di co-programmazione e co-finanziamento ispirate al principio di collaborazione tra enti pubblici e Terzo Settore.

Il primo step consente di individuare i bisogni da soddisfare, gli interventi necessari, le modalità di realizzazione degli stessi e le risorse disponibili. In questo ambito, il Terzo Settore gioca un ruolo da protagonista partecipando a pieno titolo alla formazione delle politiche pubbliche e portando al tavolo della discussione il proprio punto di vista, la propria capacità di lettura da un osservatorio di certo privilegiato perché estremamente radicato sul territorio. La co-progettazione invece è diretta alla definizione ed eventualmente alla realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati a soddisfare bisogni definiti. Co-programmazione e co-progettazione sono quindi le condizioni necessarie affinché gli Enti pubblici e il Terzo Settore possano operare insieme per raggiungere gli obiettivi condivisi nei settori di attività di interesse generale.

Un bell’esempio di questo dialogo costruttivo viene da Termoli dove, visto l’acuirsi del disagio sociale in tempi di pandemia, grazie al progetto “La Città Invisibile” – che può contare tra i partner diverse associazioni, cooperative, il dipartimento della Salute mentale e delle dipendenze di Asrem e il Comune di Termoli – sarà possibile garantire pasti caldi e assistenza alle persone che vivono senza la certezza di una dimora. E nello stesso identico solco, ancor più degna di nota, l’attivazione di uno spazio per i senzatetto positivi al Covid nell’ex caserma dei Carabinieri.

L’importanza del ruolo del Terzo settore è stata tradotta dal Governo nazionale in provvedimenti che stanziano un incremento dei fondi per il settore rispetto a quelli già previsti per il triennio 2019-2021. Per il Molise, nel 2020, vi è un aumento di circa 500mila euro rispetto ai fondi già previsti. Non è più rimandabile quindi una norma regionale che definisca nel dettaglio le modalità del loro coinvolgimento attivo nell’ esercizio delle funzioni regionali di programmazione, indirizzo e coordinamento e nella realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento diretti a soddisfare bisogni della comunità regionale: una nuova disciplina del Terzo Settore che si ponga l’obiettivo di riorganizzare l’intero settore no profit, puntando decisamente sul coinvolgimento delle organizzazioni sociali che operano sul territorio regionale grazie all’istituzione di una Consulta regionale del Terzo Settore.

Partendo dall’inestimabile esperienza che le varie organizzazioni hanno accumulato, queste ultime potranno esprimere pareri, promuovere ricerche, studi e iniziative alla giunta regionale e al consiglio regionale in materia di Terzo Settore in favore di tutti quegli utenti che usufruiscono dei servizi sociali. Perché la nostra società, travolta dallo tsunami Covid, non può essere guidata unicamente da norme giuridiche, economiche ed amministrative ma dovrà ripartire da un’ esplicita e solida cultura dei valori.☺

 

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