L’accoglimento da parte della consulta di due su tre quesiti referendari sull’acqua è stato un fatto straordinario! Ne siamo orgogliosi e tutto il popolo molisano ne deve essere fiero. Il comitato molisano acqua pubblica, che ogni mercoledì alle 19,00 si incontra a Campobasso c/o la sede Ultrantirazzista, in via Benevento, ha tirato un sospiro di sollievo. Non era un esito scontato.
I due referendum proposti e accolti riguardano:
– l’abrogazione della norma che obbliga sempre alla privatizzazione del servizio idrico integrato (art.23bis DL 112/08); se i SI vincono si tornerebbe all’art.123 TUEL che prevede le 3 possibilità di affidamento (privato, pubblico, misto) e non, come prevedono le norme in vigore, l’obbligatorio affidamento alle sole spa private e per le spa pubbliche scioglimento o vendita di almeno il 40%/60% delle azioni ai privati; resterebbe così la possibilità concreta di affidamento ad aziende speciali o consorzi tra comuni, enti di diritto pubblico, che è quasi impossibile con la norma in vigore;
– l’abrogazione della norma relativa ai profitti sull’acqua ossia la garanzia della remunerazione per il 7% degli investimenti attesi; questo oggi garantisce ai privati guadagni enormi, elimina il rischio di impresa e calamita l’interesse dei privati sul bene comune fondamentale dell’umanità.
L’IDV si vanta su tutti i mass media e prende il merito, oltre che per il quesito sul nucleare, da loro proposto, anche su quelli dell’acqua, proposti invece dal Comitato referendario per il sì all’acqua pubblica, formato da cittadini e da organizzazioni della società civile.
Ma come proporre la gestione pubblica nel Basso Molise dopo la recente crisi idrica che, durante il periodo natalizio, ha angustiato e contrariato tutti i cittadini? Proprio un’azienda speciale come la Molise Acque, fiore all’occhiello della regione Molise per la sua efficiente gestione della grande adduzione (sorgenti – serbatoi comunali) è nell’occhio del ciclone. I trialometani formatisi, soprattutto per l’eccesso di cloro, utilizzato per depurare l’acqua particolarmente inquinata, hanno causato un danno enorme alla popolazione del Basso Molise. Sicuramente l’inquinamento a valle del Biferno è un problema di tutto l’ecosistema regionale, ma è fuor di dubbio che non si può attribuire la responsabilità al depuratore obsoleto di quarant’anni e accorgersene solo all’ultimo momento.
Sulla vicenda però vi sono alcuni lati oscuri. Come mai i tecnici non hanno saputo prevedere la crisi anche a seguito della gravissima avvisaglia dovuta alla moria di pesci nel lago di Guardialfiera? L’invaso, come ricorderete, fu colpito alcuni mesi prima, da una drammatica moria di pesci e si disse che non avrebbe causato danni alle persone. Proprio i rifiuti organici depurati con sistemi economici (Cloro) producono i trialometani, dannosi se superano i limiti previsti. Non è una scoperta scientifica recente ed è a conoscenza di tutti gli addetti ai lavori.
Il dubbio atroce che mi sovviene, proprio in considerazione della grande battaglia tra gestione pubblica e privata dell’acqua molisana, che da sempre ha attirato grossi interessi, per la presenza, sul territorio, di una grande multinazionale, è che alcuni tecnici possano essere stati colti da improvvisa perdita di memoria e quindi aver dimenticato come si opera in queste situazioni. Sullo sfondo anche la difficoltà di attivare procedure di partecipazione di attori istituzionali, sociali e cittadini nella gestione di questo bene comune.
La gestione regionale, sebbene pubblica, ha una anomalia clientelare tale per cui diventa ad uso privato di alcuni politici. Solo una nuova cultura della gestione collettiva e partecipata nella gestione dei beni comuni potrà sconfiggere una visione privata (del mercato e/o di un politica locale interessata) e farci così recuperare il vero senso politico dei referendum, finendo per attribuire alle battaglie in nome dell’economia morale dell’ac- qua pubblica, la valenza più generale di critica alla legittimità democratica delle modalità di governo proprie della globalizzazione neoliberale. ☺
adelellis@virgilio.it
L’accoglimento da parte della consulta di due su tre quesiti referendari sull’acqua è stato un fatto straordinario! Ne siamo orgogliosi e tutto il popolo molisano ne deve essere fiero. Il comitato molisano acqua pubblica, che ogni mercoledì alle 19,00 si incontra a Campobasso c/o la sede Ultrantirazzista, in via Benevento, ha tirato un sospiro di sollievo. Non era un esito scontato.
