Piccole italie
8 Novembre 2021
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Piccole italie

L’Italia ha bisogno di riconnettere il Paese con i paesi, lo Stato con i luoghi che lo compongono. Ridare ai territori la voce che hanno progressivamente perduto, non per colpa del destino, ma come conseguenza di un modello di sviluppo squilibrato, assecondato anziché corretto da scelte politiche sempre in linea con i più forti, che hanno provocato una riduzione della rappresentanza e una perdita di dignità del vivere in campagna, in montagna, in paese. Il risultato è stata la creazione di una enorme periferia italiana. Eppure, l’Italia sta qui, nelle aree cosiddette marginali, fragili, periferiche, interne. Qui forse è nata: nel Sud dei greci e delle popolazioni preromane, emersa dalle acque del Mediterraneo culla di civiltà, mix ininterrotto di popoli e culture, spazio vitale d’incontro più che di separazione. Per questo l’Italia è stata al centro del processo di civilizzazione, oggi riflesso nello straordinario patrimonio culturale e territoriale, frutto della storia e risorsa per il futuro.

In una foto scattata da Giovanni Robbio e pubblicata dal Quotidiano del Molise, Isernia appare come la città a forma d’Italia, con il suo perimetro urbano che sembra riprodurre forse involontariamente i contorni della penisola. Una provincia remota e fragile che può essere il simbolo dell’intero Paese, costituire in qualche modo un esperimento di rinascita dove provare nuovi stili di vita, un diverso rapporto con il mercato, una ritrovata centralità del territorio.

La provincia di Livorno, in Toscana, presenta anch’essa questa curiosa analogia. A guardarlo bene, il suo territorio sembra una piccola Italia, con il promontorio di Piombino al posto della Calabria e l’Isola d’Elba al posto della Sicilia. Essa è formata da una città portuale che ha un orizzonte mediterraneo e da un territorio che è quasi Maremma. Penisole e isole, isole di mare e di terra. Non è il caso di Livorno e di Isernia, che sono due province giovani (la prima creata artificialmente dal governo fascista nel 1925, la seconda istituita più tardi, nel 1970), ma dal punto di vista storico possiamo osservare che in molti casi le province italiane hanno confini chiari e identità socio-territoriali profonde, ben più radicate di quelle delle regioni. Le province sono piccoli mondi, pieni di peculiarità e diversità, dense di patrimonio, di eredità e di identità in termini di beni culturali e ambientali, di tradizioni e di paesaggi. E se partissimo da qui per ridare valore (ruolo e funzioni) alle circoscrizioni provinciali, attenuando il più recente e non sempre virtuoso centralismo regionale? Così, dopo il “pasticciaccio brutto” delle province italiane, sfociato nella mancata riforma costituzionale, che le avrebbe definitivamente abolite, e nell’emanazione della cosiddetta Legge Del Rio, anche i Comuni – istituzioni basilari della democrazia italiana – potrebbero ritrovare uno scenario più consono e più coordinato per lo svolgimento delle loro funzioni. I luoghi sono piccole Italie, specchio fedele dei problemi e delle opportunità di un Paese così differenziato e complesso. Sono territori da rimettere al centro, da rileggere e rivalutare per quello che hanno, non per quello che gli manca. Finora hanno pesato di più le assenze delle presenze, ma è tempo di invertire lo sguardo, di guardare all’Italia non più soltanto dalle grandi città – Roma, Milano, Napoli – o da un centro che osserva e governa le sue periferie, ma dai monti del Molise e dalle colline della Toscana, come da un qualsiasi altro paese della penisola, dalla Sicilia al Trentino. Sembra di intravedere un paese diverso, scorgendo equivoci, paradossi, dialoghi spezzati, ma anche una ricchezza celata dall’abbandono, nei paesi spopolati, dietro le finestre chiuse, nei campi che spesso sono tornati ad essere bosco, nei valori e nelle tradizioni collettive non ancora spente del tutto, nell’inquietudine di chi è rimasto, ma anche nel desiderio di una rinascita delle comunità locali come componenti significative della società italiana.

È giunto il momento di rimettere al centro il territorio, le sue campagne, i suoi paesi, le sue istituzioni locali e il cospicuo patrimonio ambientale e culturale che la natura e la storia hanno accumulato qui, in questi territori in crisi, piccole metafore dell’Italia in declino.☺

 

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