L’abbassamento delle temperature purtroppo “non getta acqua sul fuoco” placando gli animi incendiari di chi sta mandando in fumo il nostro futuro (e non solo letteralmente). I dati del 2007 che riguardano il periodo dal primo gennaio al 26 agosto, diffusi sul sito del Governo, sono molto preoccupanti: 7.164 sono stati gli incendi che hanno distrutto ben 113mila ettari d’Italia, 16 sono le persone morte a causa degli incendi, 261 persone sono state denunciate per incendio boschivo e 8 gli arrestati (perché colti in flagranza di reato). Numerosi i disagi per residenti e turisti ma anche tanti i danni provocati da chi non ama e non rispetta né la vita né il nostro Paese. Un’emergenza che non si verificava da tantissimi anni ma che lascia tanta amarezza che si trasforma in rabbia quando continuiamo a leggere i dati, risultati dall’indagine del Corpo Forestale dello Stato, dove emerge che solo l’8% degli incendi è di natura dolosa (per la ricerca di un profitto) mentre il 92% è di natura colposa (persone che non lo volevano ma che non hanno fatto nulla per evitarlo). L'incendio boschivo, sia esso doloso o colposo, è un delitto contro la pubblica incolumità e, come tale, è perseguito penalmente. Nel 2000, per la prima volta, l'incendio boschivo viene considerato dal legislatore come reato autonomo: “Chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste, propri o altrui, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni (…). Le pene previste sono aumentate se dall'incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette e se dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente” (art.11 Legge 11 novembre 2000 n. 353).
L’87% delle persone denunciate per il reato di incendio boschivo risultano essere incensurate e nel 91% dei casi si tratta di persone residenti nella stessa provincia in cui è stato commesso l’illecito. Si tratta per lo più di pensionati (38%) ma anche di operai (13%), disoccupati (9%), agricoltori (7%), artigiani (7%), impiegati (6%), imprenditori (5%), professionisti (5%), commercianti (2%), casalinghe (2%), pastori (2%), lavoratori per ditte boschive (2%) e per i fuochi pirotecnici (2%). Il 39% delle persone denunciate ha un’età superiore ai 61 anni, il 27% tra i 51 e i 60, il 20% tra i 41 e i 50 mentre solo il 14% ha tra i 21 ed i 40 anni.
Dagli arresti effettuati dal 2000 al 2007 è emerso che gli incendi sono legati per lo più ad una errata conduzione delle attività agricole e forestali (40%) che fanno ancora uso del fuoco per l’eliminazione dei residui vegetali e per la ripulitura di incolti ma che riguardano anche la pastorizia (per continuare a pascolare le proprie greggi) mentre il 28% sono legati a fenomeni di disagio personale, emotivo, sociale con marcati stati di frustrazione ed aggressività repressa che scatenano nei piromani, propriamente detti, impulsi distruttivi. Il 9% degli incendi sono stati causati da persone legate alle attività di spegnimento (volontari o operai) per l’ottenimento di vantaggi diretti o per accrescere il loro ruolo. Atti vandalici (7%), ritorsioni contro la repressione per reati di abusivismo edilizio (5%), bracconaggio, disputa dei territori di caccia o rivolti contro la presenza di un’area protetta (4%) sono le altre cause rilevate mentre solo il 7% resta di origini sconosciute.
In meno di 8 mesi del 2007, in Molise sono andati in fumo 2056 ettari di territorio (bilancio provvisorio) contro i 170 ettari del 2006! Ma se siamo l’undicesima regione che ha “perso più ettari” saliamo al settimo posto se consideriamo la percentuale di territorio regionale mandata in fumo. Le altre regioni sono Abruzzo, Calabria, Sardegna, Puglia, Campania, Marche. Ma esse sono regioni che possiedono da 1milione300mila a oltre 5 milioni di abitanti. Se guardiamo i dati ISTAT al 1 gennaio 2006 è proprio così! Quindi se consideriamo il numero degli incendi in base al numero della popolazione regionale è presto fatto: il Molise con i suoi appena 321mila abitanti e 212 incendi detiene il primato di pir(l)omania insieme alla regione Calabria che però ne ospita 2 milioni!
