Primo marzo
4 Marzo 2015 Share

Primo marzo

Dal 2010 la giornata del Primo Marzo rappresenta un momento di riflessione e impegno contro le discriminazioni e lo sfruttamento nei confronti dei migranti. Esistono dei diritti, che valgono per tutti gli esseri umani, che non possono essere differenziati o negati sulla base di confini territoriali o di appartenenze etniche, culturali e religiose. La difesa e la tutela di questi diritti è premessa fondamentale nella costruzione di una società capace di riconoscere la dignità e l’autodeterminazione delle persone e il valore del dialogo come elemento fondante dell’evoluzione culturale, civile ed economica.

La crisi degli ultimi anni, invece di spingere le istituzioni a ripensare le politiche e la legislazione in materia di immigrazione, nel senso di una maggiore inclusione e di sostegno per i deboli, sembra avere indotto immobilismo e ulteriori chiusure. Ciò ha contribuito ad accrescere diseguaglianze e disagio e, quindi, la distanza tra le diverse culture e tra i lavoratori che pure contribuiscono, ogni giorno, alla tenuta della nostra economia e del nostro sistema previdenziale. La ricattabilità cui rimangono esposti i lavoratori stranieri, a causa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, come è noto, favorisce lo sfruttamento, il caporalato, con ricadute che riguardano anche i lavoratori non stranieri, costretti ad accettare un rilancio al ribasso delle condizioni contrattuali. Ma non è restringendo il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e della persona che si promuove una convivenza civile e pacifica. Mentre la paura spinge all’isolamento e mina la coesione sociale, la garanzia dei diritti, il sostegno e la cura delle relazioni sociali costituiscono l’unico strumento attraverso cui realizzare una più soddisfacente qualità della vita per tutti.

A partire da queste considerazioni, richiamiamo ad una riflessione sulle politiche di accoglienza, chiedendo l’istituzione di corridoi umanitari per consentire ai migranti di raggiungere l’Europa senza mettere a repentaglio la vita e senza rivolgersi ai trafficanti di uomini. Chiediamo, inoltre, l’abrogazione del Regolamento di Dublino; la chiusura dei CIE e una riformulazione dell’intero sistema di accoglienza che garantisca il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo ed eviti che l’attuazione dei piani di accoglienza si trasformi in un business. È necessario che la politica tenga conto delle trasformazioni in atto nella nostra società sia in termini demografici sia economici, e che riconoscano il valore rappresentato dalla straordinaria mobilità umana che sta caratterizzando la nostra epoca. È per questo che auspichiamo anche una legge che riconosca la cittadinanza per tutti i figli di migranti nati e cresciuti nel nostro Paese.

In dettaglio, le nostre richieste sono:

1. Una revisione della legislazione in materia di immigrazione centrata sul rispetto della persona e sulla partecipazione;

2. Una legge sullo ius soli che riconosca il diritto di cittadinanza alle seconde generazioni, la cui formulazione sia almeno in linea con gli altri paesi europei;

3. Il diritto di voto amministrativo per gli stranieri residenti;

4. Tutela e garanzia dei diritti dei lavoratori stranieri e contrasto ad ogni forma di sfruttamento anche attraverso una più piena ed efficacia ricezione della direttiva europea (52/2009);

5. Abolizione dei dispositivi di monitoraggio e di controllo del Mediterraneo privi di obiettivi umanitari (come Triton);

6. Instaurazione dei corridoi umanitari e revisione della legge sull’asilo politico ispirata a principi di solidarietà ed accoglienza effettiva e di trasparenza di gestione;

7. Chiusura dei CIE così come attualmente concepiti e riformulazione in termini di luoghi di facilitazione del percorso di accoglienza e indirizzo verso le destinazioni di possibile inclusione dei profughi;

8. Impegno e diffusione per una informazione oggettiva e completa sui temi dell’ immigrazione. ☺

 

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