I due referendum proposti e accolti riguardano:
– l’abrogazione della norma che obbliga sempre alla privatizzazione del servizio idrico integrato (art.23bis DL 112/08); se i SI vincono si tornerebbe all’art.123 TUEL che prevede le 3 possibilità di affidamento (privato, pubblico, misto) e non, come prevedono le norme in vigore, l’obbligatorio affidamento alle sole spa private e per le spa pubbliche scioglimento o vendita di almeno il 40%/60% delle azioni ai privati; resterebbe così la possibilità concreta di affidamento ad aziende speciali o consorzi tra comuni, enti di diritto pubblico, che è quasi impossibile con la norma in vigore;
– l’abrogazione della norma relativa ai profitti sull’acqua ossia la garanzia della remunerazione per il 7% degli investimenti attesi; questo oggi garantisce ai privati guadagni enormi, elimina il rischio di impresa e calamita l’interesse dei privati sul bene comune fondamentale dell’umanità.
L’IDV si vanta su tutti i mass media e prende il merito, oltre che per il quesito sul nucleare, da loro proposto, anche su quelli dell’acqua, proposti invece dal Comitato referendario per il sì all’acqua pubblica, formato da cittadini e da organizzazioni della società civile.
Ma come proporre la gestione pubblica nel Basso Molise dopo la recente crisi idrica che, durante il periodo natalizio, ha angustiato e contrariato tutti i cittadini? Proprio un’azienda speciale come la Molise Acque, fiore all’occhiello della regione Molise per la sua efficiente gestione della grande adduzione (sorgenti – serbatoi comunali) è nell’occhio del ciclone. I trialometani formatisi, soprattutto per l’eccesso di cloro, utilizzato per depurare l’acqua particolarmente inquinata, hanno causato un danno enorme alla popolazione del Basso Molise. Sicuramente l’inquinamento a valle del Biferno è un problema di tutto l’ecosistema regionale, ma è fuor di dubbio che non si può attribuire la responsabilità al depuratore obsoleto di quarant’anni e accorgersene solo all’ultimo momento.
Sulla vicenda però vi sono alcuni lati oscuri. Come mai i tecnici non hanno saputo prevedere la crisi anche a seguito della gravissima avvisaglia dovuta alla moria di pesci nel lago di Guardialfiera? L’invaso, come ricorderete, fu colpito alcuni mesi prima, da una drammatica moria di pesci e si disse che non avrebbe causato danni alle persone. Proprio i rifiuti organici depurati con sistemi economici (Cloro) producono i trialometani, dannosi se superano i limiti previsti. Non è una scoperta scientifica recente ed è a conoscenza di tutti gli addetti ai lavori.
Il dubbio atroce che mi sovviene, proprio in considerazione della grande battaglia tra gestione pubblica e privata dell’acqua molisana, che da sempre ha attirato grossi interessi, per la presenza, sul territorio, di una grande multinazionale, è che alcuni tecnici possano essere stati colti da improvvisa perdita di memoria e quindi aver dimenticato come si opera in queste situazioni. Sullo sfondo anche la difficoltà di attivare procedure di partecipazione di attori istituzionali, sociali e cittadini nella gestione di questo bene comune.
La gestione regionale, sebbene pubblica, ha una anomalia clientelare tale per cui diventa ad uso privato di alcuni politici. Solo una nuova cultura della gestione collettiva e partecipata nella gestione dei beni comuni potrà sconfiggere una visione privata (del mercato e/o di un politica locale interessata) e farci così recuperare il vero senso politico dei referendum, finendo per attribuire alle battaglie in nome dell’economia morale dell’ac- qua pubblica, la valenza più generale di critica alla legittimità democratica delle modalità di governo proprie della globalizzazione neoliberale. ☺
L’accoglimento da parte della consulta di due su tre quesiti referendari sull’acqua è stato un fatto straordinario! Ne siamo orgogliosi e tutto il popolo molisano ne deve essere fiero. Il comitato molisano acqua pubblica, che ogni mercoledì alle 19,00 si incontra a Campobasso c/o la sede Ultrantirazzista, in via Benevento, ha tirato un sospiro di sollievo. Non era un esito scontato.