Ma cosa abbiamo perso? Per la maggioranza delle persone solo un po’ di legna, prodotti agricoli e le relative perdite economiche. Se prendiamo in considerazione il bosco e alcuni dei servizi che è in grado di offrire con i 972 ettari bruciati in regione avremo:
– un mancato assorbimento dell’anidride carbonica prodotta da 39.000 automobili in un anno e che corrisponde a circa 167.000 tonnellate di CO2;
– una mancata produzione di ossigeno necessario alla respirazione di 48.600 persone durante un intero anno;
– una temperatura ambientale più alta a causa della perdita della traspirazione che potrebbe essere sostituita dal lavoro che 1.652 condizionatori domestici di media potenza riescono ad effettuare in un anno intero;
– una perdita di biodiversità con il decesso di oltre 350.000 animali, la scomparsa/diminuzione di specie rare e localizzate, siti riproduttivi e rifugi compromessi per molti anni, ecc.;
– una perdita della disponibilità di acqua potabile sia perché utilizzata direttamente per lo spegnimento degli incendi che come conseguente perdita di questi ecosistemi-spugna che rilasciano gradualmente in atmosfera il 90% dell’acqua assorbita dalle radici, corrispondente a circa 57 milioni di metri cubi annui di acqua.
Da diversi anni in Giappone è possibile acquistare ossigeno dai chioschi come rimedio alla stanchezza, per ridare vivacità e perché aumenta la capacità di concentrazione. Noi preferiamo gli alberi!
crfs.casacalenda@lipu.it
L’abbassamento delle temperature purtroppo “non getta acqua sul fuoco” placando gli animi incendiari di chi sta mandando in fumo il nostro futuro (e non solo letteralmente). I dati del 2007 che riguardano il periodo dal primo gennaio al 26 agosto, diffusi sul sito del Governo, sono molto preoccupanti: 7.164 sono stati gli incendi che hanno distrutto ben 113mila ettari d’Italia, 16 sono le persone morte a causa degli incendi, 261 persone sono state denunciate per incendio boschivo e 8 gli arrestati (perché colti in flagranza di reato). Numerosi i disagi per residenti e turisti ma anche tanti i danni provocati da chi non ama e non rispetta né la vita né il nostro Paese. Un’emergenza che non si verificava da tantissimi anni ma che lascia tanta amarezza che si trasforma in rabbia quando continuiamo a leggere i dati, risultati dall’indagine del Corpo Forestale dello Stato, dove emerge che solo l’8% degli incendi è di natura dolosa (per la ricerca di un profitto) mentre il 92% è di natura colposa (persone che non lo volevano ma che non hanno fatto nulla per evitarlo). L'incendio boschivo, sia esso doloso o colposo, è un delitto contro la pubblica incolumità e, come tale, è perseguito penalmente. Nel 2000, per la prima volta, l'incendio boschivo viene considerato dal legislatore come reato autonomo: “Chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste, propri o altrui, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni (…). Le pene previste sono aumentate se dall'incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette e se dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente” (art.11 Legge 11 novembre 2000 n. 353).
L’87% delle persone denunciate per il reato di incendio boschivo risultano essere incensurate e nel 91% dei casi si tratta di persone residenti nella stessa provincia in cui è stato commesso l’illecito. Si tratta per lo più di pensionati (38%) ma anche di operai (13%), disoccupati (9%), agricoltori (7%), artigiani (7%), impiegati (6%), imprenditori (5%), professionisti (5%), commercianti (2%), casalinghe (2%), pastori (2%), lavoratori per ditte boschive (2%) e per i fuochi pirotecnici (2%). Il 39% delle persone denunciate ha un’età superiore ai 61 anni, il 27% tra i 51 e i 60, il 20% tra i 41 e i 50 mentre solo il 14% ha tra i 21 ed i 40 anni.
