
Riflessioni post siccità
L’autunno fortunatamente è arrivato e, con esso, un auspicabile carico di piogge. L’estate, le alte temperature perduranti e la siccità appena lasciata alle spalle, sembrano già un ricordo lontano, un problema che sembra non appartenerci, come accade ogni anno con il sopraggiungere della stagione delle foglie morte. Se ne riparlerà con i primi caldi, a primavera inoltrata. Eppure, gli strascichi della siccità e la relativa crisi idrica sono ancora tangibili e la necessità quanto mai attuale di una nuova programmazione delle risorse idriche regionali sembra ineludibile.
Non siamo i soli a rilanciare l’allarme per salvaguardare l’oro blu. Serve cambiare l’approccio nei confronti di una crisi che prima di essere idrica è climatica, per tutelare una risorsa non infinita.
Anche Legambiente nelle settimane scorse ha lanciato una serie di proposte, sulla base di ciò che abbiamo recentemente vissuto attraverso quelle immagini trasmesse sui media nazionali rispetto alla situazione critica che stavano vivendo diverse aree del nostro paese, con temperature straordinarie che si sono registrate anche in Molise.
Non c’è più tempo da perdere: bisogna agire subito per fermare la febbre del pianeta. Se da un lato questo è possibile soltanto tramite un’accelerazione della transizione energetica verso una produzione completamente generata da fonti rinnovabili, dall’ altro è necessario ragionare su come evitare crisi idriche che andranno inevitabilmente ad aumentare nei prossimi anni, considerato che tale crisi è causata dal cambiamento climatico che stiamo vivendo.
A due secoli dall’inizio della Rivoluzione Industriale, che diede il via alle emissioni indiscriminate di gas nocivi, con foto satellitari che rilevano una massa glaciale che continua a ridursi impietosamente, sembra incredibile come ci sia ancora chi minimizza. Chi ad esempio di fronte alla riduzione della calotta artica pensa a nuove opportunità minerarie o a nuove rotte per la navigazione mercantile, invece di preoccuparsi delle conseguenze ambientali di un pianeta che senza ghiaccio non avrà più coscienza di sé.
Sono quanto mai necessari modelli di gestione della risorsa idrica adattati alla situazione climatica che stiamo vivendo. Bisogna tenere in considerazione anche l’aspetto ambientale e le conseguenze sulla biodiversità che i prelievi continui hanno portato, come l’ eliminazione o la riduzione degli habitat e la cancellazione dei processi ecosistemici.
Dopo aver dotato il Molise di una seria governance di tutto il processo idrico, dalla fonte alla depurazione, i fondi del Recovery Fund devono servire per investimenti infrastrutturali mirati, più che al potenziamento e all’ulteriore sfruttamento della risorsa, all’efficientamento delle reti e ad interventi volti a ridurre gli sprechi nel suo utilizzo sia negli usi civili che industriale e agricolo e a consentire un monitoraggio accurato dei prelievi di acqua.
Fondamentale sarà il monitoraggio dello stato di salute dei nostri bacini lacustri, e la programmazione di azioni in grado di drenare, e in alcuni casi dirottare, il flusso di risorsa proveniente dalle acque meteoriche nei laghi. È fondamentale dotare la regione Molise di un piano per la realizzazione di laghetti collinari, invasi di origine artificiale, costituiti da un’opera di sbarramento realizzata lungo un corso d’acqua, che potrebbero alleggerire le sofferenze del mondo agricolo in momenti di crisi idrica come quello che stiamo vivendo.
A fronte del prelievo di risorsa interna, gli accordi interregionali dovrebbero imporre impegni alla Regione Puglia e al Consorzio della Capitanata per un uso sostenibile dell’acqua del Lago di Occhito.
Tornando così dal particolare al generale, ed alla luce di questi scenari, appare quanto mai attuale lo scritto di Edgar Allan Poe e l’immagine di Gordon Pym alla deriva su un oceano antartico tiepido, lattiginoso e senza più iceberg, emblema dell’uomo del nostro tempo in balìa di un pianeta che gli si sta rivoltando contro.
Volevamo imitare la Natura, diventare forza geologica, ma la fine dei ghiacciai, le inondazioni recenti, i maremoti, le desertificazioni che abbiamo sotto gli occhi, ci raccontano un’altra storia.
Il poeta Francis Thompson ci ricordava: “non si può muovere un fiore senza turbare una stella”: una regola sacrosanta se si vuole rispettare la Natura, cui però il Sapiens, da un certo punto in poi, non ha dato più importanza.☺