I due referendum proposti e accolti riguardano:
– l’abrogazione della norma che obbliga sempre alla privatizzazione del servizio idrico integrato (art.23bis DL 112/08); se i SI vincono si tornerebbe all’art.123 TUEL che prevede le 3 possibilità di affidamento (privato, pubblico, misto) e non, come prevedono le norme in vigore, l’obbligatorio affidamento alle sole spa private e per le spa pubbliche scioglimento o vendita di almeno il 40%/60% delle azioni ai privati; resterebbe così la possibilità concreta di affidamento ad aziende speciali o consorzi tra comuni, enti di diritto pubblico, che è quasi impossibile con la norma in vigore;
– l’abrogazione della norma relativa ai profitti sull’acqua ossia la garanzia della remunerazione per il 7% degli investimenti attesi; questo oggi garantisce ai privati guadagni enormi, elimina il rischio di impresa e calamita l’interesse dei privati sul bene comune fondamentale dell’umanità.
L’IDV si vanta su tutti i mass media e prende il merito, oltre che per il quesito sul nucleare, da loro proposto, anche su quelli dell’acqua, proposti invece dal Comitato referendario per il sì all’acqua pubblica, formato da cittadini e da organizzazioni della società civile.
Ma come proporre la gestione pubblica nel Basso Molise dopo la recente crisi idrica che, durante il periodo natalizio, ha angustiato e contrariato tutti i cittadini? Proprio un’azienda speciale come la Molise Acque, fiore all’occhiello della regione Molise per la sua efficiente gestione della grande adduzione (sorgenti – serbatoi comunali) è nell’occhio del ciclone. I trialometani formatisi, soprattutto per l’eccesso di cloro, utilizzato per depurare l’acqua particolarmente inquinata, hanno causato un danno enorme alla popolazione del Basso Molise. Sicuramente l’inquinamento a valle del Biferno è un problema di tutto l’ecosistema regionale, ma è fuor di dubbio che non si può attribuire la responsabilità al depuratore obsoleto di quarant’anni e accorgersene solo all’ultimo momento.
Sulla vicenda però vi sono alcuni lati oscuri. Come mai i tecnici non hanno saputo prevedere la crisi anche a seguito della gravissima avvisaglia dovuta alla moria di pesci nel lago di Guardialfiera? L’invaso, come ricorderete, fu colpito alcuni mesi prima, da una drammatica moria di pesci e si disse che non avrebbe causato danni alle persone. Proprio i rifiuti organici depurati con sistemi economici (Cloro) producono i trialometani, dannosi se superano i limiti previsti. Non è una scoperta scientifica recente ed è a conoscenza di tutti gli addetti ai lavori.
Il dubbio atroce che mi sovviene, proprio in considerazione della grande battaglia tra gestione pubblica e privata dell’acqua molisana, che da sempre ha attirato grossi interessi, per la presenza, sul territorio, di una grande multinazionale, è che alcuni tecnici possano essere stati colti da improvvisa perdita di memoria e quindi aver dimenticato come si opera in queste situazioni. Sullo sfondo anche la difficoltà di attivare procedure di partecipazione di attori istituzionali, sociali e cittadini nella gestione di questo bene comune.
La gestione regionale, sebbene pubblica, ha una anomalia clientelare tale per cui diventa ad uso privato di alcuni politici. Solo una nuova cultura della gestione collettiva e partecipata nella gestione dei beni comuni potrà sconfiggere una visione privata (del mercato e/o di un politica locale interessata) e farci così recuperare il vero senso politico dei referendum, finendo per attribuire alle battaglie in nome dell’economia morale dell’ac- qua pubblica, la valenza più generale di critica alla legittimità democratica delle modalità di governo proprie della globalizzazione neoliberale. ☺
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