Povertà zero
8 Febbraio 2018
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Povertà zero

Il primo target del primo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile proposto dall’Open Working Group (OWG) degli Stati membri è “eliminare la povertà estrema, ovunque” entro il 2030. Il percorso è così articolato: 1) Sradicare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo, attualmente misurata sulla base di coloro che vivono con meno di $ 1,25 al giorno. 2) Ridurre almeno della metà la quota di uomini, donne e bambini di tutte le età che vivono in povertà in tutte le sue forme, secondo le definizioni nazionali. 3) Implementare a livello nazionale adeguati sistemi di protezione sociale e misure di sicurezza per tutti, compresi i livelli più bassi, ed entro il 2030 raggiungere una notevole copertura delle persone povere e vulnerabili. 4)Assicurare che tutti gli uomini e le donne, in particolare i più poveri e vulnerabili, abbiano uguali diritti alle risorse economiche, insieme all’accesso ai servizi di base, proprietà privata, controllo su terreni e altre forme di proprietà, eredità, risorse naturali, nuove tecnologie appropriate e servizi finanziari, tra cui la microfinanza. 5) Rinforzare la resilienza dei poveri e di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità e ridurre la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi climatici estremi, catastrofi e shock economici, sociali e ambientali. Necessitano, infine, due strategie sistemiche: garantire una adeguata mobilitazione di risorse da diverse fonti, anche attraverso la cooperazione allo sviluppo, al fine di fornire mezzi adeguati e affidabili per porre fine alla povertà in tutte le sue forme e creare solidi sistemi di politiche a livello nazionale, regionale e internazionale, per sostenere investimenti accelerati nelle azioni di lotta alla povertà

Situazione e misurabilità

La povertà estrema è attualmente tarata su persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Questa definizione “ufficiale” di povertà e il numero di persone che vivono al di sotto di questa soglia sono calcolati nei meandri della Banca Mondiale senza che siano condivisi o pubblici i criteri o parametri utilizzati. Si aggiunga che la povertà è un fenomeno magmatico: molte persone sono a rischio di ricadere nella povertà e questa va ben oltre la sola mancanza di guadagno e di risorse per assicurarsi da vivere in maniera sostenibile. Tra le sue manifestazioni ci sono la fame e la malnutrizione, l’accesso limitato all’istruzione e agli altri servizi di base, la discriminazione e l’esclusione sociale, così come la mancanza di partecipazione nei processi decisionali.

Fatti e cifre

Stando ai criteri della Banca Mondiale 836 milioni di persone vivono ancora in povertà estrema. Circa una persona su cinque nelle regioni in via sviluppo vive con meno di 1,25 dollari al giorno. La stragrande maggioranza delle persone che vivono con tale livello di reddito appartiene soprattutto a due aree del globo: Asia meridionale e Africa subsahariana. Elevati indici di povertà sono frequenti in paesi piccoli, fragili e colpiti da conflitti. Un bambino al di sotto dei cinque anni su sette non possiede un’altezza adeguata alla sua età. Nel 2014, ogni giorno 42.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie case in cerca di protezione a causa di conflitti: sfrattati dalle guerre.

L’Italia e l’Agenda 2030:

progressi e ritardi

Nel 2016 le famiglie in povertà assoluta erano 1,6 milioni (il 6,3% delle famiglie residenti) per un totale di 4,7 milioni di individui, il livello più alto dal 2005. Il Mezzogiorno registrava l’ incidenza più elevata di soggetti in povertà assoluta (8,5% delle famiglie e il 9,8% di individui). La condizione dei minori è in forte peggioramento; per loro l’incidenza della povertà assoluta è pari al 12,5% nel 2016 ed è triplicata in circa dieci anni, come quella dei giovani tra i 18 e 34 anni (al 10% nel 2016 rispetto al 3,1% del 2005).

Con l’approvazione della Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (Legge 15 marzo 2017, n. 33), per la prima volta è stata prevista in Italia, ultimo Paese nell’Unione Europea a dotarsene, una misura universale di sostegno per chi si trova in condizione di povertà assoluta. In linea con la prima sperimentazione della Nuova Carta Acquisti e con il “Sostegno all’Inclusione Attiva” (SIA), il “Reddito di Inclusione” (ReI) si articolerà in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona garantiti a livello locale. Il DL approvato dal Consiglio dei Ministri ad inizio giugno, ad agosto da parte delle Camere, è previsto operativo dal 1 gennaio 2018. Secondo il decreto delegato, il ReI sarà destinato ai cittadini italiani al di sotto di un certo livello di reddito se- condo i parametri ISEE e disponibili a seguire programmi di inserimento lavorativo. Al beneficio potranno accedere anche gli stranieri, ma con un periodo minimo di residenza nel territorio nazionale. I nuclei familiari beneficiari saranno inizialmente individuati nelle famiglie con minori, con disabili gravi, con donne in stato di gravidanza accertata o persone disoccupate con più di 55 anni di età.

Il contributo monetario mensile ammonterà a circa 190 euro per una persona singola fino a un massimo di 485 euro per i nuclei familiari di 5 o più componenti. Il ReI sarà cumulabile con redditi derivanti da lavoro, mentre non potrà essere cumulato con altre misure di sostegno al reddito (ad esempio, la NASPI o altri ammortizzatori sociali per la disoccupazione). Potrà essere fruito per periodi al massimo di 18 mesi, con periodi di sospensione di 6 mesi prima di una nuova richiesta.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, la Legge di stabilità per il 2016 ha previsto, a decorrere dal 2017, fondi pari a un miliardo l’anno per garantire l’attuazione del Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale come disegnato dalla legge delega. Per il 2017 le risorse ammontano a circa 1,6 miliardi di euro, a cui si aggiungono circa 400 milioni tra risparmi e fondi europei del PON inclusione, per una cifra complessiva di quasi 2 miliardi. Questi fondi dovrebbero consentire di raggiungere circa 1,8 milioni di poveri assoluti (su 4,7 milioni).

Il progetto mondiale suona in modo radicale: “povertà zero”. Questi passi nuovi andranno verso l’obiettivo del progetto o saranno la solita coperta corta e occasionale che copre solo chi ha forza di tirala dalla propria parte? In un contesto sociale dove tutto invita ad “arricchirsi”, quale vero obiettivo di vita, ritroveremo la strada di una necessaria solidarietà inclusiva? ☺

 

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