Pioveranno miliardi
9 Novembre 2020
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Pioveranno miliardi

Agli inizi degli anni sessanta il presidente del consorzio Costa Smeralda, Karim Aga Khan, si recò dal pastore proprietario dell’area situata nel comune di Arzachena e gli propose tre miliardi di lire per l’acquisto degli oltre 55 chilometri di costa e dei 33 chilometri quadrati complessivi di macchia mediterranea. Il pastore – e la fonte mi fa ritenere la storia autentica – rispose: “Io non so cosa sono questi miliardi, io voglio milioni”.

Chiarito l’equivoco, i tremila milioni di lire furono pagati. Centinaia di saggi consiglieri disinteressati si precipitarono a suggerire affari molto vantaggiosi al neo miliardario e ai suoi tre figli. Gli investimenti furono così proficui per direttori di banche, speculatori e faccendieri d’ogni genere e provenienza, che dopo pochissimi anni il pastore e i suoi figli, ripuliti, ritornarono a pascolare le greggi in terreni in affitto.

Ora pare che il Covid, oltre a graziarci con una salutare eugenetica (concetto nato negli USA nell’Ottocento e ancora ben presente nella destra americana ed europea), stia per far piovere aggratis sulle nostre belle teste centinaia di miliardi di euro, mica lirette. Miliardi che serviranno a trasformare il paese in un grande Porto Cervo dei Bengodi.

Vecchi e sgangherati progetti impresentabili, accumulati nei fondi dei cassetti ministeriali, nati dal rapporto subdolo e affaristico di politici di ogni colore con i centri di potere economico, locale e romano, sia prenditoriali dei grandi centri di potere industriale e affaristico sia ancora più loschi e malavitosi, ha stimolato il riflesso pavloviano degli stessi che, bava alla bocca, vedono già avvicinarsi la ciotola stracolma di miliardi a loro disposizione.

Qualunque cosa va bene, purché sia fonte di lucro. L’economista Mauro Bonaiuti nel suo illuminante libro La grande transizione – Bollati Boringhieri -, spiega con chiarezza che siamo nell’età dei rendimenti decrescenti e che fra le manovre difensive si è ben radicato il capitalismo dei disastri. La logica è, ovviamente, quella di trarre enormi profitti dalla gestione delle disgrazie impreviste e dai disequilibri prodotti dall’aggressione della finanza speculativa sull’ambiente, provvidenziali pandemie comprese. Chi ha vissuto i terremoti e sa com’é avvenuta – se c’è stata – la ricostruzione, ha chiara la situazione.

L’Italia è uno dei paesi maggiormente benestanti, dove enormi ricchezze sono nelle mani e nei caveau di relativamente pochi. Abbiamo davvero necessità d’ indebitare i nostri giovani, già senza prospettive, per fare un gigantesco regalo alle lobby politico-mafiose? Non sarebbe invece il caso di fare emergere e tirare fuori le risorse nascoste per realizzare un cambiamento reale? Abbiamo davvero necessità di tanti miliardi per investire, ad esempio, nel 5G? Si pensa per caso che le tecnologie informatiche servano a farci navigare più velocemente, scaricare film o giocare con la X-Box con più soddisfazione? O non servono, invece, per automatizzare la logistica delle merci globalizzate, a robotizzare i maggiori porti italiani, di cui almeno i primi cinque sono in mano a gruppi finanziari internazionali, eliminando o riducendo drasticamente il personale dipendente nei porti, nel trasporto, nella distribuzione? E non servono anche per le banche, per le industrie manifatturiere, per l’ulteriore privatizzazione della diagnostica medica? La gestione di miliardi di dati ogni millisecondo serve a fare a meno innanzitutto delle persone.

E l’ambiente? Ci dicono che il 22 agosto abbiamo esaurito le risorse globali disponibili per quest’anno. Ciò vuol dire che, in termini di consumi, ci siamo portati avanti e siamo già verso la fine di questo secolo, se non già nel successivo. Ma non ci basta: vogliamo consumare di più. E, visto che l’Europa condiziona la regalìa di miliardi alla sostenibilità ambientale, ecco che nascono come funghi grandi iniziative inneggianti alla grande alleanza verde. Dietro, ecco le maggiori lobby di tutto quanto ha sinora inquinato e distrutto. Se poi c’è da guadagnare dalla sostenibilità si procede con il fotovoltaico seminato nei migliori terreni agricoli.

Certo che fare affidamento su questa classe politica e su questo governo per un cambiamento reale è chiedere la Luna. Servirebbero idee e invece abbiamo Di Maio. Dei cinque asterischi che hanno dato nome ai CinqueStelle, nessuno ricorda a cosa facessero riferimento (acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo e connettività) e per certi versi è un bene. Nel PD, con Zingaretti, per traslazione, non ci resta che sperare in Catarella. Le opposizioni, dai moderati (ci si può auto-appioppare un aggettivo qualificativo più cretino, con moderazione?) alle destre estreme, meglio non dire.

Noi, pastori e figli di pecorai, assisteremo impotenti alla sparizione dei miliardi che i nostri figli dovranno restituire con gli interessi. Evviva il Covid e i suoi effetti collaterali.☺

 

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