Dagli arresti effettuati dal 2000 al 2007 è emerso che gli incendi sono legati per lo più ad una errata conduzione delle attività agricole e forestali (40%) che fanno ancora uso del fuoco per l’eliminazione dei residui vegetali e per la ripulitura di incolti ma che riguardano anche la pastorizia (per continuare a pascolare le proprie greggi) mentre il 28% sono legati a fenomeni di disagio personale, emotivo, sociale con marcati stati di frustrazione ed aggressività repressa che scatenano nei piromani, propriamente detti, impulsi distruttivi. Il 9% degli incendi sono stati causati da persone legate alle attività di spegnimento (volontari o operai) per l’ottenimento di vantaggi diretti o per accrescere il loro ruolo. Atti vandalici (7%), ritorsioni contro la repressione per reati di abusivismo edilizio (5%), bracconaggio, disputa dei territori di caccia o rivolti contro la presenza di un’area protetta (4%) sono le altre cause rilevate mentre solo il 7% resta di origini sconosciute.
In meno di 8 mesi del 2007, in Molise sono andati in fumo 2056 ettari di territorio (bilancio provvisorio) contro i 170 ettari del 2006! Ma se siamo l’undicesima regione che ha “perso più ettari” saliamo al settimo posto se consideriamo la percentuale di territorio regionale mandata in fumo. Le altre regioni sono Abruzzo, Calabria, Sardegna, Puglia, Campania, Marche. Ma esse sono regioni che possiedono da 1milione300mila a oltre 5 milioni di abitanti. Se guardiamo i dati ISTAT al 1 gennaio 2006 è proprio così! Quindi se consideriamo il numero degli incendi in base al numero della popolazione regionale è presto fatto: il Molise con i suoi appena 321mila abitanti e 212 incendi detiene il primato di pir(l)omania insieme alla regione Calabria che però ne ospita 2 milioni!
Ma cosa abbiamo perso? Per la maggioranza delle persone solo un po’ di legna, prodotti agricoli e le relative perdite economiche. Se prendiamo in considerazione il bosco e alcuni dei servizi che è in grado di offrire con i 972 ettari bruciati in regione avremo:
– un mancato assorbimento dell’anidride carbonica prodotta da 39.000 automobili in un anno e che corrisponde a circa 167.000 tonnellate di CO2;
– una mancata produzione di ossigeno necessario alla respirazione di 48.600 persone durante un intero anno;
– una temperatura ambientale più alta a causa della perdita della traspirazione che potrebbe essere sostituita dal lavoro che 1.652 condizionatori domestici di media potenza riescono ad effettuare in un anno intero;
– una perdita di biodiversità con il decesso di oltre 350.000 animali, la scomparsa/diminuzione di specie rare e localizzate, siti riproduttivi e rifugi compromessi per molti anni, ecc.;
– una perdita della disponibilità di acqua potabile sia perché utilizzata direttamente per lo spegnimento degli incendi che come conseguente perdita di questi ecosistemi-spugna che rilasciano gradualmente in atmosfera il 90% dell’acqua assorbita dalle radici, corrispondente a circa 57 milioni di metri cubi annui di acqua.
Da diversi anni in Giappone è possibile acquistare ossigeno dai chioschi come rimedio alla stanchezza, per ridare vivacità e perché aumenta la capacità di concentrazione. Noi preferiamo gli alberi!
L’abbassamento delle temperature purtroppo “non getta acqua sul fuoco” placando gli animi incendiari di chi sta mandando in fumo il nostro futuro (e non solo letteralmente). I dati del 2007 che riguardano il periodo dal primo gennaio al 26 agosto, diffusi sul sito del Governo, sono molto preoccupanti: 7.164 sono stati gli incendi che hanno distrutto ben 113mila ettari d’Italia, 16 sono le persone morte a causa degli incendi, 261 persone sono state denunciate per incendio boschivo e 8 gli arrestati (perché colti in flagranza di reato). Numerosi i disagi per residenti e turisti ma anche tanti i danni provocati da chi non ama e non rispetta né la vita né il nostro Paese. Un’emergenza che non si verificava da tantissimi anni ma che lascia tanta amarezza che si trasforma in rabbia quando continuiamo a leggere i dati, risultati dall’indagine del Corpo Forestale dello Stato, dove emerge che solo l’8% degli incendi è di natura dolosa (per la ricerca di un profitto) mentre il 92% è di natura colposa (persone che non lo volevano ma che non hanno fatto nulla per evitarlo). L'incendio boschivo, sia esso doloso o colposo, è un delitto contro la pubblica incolumità e, come tale, è perseguito penalmente. Nel 2000, per la prima volta, l'incendio boschivo viene considerato dal legislatore come reato autonomo: “Chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste, propri o altrui, è punito con la reclusione da 4 a 10 anni (…). Le pene previste sono aumentate se dall'incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette e se dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente” (art.11 Legge 11 novembre 2000 n. 353).
