Poetica verista
11 Gennaio 2024
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Poetica verista

Adriano Cecioni (Firenze 1836-1886), scultore, pittore e critico d’arte è stato tra i maggiori esponenti della scultura italiana dell’Ottocento e strenuo sostenitore della corrente realista. Dopo gli studi compiuti presso l’Accademia delle belle arti di Firenze, con il maestro Aristodemo Costoli, nel 1859, come altri artisti della sua generazione, partecipò alla seconda guerra d’indipendenza. Al suo ritorno prese a frequentare il Caffè Michelangelo, ritrovo fiorentino delle avanguardie artistiche, avvicinandosi al movimento dei Macchiaioli. Nel 1863, grazie ad una borsa di studio, si trasferì a Napoli, dove diede vita con Giuseppe De Nittis, Federico Rossano e Marco De Gregorio alla cosiddetta “Scuola di Resina”: distingueva il gruppo la predilezione per la pittura di paesaggio all’aria aperta, genere nel quale fu attuata un’interessante sperimentazione stilistica e tecnica. Nel 1870 Cecioni emigrò a Parigi, dove espose con successo il gesso Bambino col gallo (1868, Galleria d’arte moderna, Firenze), acquistato da un mercante americano per trarne delle riproduzioni in bronzo.
Periodo londinese
Trasferitosi a Londra nel 1872, Cecioni lavorò come caricaturista per il periodico Vanity Fair e continuò la sua personale ricerca nell’ambito della scultura, realizzando opere caratterizzate da un timbro di verità rappresentativa, come la Madre (1880, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma), ritratto di una popolana che scherza con il proprio figliolo. Nel 1884 ritornò in Italia, dove continuò a scolpire soggetti tratti perlopiù dalla vita familiare e quotidiana, rifiutando qualsiasi lettura idealizzante (Il suicida, 1866, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Firenze). Notevoli sono le opere di piccolo formato, come le terrecotte del Cane accucciato (1878, collezione privata, Firenze) e della serie delle cocottes, di grande immediatezza espressiva (tra cui Vento in poppa, 1870 collezione privata, Firenze), modellate nei suoi soggiorni parigini. Tra i suoi dipinti, si ricordano La zia Erminia (1867-1870, Galleria e Museo Medievale e Moderno).
Formazione accademica
La sua formazione artistica avviene all’Accademia di Firenze, dove si dedica in modo particolare alla scultura alla scuola di Aristodemo Costoli, assimilando l’impostazione di caricare l’immagine artistica di valori teorici e filosofici.
Nel 1859, il carattere entusiasta del giovane artista lo portò, volontario, sui campi da battaglia per l’indipendenza italiana, dove conobbe il pittore Telemaco Signorini e, frequentando con lui il Caffè Michelangelo a Firenze, si ritrovò a discutere di pittura con i Macchiaioli e ad immaginare, anche per la scultura, l’applicazione di quei nuovi princìpi.
Tecnica macchiaiola
Trasferitosi a Napoli, nel 1863, per aver vinto un pensionato artistico, Adriano Cecioni divenne l’animatore della sopra citata scuola di paesaggio detta “di Resina”, scuola che adottava, in buona parte, i princìpi del Verismo sostenuti dalla preesistente “Scuola di Posillipo”.
Lo scultore rimase a Napoli fino al 1867 e qui modellò alcune opere tra cui il famoso Suicida (1865). Tornato a Firenze, aggiunse le esperienze vissute a Napoli a quelle degli amici del Caffè Michelangelo, scrisse una raccolta di “note critiche” con Diego Martelli e Telemaco Signorini, promuovendosi a teorico della tecnica macchiaiola.
Nel 1870 Adriano Cecioni partecipò all’Esposizione di Parigi esponendo il gesso Bambino col gallo (1868), lavoro pienamente coerente con la sua poetica verista, ma influenzata dal ricordo accademico della scultura classica ellenista.☺

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