L’87% delle persone denunciate per il reato di incendio boschivo risultano essere incensurate e nel 91% dei casi si tratta di persone residenti nella stessa provincia in cui è stato commesso l’illecito. Si tratta per lo più di pensionati (38%) ma anche di operai (13%), disoccupati (9%), agricoltori (7%), artigiani (7%), impiegati (6%), imprenditori (5%), professionisti (5%), commercianti (2%), casalinghe (2%), pastori (2%), lavoratori per ditte boschive (2%) e per i fuochi pirotecnici (2%). Il 39% delle persone denunciate ha un’età superiore ai 61 anni, il 27% tra i 51 e i 60, il 20% tra i 41 e i 50 mentre solo il 14% ha tra i 21 ed i 40 anni.
Dagli arresti effettuati dal 2000 al 2007 è emerso che gli incendi sono legati per lo più ad una errata conduzione delle attività agricole e forestali (40%) che fanno ancora uso del fuoco per l’eliminazione dei residui vegetali e per la ripulitura di incolti ma che riguardano anche la pastorizia (per continuare a pascolare le proprie greggi) mentre il 28% sono legati a fenomeni di disagio personale, emotivo, sociale con marcati stati di frustrazione ed aggressività repressa che scatenano nei piromani, propriamente detti, impulsi distruttivi. Il 9% degli incendi sono stati causati da persone legate alle attività di spegnimento (volontari o operai) per l’ottenimento di vantaggi diretti o per accrescere il loro ruolo. Atti vandalici (7%), ritorsioni contro la repressione per reati di abusivismo edilizio (5%), bracconaggio, disputa dei territori di caccia o rivolti contro la presenza di un’area protetta (4%) sono le altre cause rilevate mentre solo il 7% resta di origini sconosciute.
In meno di 8 mesi del 2007, in Molise sono andati in fumo 2056 ettari di territorio (bilancio provvisorio) contro i 170 ettari del 2006! Ma se siamo l’undicesima regione che ha “perso più ettari” saliamo al settimo posto se consideriamo la percentuale di territorio regionale mandata in fumo. Le altre regioni sono Abruzzo, Calabria, Sardegna, Puglia, Campania, Marche. Ma esse sono regioni che possiedono da 1milione300mila a oltre 5 milioni di abitanti. Se guardiamo i dati ISTAT al 1 gennaio 2006 è proprio così! Quindi se consideriamo il numero degli incendi in base al numero della popolazione regionale è presto fatto: il Molise con i suoi appena 321mila abitanti e 212 incendi detiene il primato di pir(l)omania insieme alla regione Calabria che però ne ospita 2 milioni!
Ma cosa abbiamo perso? Per la maggioranza delle persone solo un po’ di legna, prodotti agricoli e le relative perdite economiche. Se prendiamo in considerazione il bosco e alcuni dei servizi che è in grado di offrire con i 972 ettari bruciati in regione avremo:
– un mancato assorbimento dell’anidride carbonica prodotta da 39.000 automobili in un anno e che corrisponde a circa 167.000 tonnellate di CO2;
– una mancata produzione di ossigeno necessario alla respirazione di 48.600 persone durante un intero anno;
– una temperatura ambientale più alta a causa della perdita della traspirazione che potrebbe essere sostituita dal lavoro che 1.652 condizionatori domestici di media potenza riescono ad effettuare in un anno intero;
– una perdita di biodiversità con il decesso di oltre 350.000 animali, la scomparsa/diminuzione di specie rare e localizzate, siti riproduttivi e rifugi compromessi per molti anni, ecc.;
– una perdita della disponibilità di acqua potabile sia perché utilizzata direttamente per lo spegnimento degli incendi che come conseguente perdita di questi ecosistemi-spugna che rilasciano gradualmente in atmosfera il 90% dell’acqua assorbita dalle radici, corrispondente a circa 57 milioni di metri cubi annui di acqua.
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